mercoledì 21 maggio 2025

#TheBeatles: Le it be

Let it be” è forse la canzone più conosciuta dei Beatles, la prima che ricordo di aver ascoltato quando ero solo una bambina convinta, da quel pochissimo che conoscevo dei suoni inglesi, che si intitolasse “Lady D.” e fosse dedicata alla principessa Diana.

Il brano, ovviamente, non ha nulla a che vedere con lei; viene pubblicato nel 1970, contenuto nell’album omonimo e, come sempre, viene accreditato alla coppia Lennon/McCartney anche se è solo il secondo a scriverne il testo e a comporne la musica.

Così come accaduto per “Yesterday”, anche “Let it be” nasce da un sogno che ha sicuramente aiutato Paul da ogni punto di vista. 

When I find myself in times of trouble
(Quando mi ritrovo in momenti difficili)
Mother Mary comes to me
(Mamma Mary viene da me)
Speaking words of wisdom
(Dicendomi parole sagge)
Let it be
(Così sia)

La prima strofa è da prendersi letteralmente: da quando John Lennon e Yoko Ono hanno cominciato a frequentarsi, l’artista giapponese non ha mai mollato un secondo John, neanche durante le sessioni di registrazione dove (cito testualmente Paul) si metteva sempre in mezzo. Nessuno dei tre, però, ha avuto il coraggio di prendere da parte Lennon ed esporre il problema, così hanno continuato a sorridere e sopportare il tutto per anni, fino a quando non ce l’hanno più fatta e i Beatles sono arrivati al punto di rottura.
Probabilmente sarebbe successo comunque, questo non possono saperlo loro meno che mai noi, ma sicuramente in tutti e quattro questo non detto stava diventando un peso troppo grande da portare, un vero e proprio momento di difficoltà. È con questo peso che un giorno Paul si addormenta e sogna sua madre Mary, che aveva perso dieci anni prima per un tumore, andare verso di lui per dirgli: “Così sia”. Le parole, insieme alla figura della madre, rasserenano subito Paul che torna a sentirsi amato e al sicuro, perché consapevole che tutto sarebbe andato come doveva andare.

Quando la scrive, la pensa come un duetto con John, ma appena lui la sente, questo non sembra molto entusiasta perché la trova vicina a un canto di chiesa. Probabilmente è per il riferimento a Madre Maria, o al “così sia” che sa di amen, o ancora allo stile gospel che la contraddistingue… Comunque sia sarà solo Paul a cantarla, e il brano verrà inserito come sesta traccia dell’album. Insomma, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul suo potenziale.

Eppure ottiene un successo immediato: raggiunge fin da subito la prima posizione negli Stati Uniti, in Australia, Italia, Norvegia e Svizzera; la seconda in Inghilterra.
Ottiene il disco d’oro in Brasile, Danimarca, Francia e Germania; il disco di platino nel Regno Unito e in Spagna.

Nel 2004 si classifica al ventesimo posto nella classifica delle 500 canzoni migliori di tutti i tempi secondo Rolling Stone.
Ancora oggi sono così numerose le cover del brano che è impossibile citare tutti gli artisti che si sono cimentati a interpretarla, vorrei scrivere solo dei più illustri, ma non mi andrebbe di sminuire gli altri.

L’unico rimpianto che ha Paul sul brano è quello di non averlo potuto mai cantare insieme a tutti e quattro, ed è per questo che ancora oggi la mette in scaletta a ogni suo concerto. Ammette che con il passare del tempo “Let it be” è diventata una vera e propria preghiera, un inno all’accettazione degli altri, delle situazioni che più ci opprimono, alla speranza che un giorno andrà tutto per il meglio. È una canzone comunitaria, che unisce, che sostiene e che migliora decisamente l’umore. Ecco perché è ottima da cantare in mezzo a una folla.

Nessun commento:

Posta un commento