mercoledì 14 maggio 2025

#Teatro: Se dovessi tornare

Di teatro non si parla mai abbastanza, soprattutto di spettacoli così profondi e intensi come “Se dovessi tornare”, scritto da Ester Palma e Giovanna Biraghi, con regia di Andrea De Rosa.
Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Anfitrione di Roma dal 2 al 4 maggio 2025 e sarà pronto a tornare a ottobre, al Teatro 7 Off, sempre nella capitale.

Con sfumature che spaziano dal thriller alla commedia satirica, “Se dovessi tornare” sa catturare il pubblico fin dalla prima battuta sia per l’attualità degli argomenti trattati, sia per il talento del cast, composto da Maria Sofia Palmieri, Morena Mancinelli e Tommaso Arnaldi.

I tre personaggi sono ben caratterizzati con una psicologia sublime, volta a concretizzarsi nella più banale, quanto spesso inaccettabile, delle affermazioni: nessuno è solo la maschera che mostra al mondo

Tre sconosciuti si svegliano improvvisamente all’interno di uno scantinato semibuio. Non sanno perché si ritrovano lì, né cosa li accomuna. Sanno solo di essere stati rapiti, anche se non ricordano bene come e da chi.
Bianca Balduzzi (Maria Sofia Palmieri) è una blogger, imprenditrice di moda, figlia di un senatore che ha a cuore i diritti civili. Molto appassionata di spiritualità e new age, cerca di portare nello scantinato e nella situazione un po’ di leggerezza e positività.
Armando Lanzi (Tommaso Arnaldi) è un tassista ed è il classico romano fumantino, un po’ rozzo, spaccone, arrogante. Dietro questa sua aria da Rugantino, però, sa dimostrarsi anche abbastanza impaurito e insicuro.
Alina Couciuscu (Morena Mancinelli) è donna di origine moldava, che lavora in Italia per l’ambasciata italiana del suo paese. È un po’ ingenua, con un passato difficile, per questo cerca di fare del suo meglio per dare una vita migliore a se stessa e alla sua famiglia.
Ciò che i prigionieri possono fare è cercare un modo per evadere, ma ogni tentativo si rivela inutile. Con il passare del tempo iniziano a conoscersi, spinti anche dai rapitori che, in maniera anonima e misteriosa, hanno sparso degli indizi sul loro passato per tutto lo scantinato.
Nessuno sfugge ai propri segreti più atroci, mostrando così il lato più umano di tutti noi: non siamo invincibili, meno che mai perfetti. Dietro ogni maschera di bontà vi è la paura dell’altro, del diverso, la sete di potere, la voglia di elevarsi anche a costo di far stare male l’altro.
Non siamo solo il bene, siamo anche il male e tanto più proviamo a nasconderlo, tanto più questo uscirà fuori, prendendo le vie più subdole, manipolatorie e sadiche possibili.

I personaggi non sono solo maschere ma interi aspetti della psiche umana, si possono leggere come le parti di un intero, come dei frammenti che, per quanto diversi, sono accomunati dalla stessa origine. Inizialmente le dinamiche psicologiche e sociali dei personaggi emergono nette, ruvide e distinte. Ogni maschera porta con sé le proprie visioni, i propri pregiudizi e le proprie esperienze; ma tutti questi fattori sono destinati a sfumare lentamente, dissipandosi come mere illusioni e lasciando trasparire i punti di contatto e le inaspettate somiglianze.


L’interpretazione dei tre e la sapiente regia di De Rosa hanno saputo far ridere il pubblico nei momenti di leggerezza, ma anche scuotere le coscienze di tutti i presenti, che a sipario calato non hanno potuto negarsi alle domande interiori.
Un plauso anche alle scenografie di Sabina Domanico, ai costumi di Petronilla Corsaro e alle luci curate da Francesco D’Agostino.

Si ringraziano anche Rocco Romano e Paolo Di Giulio per le foto e l
ufficio stampa Roberta Nardi.

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