lunedì 5 maggio 2025

#StorieRomane: Villa Sciarra

Proprio vicinissimo alle Mura gianicolensi, tra Trastevere e Monteverde Vecchio, alle pendici del Gianicolo, si trova un parco pubblico che somiglia molto più a un’oasi in pieno tratto urbano: Villa Sciarra. Con un’area di circa sette ettari e mezzo, i suoi giardini hanno un che di suggestivo e romantico.



Tra storia (che vedremo in questo articolo), natura (il parco ospita dodici specie arboree, tutte provenienti dalla flora mediterranea) e scultura (possiamo citare la Fontana dei Satiri, la Fontana di Diana ed Endimione, la Fontana Belvedere, la Fontana della Tartaruga e tantissime altre…) una passeggiata in questo parco non fa bene solo alla salute, ma anche allo spirito. 

Il parco prende il nome dalla famiglia Sciarra Colonna, che possedeva il terreno nel XVIII secolo. Ma andiamo a vedere la sua storia, fin dagli albori, conosciuti per lo meno.
Dai reperti archeologici trovati molto probabilmente qui sorgeva il santuario dedicato alla ninfa Furrina. Successivamente il parco fu trasformato nei ben noti “Orti di Cesare”: un’area immensa che partiva da Monteverde e finiva al Tevere.

È nella metà del Cinquecento che il terreno passa in mani private, con l’edificazione dei primissimi palazzi.


Nel 1575 è di proprietà del monsignor Innocenzo Malvasia, il quale fece costruire l’omonimo Casino, ora proprietà dell’American Academy di Roma.

Nel Seicento la villa acquista molto più valore perché l’area urbana di Roma si espande fino all’epoca nuove Mura Gianicolensi; diventa così parte integrante della città e nel 1647 viene acquistata dal cardinale Antonio Barberini.
Dal 1710 al 1740 passa nelle mani di Pietro Ottoboni, per poi tornare in mano ai Barberini.
Con proprietaria Cornelia Costanza Barberini, moglie di Giulio Cesare di Sciarra, la proprietà viene ingrandita così tanto, fino a occupare l’intera area del Gianicolo e di Monteverte. Nel 1811 è una proprietà così ricca che vanta anche l’Orto Crescenzi.

Tutto, però, ha il suo declino e questo vale anche per la villa. Con l’arrivo di Garibaldi a Roma, il Casino Barberini e quello Malvasia vengono fortemente danneggiati per i combattimenti tra le truppe repubblicane e quelle francesi. Nonostante i restauri, la proprietà dovette passare forzatamente nelle mani del principe Maffeo II degli Sciarra, che lottizzò il terreno approfittando delle convenzioni tra il comune di Roma e la Compagnia Fondiaria Italiana (1889).
Il terreno diviene così edificabile, e la villa rimane ancora per pochi anni alla famiglia, fino al 1896 quando l’acquista George Clarke per la Società di Credito e Industria Fondiaria Edilizia e nel 1902 passa definitivamente ai ricchi coniugi americani George Wurts (il quale era appassionato di giardini) e di sua moglie Henriette Tower. Privi di figli, i due hanno da subito considerato la villa come una loro creatura, tant’è la loro dedizione ha fatto in modo che l’intera area apparisse sempre incantevole.

Sono tanti i lavori che fanno i due: ristrutturano la palazzina con lo stile neo rinascimentale, ridisegnano il giardino mettendo statue del Settecento.

Nel 1906 decidono di costruire il Castelletto, in stile neogotico con lavori iniziati nel 1908 e conclusi due anni dopo. Nello stesso periodo vengono realizzati gli ingessi su via Calandrelli.

Nel 1928 George Wurts muore e la vedova dona la proprietà a Benito Mussolini con una condizione: che la trasformi in un parco pubblico. Così fu ed è ancora oggi.

Possiamo ancora adesso ammirare la grande impresa dei due: i giardini sono in stile romantico, con vialetti tortuosi, pergolati, aree ombreggiati, sono perfetti in ogni stagione per passeggiate contemplative o semplicemente per ritrovare l’ispirazione.

Le numerose fontane e statue quasi tutte in stile decorativa e barocca, ci fanno sentire come se fossimo in un tempo lontano, con musiche da feste e violini che ci seguono lungo il cammino.

Con tutte ciò l’anima e la fantasia vibrano intensamente, quindi non mancano i racconti su strane apparizioni di fantasmi – spesso associati ai coniugi che ancora controllano l’area – o di figure mitologiche che sembrano manifestarsi al crepuscolo, quando l’ombra avanza o all’alba, quando al contrario, la notte lascia il passo al giorno.

Non mi è mai capitato nulla di tutto ciò, ma ammetto che ho scoperto solo quest’anno il piacere di una passeggiata in questo delizioso giardino.

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