giovedì 15 ottobre 2020

#Pensieri: Vince chi non diventa come chi ci ha fatto soffrire

 

Ho letto questa frase, che abbiamo voluto mettere come titolo dell’articolo, su un post di Facebook. L’ho fatta subito mia, ripensando al mio passato e a quando sono stata vittima di cyber bullismo, anni prima che esistesse un termine per definirlo.

Forse vittima non è neanche la parola adatta, perché fortunatamente non mi sono mai sentita in difetto, ma gli attacchi alla mia persona – chi stava nel fandom di Supernatural tra il 2010 e il 2013 sa perfettamente di cosa sto parlando - mi hanno in un qualche modo colpita, facendomi diventare più riservata e chiusa. Ci sono voluti anni prima che tornassi a essere spensierata; tuttavia ancora adesso, quando pubblico qualcosa, penso sempre: “Oddio, speriamo che questa non crei casini”.

Ci sono voluti anni, ma ci sono volute soprattutto persone. C’è stato chi mi ha sostenuta senza neanche conoscermi, e chi ha fatto di tutto per avvicinarsi a me perché: “Se si parla così tanto di lei, vuol dire che è una persona eccezionale”. Tutte loro hanno fatto in modo che tornassi alla vita, che mi aprissi nuovamente all’amicizia. Se ho fiducia in me stessa, è anche grazie al loro aiuto. Con loro ho conosciuto un mondo totalmente nuovo: privo di malelingue e ricco di sostegno.

L’esperienza negativa mi ha aiutata a capire da subito chi fa il doppio-gioco, chi sta accanto solo per interesse, chi c’è perché non ha di meglio da fare. E mi ha portato a chiudere ogni tipo di rapporto quando mi va stretto, senza sentirmi ferita o dipendente dalle persone. Sono più schietta: dico all’istante ciò che penso. Non mi interessa più vivere nelle convenienze, sono come sono e non ho più paura di mostrarmi.

Guardando certi post sulla mia home, ho notato però che chi ha avuto un passato difficile e turbolento, non sempre ha imparato dalla sofferenza. Ha superato il dolore, ma non lo ha compreso. Scrive, condivide post che sono cattiveria pura, forse degni del bullo che per anni – a loro detta - li ha additati.

Non mi verrebbe mai in mente di comportarmi nello stesso modo in cui certe persone mi hanno trattata. Ho in testa tutti i loro nomi, cognomi e volti; ho conservati i vari messaggi, le minacce, le derisioni… ma solo come un monito, per ricordarmi cosa non devo diventare.

Aiutare, condividere la positività anche attraverso un po’ di satira, parlare solo se ho cose belle da dire, non vuol dire essere falsa o superficiale. Vuol dire semplicemente aver annoverato nella mia mente che dare dolore non porta a nulla: fa male e distrugge soprattutto se stessi.

Sono della convinzione che la vita tende a replicare le situazioni quando non vengono ben assimilate. Un dolore non afferrato, una lezione non imparata, sono destinati a tornare, più brutali di prima.

Vince chi non diventa come chi ci ha fatto soffrire”. Potrei anche dire che chi ha sofferto il bullismo senza aver appreso da quella situazione, è semplicemente un bullo mancato. Una persona che si nasconde dietro “la verità non è bullismo” ma che se fosse stata dall’altra parte, avrebbe schernito ancora di più.

Come dicevo prima, ormai so riconoscere perfettamente l’incoerenza nei comportamenti delle persone e so anche perfettamente che chi è chiuso mentalmente non cambierà mai la propria visione delle cose. Questo articolo non è dedicato al bullo mancato, ma a chi sta uscendo dall’inferno del bullismo e ha voglia di ricominciare.

Ne esci veramente se non diventi come loro. Sei libero quando non rispondi più all’odio con odio. La porta di questa prigione si spalanca, e quando ti volti indietro per guardarla sorridi, perché noti che la chiave l’hai sempre avuta tu.

1 commento:

  1. Mamma mia Francesca cara come sei profonda!!1 Complimenti, perché sei entrata a fare parte dei "saggi"...Purtroppo il dolore da la possibilità di aprire due porte: quello del bene e quello del male. E te hai scelto quella del bene

    RispondiElimina