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| Foto di Paul Morley su Unsplash |
Proprio per questo sono qui oggi per parlare di qualcosa di molto più basico, forse cinico, terra terra, che toglie la magia di farsi non so quante rampe di scale all’ultimo secondo: perché diamo per scontato che il primo giorno dell’anno sia il primo gennaio?
“Eh, è sempre stato così…” no, in realtà. Certo, l’essere umano ha bisogno di scandire il tempo, di mettere ordine in questa illusione del suo scorrere e ovviamente di simbolismi per comprendere appieno il significato del nuovo inizio. Ma perché proprio il primo giorno di gennaio e non quello di novembre o marzo?
Nell’antichità ogni ritmo umano era scandito dall’astrologia o dalle stagioni stesse.
I Sumeri prima e i Babilonesi poi, facevano coincidere l’inizio dell’anno con l’inizio della stagione agricola, in primavera. Solo in alcune zone come l’Assiria l’inizio partiva dall’autunno. Ma comunque sempre legato alla natura stessa e al ciclo di semina e raccolto.
Per gli Egizi, invece, l’anno iniziava circa a metà luglio quando la stella Sirio tornava a farsi visibile annunciando l’inondazione del Nilo, che ovviamente segnava grande festa per il popolo perché la piena del fiume era fondamentale per l’agricoltura.
Come per i popoli della Mesopotamia, anche i nostri amati Romani facevano coincidere l’inizio dell’anno con l’avvento della primavera, più precisamente con il mese di marzo (atrologicamente ancora oggi segna la fine con i Pesci e l’inizio con l’Ariete) che dedicavano interamente al dio Marte. I Romani, profondamente legati all’arte della guerra sapevano proprio come fare i loro propositi: conquistando terre.
È con Giulio Cesare e la sua riforma del calendario avvenuta nel 46 a.C. che tutto cambia.
Si sentiva la necessità di allineare con la massima precisone possibile il tempo ai cicli solari. Così, con l’aiuto di astronomi, si porta la data di inizio anno al 1° gennaio, ma per un motivo più pratico che simbolico: quello era lo stesso giorno in cui i due consoli romani – le più alte cariche repubblicane – assumevano ufficialmente il loro incarico, segnando un nuovo ciclo politico. Ma di questo abbiamo parlato in maniera più approfondita proprio l’anno scorso.
Anche se la sua origine romana fu ovviamente accettata di buon grado nella nostra penisola, non fu immediatamente lo stesso a livello universale, rimanendo confinata per la cronologia civica e amministrativa dei Romani.
Con la diffusione del Cristianesimo molte date festive si spostano o cambiano nome.
Se il Natale prende da subito il posto dei Saturnali, l’Annunciazione nel Medioevo era nella data più coerente del 25 marzo che spesso veniva fatta coincidere – ancora non in maniera universale – anche con l’inizio dell’anno civile.
Quando nel 1582 Papa Gregorio XIII introdusse quello che è tuttora il nostro calendario, corresse gli errori di calcolo immettendo gli anni bisestili e riallineò il ritmo del tempo umano con il ciclo solare. Ma, ancora, bisogna aspettare quasi un secolo per rendere il primo gennaio data ufficiale a livello mondiale come inizio dell’anno.
Stiamo nel 1691 e Papa Innocenzo XII decide di voler celebrare la Circoncisione di Cristo otto giorni dopo la sua nascita portando la festa al 1° gennaio e ristabilendo così la tradizione Romana.
Il mese che i Romani dedicavano al dio della fine e dell’inizio Giano torna a essere simbolo del nuovo riconosciuto in tutto il mondo.
È ancora oggi il nostro punto di riferimento – più di settembre – se vogliamo lasciare nel passato quello che non ci serve più per acquisire qualcosa di nuovo, che ci fa sentire sempre vivi e in perenne mutamento.
Stabilire nuovi propositi ci impone di intraprendere un cammino di crescita e decidere quotidianamente di portarli a termine testimonia tutta la nostra buona volontà e caparbietà nell’essere sempre la versione migliore di noi stessi.

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