Mi sono perso di nuovo, mi trovo dentro una fitta foresta. I raggi del sole filtrano a malapena attraverso le folte chiome, lasciando i sentieri debolmente illuminati. Proseguo in questo marasma di vegetazione da giorni, il percorso battuto sembra sempre lo stesso e non riesco più a orientarmi.
Forse è uno di quei posti dal quale non puoi più tornare indietro una volta entrato, si può solo andare avanti. E proseguo ancora tra alberi, muschi, rocce, terriccio, liane, rovi e foglie. Avanzo ma non trovo uscita, giorno dopo giorno la luce svanisce e torna fioca all’alba, per poi svanire di nuovo quando ho già percorso chilometri senza in realtà fare neanche un passo.
Sulla mia pelle si riflette l’indifferenza del giorno e l’indifferenza delle stagioni, il menefreghismo di una costante inclinazione verso un’uscita che pare inesistente.