Da scrittrice amo tutti i film, libri o opere in generale che sanno raccontare la verità in modo così semplice da venirci incontro come una sorta di grido, uno schiaffo in faccia o l’urto di un’onda che ci fa cadere a terra.
“His Three Daughters”, film statunitense del 2023 diretto e scritto da Azazel Jacobs è tutto questo.
“Le sue tre figlie”, questa è la traduzione del titolo e in effetti anche tutta la trama del film, con un protagonista quasi assente ma che vive in ogni minuto della pellicola grazie sia alla grande bravura delle attrici, sia alla magistralità di Jacobs.
Cos’è più casa della casa in cui abbiamo vissuto per tutta la nostra infanzia e adolescenza? E in effetti il film è (quasi) interamente ambientato nell’appartamento di New York dove le tre sono cresciute…
Vincent (Jay O. Sanders) è un uomo che sta vivendo i suoi ultimi giorni attaccato alla macchina dell’ossigeno dopo un lungo periodo di malattia. È a casa, perché vuole che la sua vita finisca nel modo più dolce e sereno possibile, e a pensare anche a questo ci sono le sue tre figlie: Katie (Carrie Coon), Rachel (Natasha Lyonne) e Christina (Elizabeth Olsen), riunite dopo tanto tempo.
È raro che si trovino riunite tutte insieme: Rachel tipa un po’ sbandata, che vive la vita scommettendo sugli esiti delle partite sportive e fumando marijuana è rimasta a vivere con il padre, Katie si è trasferita a Brooklyn, quartiere poco distante ma con una famiglia e figlia adolescente non ha mai trovato il tempo per andare a trovare il padre quando ancora poteva cavarsela e rimanere lucido a lungo. Katie, invece, si è trasferita a centinaia di chilometri di distanza, ha una bambina piccola e per questo le è stato impossibile volare durante i mesi di malattia.
Riunite fanno di tutto per mantenere il clima tranquillo per Vincent, ma vecchi rancori, ferite mai rimarginate e lunghi silenzi sentono il bisogno di uscire e non ci vorrà molto prima che le tre si inizino ad accusare a vicenda, in un passato e presente che si scontrano continuamente, provocando forti tempeste, proprio come fanno le correnti calde quando incontrano quelle fredde.
I legami famigliari non sono facili, al contrario. Sono quei rapporti che bisogna saper gestire alla perfezione perché basta veramente poco per incattivirli e renderli incolori.
Non ci scegliamo i parenti, ma possiamo scegliere quotidianamente come trattarli e farci trattare da loro, con lontananze che più spesso di quanto immaginiamo sono la giusta medicina per riprendere in modo più sano quando si decide di ricominciare a camminare gli uni accanto agli altri.
Si litiga se ci si tiene perché spesso non parliamo la stessa lingua, spesso le nostre emozioni ci fanno così paura che non vogliamo dirle ad alta voce, allora alziamo muri che dall’altra parte non vengono percepiti e ogni primo passo diventa motivo per alzare ancora di più i nostri scudi.
Quanto è facile lasciar andare, ignorare e andare avanti, continuare a tenere chiuse le porte del cuore? Perché aprirle vuol dire avere il coraggio di ammettere che anche l’altra persona ha ragione e i nostri punti di vista non sono poi così infallibili.
“His Three Daughters” ci mostra tutto questo in modo così semplice e deciso, da sconvolgerci, proprio come quando un bambino ci dice la verità in faccia, nel suo modo dolce e innocente, come se fosse la cosa più ovvia. È proprio con questa leggerezza che vediamo quanto continuare a tenere il broncio e le braccia conserte ci renda sciocchi.
“His Three Daughters”, film statunitense del 2023 diretto e scritto da Azazel Jacobs è tutto questo.
“Le sue tre figlie”, questa è la traduzione del titolo e in effetti anche tutta la trama del film, con un protagonista quasi assente ma che vive in ogni minuto della pellicola grazie sia alla grande bravura delle attrici, sia alla magistralità di Jacobs.
Cos’è più casa della casa in cui abbiamo vissuto per tutta la nostra infanzia e adolescenza? E in effetti il film è (quasi) interamente ambientato nell’appartamento di New York dove le tre sono cresciute…
Vincent (Jay O. Sanders) è un uomo che sta vivendo i suoi ultimi giorni attaccato alla macchina dell’ossigeno dopo un lungo periodo di malattia. È a casa, perché vuole che la sua vita finisca nel modo più dolce e sereno possibile, e a pensare anche a questo ci sono le sue tre figlie: Katie (Carrie Coon), Rachel (Natasha Lyonne) e Christina (Elizabeth Olsen), riunite dopo tanto tempo.
È raro che si trovino riunite tutte insieme: Rachel tipa un po’ sbandata, che vive la vita scommettendo sugli esiti delle partite sportive e fumando marijuana è rimasta a vivere con il padre, Katie si è trasferita a Brooklyn, quartiere poco distante ma con una famiglia e figlia adolescente non ha mai trovato il tempo per andare a trovare il padre quando ancora poteva cavarsela e rimanere lucido a lungo. Katie, invece, si è trasferita a centinaia di chilometri di distanza, ha una bambina piccola e per questo le è stato impossibile volare durante i mesi di malattia.
Riunite fanno di tutto per mantenere il clima tranquillo per Vincent, ma vecchi rancori, ferite mai rimarginate e lunghi silenzi sentono il bisogno di uscire e non ci vorrà molto prima che le tre si inizino ad accusare a vicenda, in un passato e presente che si scontrano continuamente, provocando forti tempeste, proprio come fanno le correnti calde quando incontrano quelle fredde.
I legami famigliari non sono facili, al contrario. Sono quei rapporti che bisogna saper gestire alla perfezione perché basta veramente poco per incattivirli e renderli incolori.
Non ci scegliamo i parenti, ma possiamo scegliere quotidianamente come trattarli e farci trattare da loro, con lontananze che più spesso di quanto immaginiamo sono la giusta medicina per riprendere in modo più sano quando si decide di ricominciare a camminare gli uni accanto agli altri.
Si litiga se ci si tiene perché spesso non parliamo la stessa lingua, spesso le nostre emozioni ci fanno così paura che non vogliamo dirle ad alta voce, allora alziamo muri che dall’altra parte non vengono percepiti e ogni primo passo diventa motivo per alzare ancora di più i nostri scudi.
Quanto è facile lasciar andare, ignorare e andare avanti, continuare a tenere chiuse le porte del cuore? Perché aprirle vuol dire avere il coraggio di ammettere che anche l’altra persona ha ragione e i nostri punti di vista non sono poi così infallibili.
“His Three Daughters” ci mostra tutto questo in modo così semplice e deciso, da sconvolgerci, proprio come quando un bambino ci dice la verità in faccia, nel suo modo dolce e innocente, come se fosse la cosa più ovvia. È proprio con questa leggerezza che vediamo quanto continuare a tenere il broncio e le braccia conserte ci renda sciocchi.
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