martedì 24 agosto 2021

#Musica: Abbi cura di me

Simone Cristicchi, cantautore romano classe 1977, è forse uno dei talenti più puri nel panorama italiano che però, come spesso accade, non ha il riconoscimento che meriterebbe a livello popolare. Con la sua penna e la sua comunicazione riesce a esprimere concetti complicati con una semplicità che solo i veri artisti hanno. 

Ha vinto il Festival di Sanremo nel 2007, con “Ti regalerò una rosa”, canzone che con pochi minuti descrive appieno i disturbi mentali e normalizza chi ne è afflitto. Forse è anche per questo che il velo-tabù posto dalla società sulle malattie mentali, dal 2007 è sceso un pochino.

Noi di 4Muses abbiamo (ri)scoperto recentemente la sua canzone “Abbi cura di me”, presentata al 69° festival di Sanremo. Il festival venne vinto da Mahmood, con Soldi. Il Festival viene anche ricordato per “Cosa ti aspetti da me”, della Bertè, “La ragazza con il cuore di latta” di Irama, “Mi sento bene”, di Arisa, “Rolls Royce” di Achille Lauro… eppure la perla di Cristicchi, arrivata quinta in classifica e vincitrice dei premi Sergio Endrigo alla miglior interpretazione e Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale, è rimasta un bel po’ in sordina. Perché?

Oggi vogliamo parlarvi di questo capolavoro che dopotutto ha veramente bisogno di pochissimi chiarimenti al riguardo. Vogliamo offrirvela per ricordarla e cercare di darle l’alta considerazione che merita.

 “Ho raccontato le fragilità dell’essere umano. E la bellezza del mostrare la propria debolezza perché quando togliamo la corazza siamo reali, siamo veri, e quindi, siamo più belli. Abbi cura di me è una dichiarazione di aiuto. Ognuno la può dedicare a chi vuole. […] Viviamo in un momento di sgretolamento generale dei valori, tornare a parlare dell’amore universale, di un amore puro che non chiede niente in cambio, occuparsi anche solo di una persona nella vita, può salvare il mondo.»

Simone Cristicchi, intervista a la Repubblica.

Adesso chiudi dolcemente gli occhi e stammi ad ascoltare/sono solo quattro accordi ed un pugno di parole/più che perle di saggezza sono sassi di miniera/che ho scavato a fondo a mani nude in una vita intera

Se avete letto i nostri articoli precedenti -in caso negativo, vi consigliamo di recuperare le etichette Pensieri, Metafisica, Musica e Divina Commedia- sapete quanto amiamo parlare di percorso e crescita spirituale. Non ci mettiamo mai su un piedistallo, anzi. Vi mostriamo che nella vita tutto è possibile se iniziamo a guardarci interiormente. Nell’articolo Per te è facile vi abbiamo anche spiegato che no, non è mai facile. Non vogliamo dire che Cristicchi faccia lo stesso nostro percorso, ma parlando di Amore universale, anche lui svela questa verità: le parole che verranno e che descriveranno l’Amore più puro non provengono da perle meravigliose, ma da sassi di miniera (conosciamo tutti la lavorazione dei diamanti). L’immagine successiva è di lui che ha scavato a fondo, a mani nude, per una vita intera. Proprio perché guardarsi dentro non è facile, non c’è immagine più veritiera di questa. Non abbiamo armi, canta Ermal Meta, e Cristicchi lo conferma: gli unici strumenti che abbiamo sono le nostre mani e con queste dobbiamo trovare i sassi della nostra miniera interiore, se vogliamo trasformarli in perle.  

Non cercare un senso a tutto, perché tutto ha senso/anche in un chicco di grano si nasconde l’universo/perché la natura è un libro di parole misteriose/dove niente è più grande delle piccole cose

Per molti queste parole possono sembrare banali. Che nulla è più grande delle piccole cose lo diciamo fin da bambini a ogni recita di Natale. Sappiamo che tra il dire una cosa e il comprenderla davvero ce ne passa. Anche nelle nostre chiacchierate pomeridiane su RadioSapienza (potete trovare qui i podcast passati) parliamo di come tutti noi siamo l’Universo. Proprio come un pesce che si chiede cosa sia l’acqua, così noi passiamo la vita a chiederci cosa sia la vita, facendo parte della sua totalità.  

È il fiore tra l’asfalto, lo spettacolo del firmamento/è l’orchestra delle foglie che vibrano al vento/è la legna che brucia, che scalda e torna cenere/la vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere

Lo sapete, per noi non esiste il caso. È troppo facile credere che tutto sia fatto un po’ così, come viene viene. È un concetto semplicistico che non ci appartiene. Noi siamo per l’ordine, per una logica nell’illogica. Solo perché non possiamo vederla, non vuol dire che non ci sia. Vi chiederete: come può essere un miracolo tutto ciò? Ebbene, potrebbe anche sembrarvi banale su questa Terra, ma cerchiamo di cambiare prospettiva. Rimaniamo nella Via Lattea, la nostra “piccolagalassia. Solo qui abbiamo qualcosa come qualche centinaio di miliardi di pianeti. Di questi “solo” trecento milioni potrebbero essere potenzialmente abitabili. Con ciò non vuol dire che la vita lì scorra tale e quale alla nostra, ma potrebbe esserci similitudine. Un camino scoppiettante qui, potrebbe essere un miracolo su uno di questi pianeti. Ecco che la percezione di ciò che siamo cambia leggermente. Ecco che improvvisamente il fiore tra l’asfalto acquista un altro valore.

Perché tutto è un miracolo, tutto quello che vedi/e non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri/tu allora vivilo adesso, come se fosse l’ultimo/e dai valore ad ogni singolo attimo

Lo sappiamo, parliamo spesso anche dell’importanza di vivere il presente, semplicemente perché il presente è tutto ciò che abbiamo. Non esiste il passato, né esiste il futuro. Il passato è solo un insieme di ricordi immagazzinati dentro la nostra memoria. Le neuroscienze ci informano anche che più passa il tempo, più questi ricordi perdono verità. Il futuro, invece, è un insieme di nozioni del tutto positive su quello che potremmo essere. Da bambini ci aiuta nel raggiungimento di un obiettivo: “da grande voglio fare l’astronauta”, ed ecco che nel presente ci prepariamo a quel momento. Ma più passa il tempo, più i pensieri sul futuro diventano simili a quello che è il nostro ego, a quelle che sono le nostre false credenze. “Non riuscirò mai”, “Figurati se accadrà a me”, “Mai una gioia”, “Mi ritroverò sola”. Quanti pensieri avete avuto simili a questi? E per quanto tempo? Ecco che poi ci crediamo, e nel presente ci comportiamo esattamente come pensiamo: rimaniamo soli e non ci accade mai nulla di buono. Come possono essere questi pensieri comunque positivi? Beh, nonostante tutto, se si hanno, si dà anche per scontato esisteremo in un futuro. C'è della positività.
Lo ripetiamo: il presente è tutto ciò che abbiamo. È nel presente che viviamo realmente. Passato e futuro sono solo illusioni, è il presente ad avere la capacità di renderle reali.  

Ti immagini se cominciassimo a volare/tra le montagne e il mare/dimmi dove vorresti andare

Se aveste la capacità di fare qualsiasi cosa nella vostra vita, se poteste prendere qualsiasi decisione, se aveste il potere dell’infinito…cosa fareste?  

Abbracciami se avrò paura di cadere/che siamo in equilibrio sulla parola insieme/abbi cura di me

Che siamo in equilibrio sulla parola insieme”. John Lennon diceva che prima o poi vivremo in un mondo dove siamo Uno. Potreste dire che sono dei sognatori, certo. Ma non sono gli unici.

Il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro/basta mettersi al fianco invece di stare al centro/l’amore è l’unica strada, è l’unico motore/è la scintilla divina che custodisci nel cuore

Nel nostro articolo “Nel nome di Dio” crediamo possiate trovare la nostra spiegazione a questi versi.  

Tu non cercare la felicità, semmai proteggila/è solo luce che brilla sull’altra faccia di una lacrima/è una manciata di semi che lasci alle spalle/come crisalidi che diventano farfalle

La felicità è già dentro ognuno di noi: è ciò che vogliamo fare. È la risposta alla domanda di prima. È inutile andare fuori a cercarla. Vive in voi, si trasforma in voi, e solo voi avete il pieno potere di accettarla o meno. Ma se la cercate fuori, non potrete trovarla mai. Il bruco non cerca la farfalla fuori di sé. Già lo è. 

Ognuno combatte la propria battaglia/tu arrenditi a tutto, non giudicare chi sbaglia/perdona chi ti ha ferito, abbraccialo adesso/perché l’impresa più grande è perdonare se stesso

Ne "L’arte del perdono" diciamo proprio questo. Con meno senso poetico, ovviamente.  

Attraversa il tuo dolore, arrivaci fino in fondo/anche se sarà pesante come sollevare il mondo/e ti accorgerai che il tunnel è soltanto un ponte/e ti basta solo un passo per andare oltre

Qui non abbiamo niente da aggiungere, anche perché lo facciamo spesso nell’etichetta Divina Commedia. Non si arriva al Paradiso senza passare dall’Inferno. E vi assicuriamo che ogni dolore vissuto nella sua interezza, è un dolore trasceso. 
 
Qualunque strada sceglierai, amore/abbi cura di me/che tutto è così fragile/adesso apri lentamente gli occhi e stammi vicino/perché mi trema la voce come se fossi un bambino/ma fino all’ultimo giorno in cui potrò respirare/tu stringimi forte e non lasciarmi andare

Ovviamente, nella nostra visione, qui si parla dell’amore universale, quello che dà la Vita. Non è un amore carnale, fisico, non c’è nulla che sia possesso. È come se l’anima ci parlasse, ci dicesse di non chiudere gli occhi davanti a lei, ma di aprirli, di tenerla vigile. Ci dobbiamo ricordare chi veramente siamo per poter vivere nel pieno dell’amore universale.

Come al solito, siamo ben liete di leggere anche i vostri commenti.

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