venerdì 24 maggio 2024

#Costume&Società: Sette nani per una vespa

Che ci azzecca? Avrebbe detto un noto politico di qualche anno fa di fronte alla tv pubblica in cui sei “autorevoli” ospiti e un conduttore tutti, o quasi, abbondantemente fuori dall’età riproduttiva: Alessandro Zan, Mario Sechi, Antonio Noto, Giovanni Donzelli, Federico Rampini, Tommaso Labate, hanno parlato della norma inserita nella legge 194 in cui si ammettono le associazioni pro vita negli ospedali (pochi) dove si effettuano le interruzioni volontarie di gravidanza. 

Pare, a detta di Vespa, glorioso conduttore della trasmissione Porta a Porta del primo canale della tv pubblica di cui sopra, che, pur invitate, tre deputate del PD non fossero disponibili per la data del dibattito! C’era Zan però. Va bene, le tre deputate invitate erano indisponibili, ma giornaliste? O perlomeno rappresentanti del problema di cui si discuteva? Almeno il conduttore, bontà sua, ha ribadito nel corso della trasmissione che la decisione di interrompere una gravidanza spetta alla donna! Ma quando la donna italiana potrà essere davvero libera di decidere per sé? Per capirne (forse) di più facciamo qualche passo indietro, dal dopoguerra a oggi, per avere un’idea di quanti anni ci siano voluti perché le donne potessero avere voce in capitolo nella loro stessa vita.

10 marzo 1946: per decreto alle prime elezioni amministrative postbelliche si sanciva che le donne di età maggiore di 25 anni potessero votare e farsi votare. Ma n.b. intanto le donne partigiane che pure avevano contribuito alla Guerra di Liberazione non furono fatte sfilare insieme ai partigiani nelle città liberate.

1969
: le donne non finiscono più in carcere se commettono adulterio. 


1970: si istituisce la legge sullo scioglimento del matrimonio. I cattolici e la destra tuonano contro chi vuole sfasciare la famiglia tradizionale ma intanto l’Italia nel 1974 vota a larga maggioranza NO all’abrogazione della legge sul divorzio. 

1975: con la riforma del diritto di famiglia si equipara in doveri e dignità sia la figura del padre che dalla madre abolendo sia la patria potestà che la potestà matrimoniale

1978: viene emanata la legge 194 che sancisce norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, anche in questo caso (17 maggio 1981) la maggioranza referendaria votò contro l’abrogazione della legge. 

Ma la strada dell’autodeterminazione è lunga e tortuosa e dobbiamo a Franca Viola coraggiosa donna siciliana e alla forza e all’amore della sua famiglia se finalmente 

1981: (legge 5 agosto n. 442) elimina il delitto d’onore e le nozze riparatrici. 

Ancora, nel 1979 se ne comincia a parlare, ma solo dal 

1996: (legge 609 bis) la violenza sessuale è un reato contro la persona e ci sono voluti fatti eclatanti come lo stupro del Circeo e il rapimento e successiva violenza contro Franca Rame perché finalmente fosse fatta, almeno a parole, giustizia. 

Pietre miliari per garantire alle donne piena libertà. 

Eppure oggi stiamo assistendo a una costante erosione di questi diritti, a un crescendo di violenze e femminicidi, a discriminazioni sul posto di lavoro, a comportamenti scorretti come stalking, revenge porn e altro, in una deriva maschilista senza pari. 

E infine, in una TV sotto il governo di una sola Giorgia e dei suoi lacchè si parla sì di interruzione volontaria della gravidanza da parte di una donna ma, tra uomini, come fosse una discussione da bar tra una birra e un cicchetto. 

C’è da chiedersi se questi uomini abbiano mai messo incinta una donna, se le abbiano chiesto di abortire, se abbiano pensato che in effetti il loro momento di gloria potesse aver dato vita a una vita e se, avendo la donna in questione accettato i consigli dei pro vita, questa vita, una volta venuta alla luce fosse stata da loro seguita, nutrita, non diciamo amata ma accettata. C’è mai stato un maschio che si sia interrogato su questo? Sanno cosa significa gravidanza?

Possibile che l’utero sia della donna ma le decisioni debbano essere sempre e comunque prese da un altro che pare ne sappia sempre di più? Possibile che, a volte, si chieda alle donne, solo a loro, di fare più figli e, in un altro momento, si impone loro di non averne più di uno? Ma i figli per questa gente cosa sono? Numeri che servono per redigere bilanci? Carne da macellare alla bisogna? Soluzioni ipotetiche a reali problemi di deficit economici? Si è mai chiesto qualcuno di questi maschi (e anche qualche femmina da bar) chi saranno, che destino avranno queste vite in bilico?

Che siano frutto di violenza, di indigenza, di leggerezza, in ogni caso la donna è l’unica a doversi prendere carico di questa nuova vita, senza aiuti, senza servizi, senza assistenza, senza la certezza di un lavoro stabile, reiette come da millenni. Il mondo è pieno di brefotrofi, posti dove si lasciano piccoli corpi alla pietas di qualcuno. Le istituzioni (brefotrofi) c’erano per loro, lì venivano malamente nutriti, malamente vestiti, imparavano un mestiere, pregavano, pregavano tanto ma erano peccatori, loro, poveri innocenti abbandonati e restava a loro un nome e un cognome che non aveva niente a che fare con chi li aveva messi al mondo. Oggi che aspettativa questi pro vita danno a una vita rifiutata? Saranno loro ad amarli, ad accudirli a rimboccare le coperte o a curarli dalla febbre o dalle fobie? 

A volte anche un aborto può essere un atto d’amore, non un delitto, non solo un diritto, ma pietas. Per l’infanzia umana non ce n’è mai stata abbastanza.

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