giovedì 10 febbraio 2022

#Libri: La figlia perduta

 “La carneficina ebbe luogo nel Ventesimo secolo, a spese di una famiglia che spesso si filmava con le telecamere, perciò è facile trovare su YouTube alcuni video che ritraggono i figli mentre saltellano nei giardini dei palazzi, sguazzano in mare e giocano con i marinai sul panfilo imperiale. Le ragazze sembrano bellissime e profondamente innocenti, con l’unica colpa di essere nate nella famiglia sbagliata nel periodo sbagliato. Sarebbero potute diventare madri e nonne, mogli e amanti, contadine, artiste o scrittrici. Nei miei romanzi, lo sono.”

Così scrive Gill Paul nella sezione “Note dell’autrice” e pensiamo che questo basti nel dirvi il perché abbiamo scelto di recensire il suo romanzo “La figlia perduta”, pubblicato nel 2019 per la Newton Compton Editori. Non abbiamo mai nascosto il nostro amore per le famiglie reali, e i Romanov hanno un posto speciale nei nostri cuori, probabilmente per l’ingiustizia subita nel loro brutale assassinio. Da come avrete dedotto, oggi vogliamo parlarvi del romanzo in cui Marija - terzogenita dello Zar Nikolaj II e della moglie Aleksandra - vive la vita di cui è stata privata troppo presto.

mercoledì 9 febbraio 2022

#Arte: La Nascita di Venere

Molti artisti, nel corso dei secoli, sono rimasti affascinati dalla nascita della dea della bellezza, da Venere stessa, nata dalla spuma del mare. Oggi non parliamo del quadro di Botticelli, ma puntiamo l’attenzione su un’altra opera meravigliosa di un artista che abbiamo già citato in passato, ovvero Alexandre Cabanel.

Questo olio su tela è stato realizzato nel 1862 e oggi appartiene alla collezione del Musèe d’Orsay di Parigi. Come avevamo detto nell’articolo su Fedra, “La nascita di Venere” (La naissance de Vénus) rappresenta il momento più alto della produzione artistica di Cabanel. L’opera venne esposta al Salone l’anno dopo la sua produzione, nel 1863 e subito fu un successo.

#Pensieri: Piccoli inconvenienti

Che voi siate role player, autori di fanfiction, scrittori su Amazon, o scriviate sotto qualche casa editrice, poco importa. Sono convinta che abbiamo una cosa in comune: l’attaccamento ai personaggi.

22 settembre 2021, ore 14:42

Sì, voglio scrivere questo articolo come se fosse una pagina del mio diario segreto. Stamattina mi sono vista con Aida per un pranzo veloce. Passava dalle parti dell’Eur-Tre Fontane, e perché non vederci? Tra le tante cose da organizzare - eventi, progetti, la Radio, gli articoli… - mi è scappato il confessarle: “Non so che articolo fare, da quando ho ripreso a scrivere Penny Lane, ho in mente solo Agatha”. Lei mi ha risposto: “Fai un Pensieri, su come Agatha faccia parte di te.”

Detto, fatto. In questi giorni ho sicuramente torturato anche Manu e Silvia, perché sono ripiombata nel mio momento fangirl sui Beatles. Non che sia mai finito, sia chiaro, semplicemente ci sono degli alti e bassi. Quello che più mi distrugge è l’aver creato una storia meravigliosa - sempre con umiltà - che non è ancora abbastanza conosciuta, ma che soprattutto non è reale.  

“Mi piace il modo in cui racconti le storie, quasi ci rimango male che non sia vera.”

-Gianluca

martedì 8 febbraio 2022

#Libri: La custode dei Peccati

Per ogni peccato, un cibo. Per ogni confessione, il silenzio. Ma la verità non si può tacere per sempre.

Queste sono le parole che capeggiano sulla copertina de “La custode dei peccati” di Megan Campisi, il suo romanzo d’esordio uscito proprio quest’anno ed edito dalla casa editrice Nord. Potremmo dire tranquillamente che si tratta di una partenza col botto, dato che è presente in tutte le librerie come lettura consigliata. Ma di cosa parla questo romanzo?

Seguiamo la storia di May Owens, una ragazza orfana che viene imprigionata per aver rubato un pezzo di pane. Mentre attende la sua condanna per impiccagione, i giudici scelgono per lei una sorte ben peggiore della morte: diventare una mangiapeccati. Le viene messo un collare intorno al collo, la lingua macchiata con la S di “sin” (peccato) ed è costretta a fare voto di silenzio. Il ruolo della mangiapeccati è quello di chi dà l’estrema unzione a chi si trova in punto di morte: a ogni peccato confessato, la suddetta dovrà mangiare il cibo corrispondente, assumendo sulla propria anima la colpa della persona morente, cosicché quella possa ascendere al Paradiso. Così May comincia ad apprendere il mestiere da un’altra mangiapeccati, Ruth. Disprezzate ma indispensabili, le mangiapeccati sono solo donne e vengono continuamente cercate da tutti, dai ricchi ai più poveri della scala sociale. Convocate entrambe a corte, ascoltano la confessione di una delle dame della regina, ma sulla sua bara compare un cuore di cervo, pietanza corrispondente all’infanticidio, peccato però non confessato dalla dama. Ruth si rifiuta di portare a termine il suo lavoro, venendo imprigionata. Temendo per la sua stessa sorte, May mangerà il pasto, giurando di fare giustizia per la sua mentore e amica. Non sa, però, che si troverà coinvolta in un complotto reale che metterà in serio pericolo la sua stessa esistenza.

#Cinema&SerieTv: Birds of Prey su Netflix

Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn
è l’ennesimo tentativo della Warner Bros di cercare di creare un universo cinematografico per i personaggi DC, degno rivale della Marvel. Approdato in questi giorni sulla piattaforma di Netflix, non possiamo fare a meno di parlare di questo film del 2020. Per quale ragione? Beh... già quando era uscito in sala non ci aveva convinte poi molto, ma riguardandolo a distanza di un anno delle cose da aggiungere ci sono eccome.

Prima di addentrarci nel cuore di questa recensione, non possiamo fare a meno di accennare a ciò che si nasconde dietro questo progetto. Birds of prey, infatti, è un progetto tutto al femminile per quanto riguarda il retro-macchina da presa. E per un film che sembra voler parlare della psicologia di un personaggio complesso come quello di Harley Quinn è sicuramente un’ottima mossa di marketing.

lunedì 7 febbraio 2022

#Musica: Dove si balla

“Fottitene e balla
tra i rottami
balla per restare a galla
negli incubi mediterranei”
Dove si balla, Dargen D’Amico  

#Musica: Sally

Non abbiamo mai parlato di Vasco Rossi, di cui in realtà siamo molto più fan (n.d.a. o meglio, sicuramente io lo sono e il mio tatuaggio sulla spalla lo conferma).
Fan di Vasco non lo siamo mai state per scelta e non c'è mai stato un momento della nostra vita in cui abbiamo pensato "sì, lui mi piace", ma lo siamo sempre state quasi per osmosi, per tradizione. Vasco è il classico artista che, semplicemente, in famiglia c'è sempre stato perché è sempre stato ascoltato da tutti.
Quindi, sulla base di ciò, non chiedeteci cosa stavamo aspettando a scrivere un articolo su di lui, perché non lo sappiamo nemmeno noi.
Oggi 7 Febbraio però si festeggia il suo settantesimo compleanno, e noi siamo più che felici di potergli fare gli auguri.

"Sally", scritta da Vasco Rossi e da Tullio Ferro e arrangiata da Celso Valli, viene pubblicata nel 1996 all'interno del suo undicesimo album "Nessun pericolo... per te", ed è uno di quei brani che nel corso degli anni ha fatto affezionare sempre di più il pubblico per la sua natura biografica, forse proprio perché autobiografico in primis.
E le canzoni autobiografiche si sa, fanno affezionare sempre il pubblico in un modo speciale.