Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.
Finora abbiamo parlato solo ed esclusivamente di uomini, ma per quanto estremamente dettagliati e interessanti, crediamo sia opportuno e necessario anche spaziare.
Hanji Zoe (ハンジ・ゾエ), però, non è un uomo e nemmeno una donna; è forse il personaggio non binary per eccellenza. Per quanto nell’anime il suo personaggio abbia un aspetto palesemente femminile e venga sempre etichettato come una donna, in realtà lo stesso Hajime Isayama - ideatore dell’Attacco dei Giganti - non ha mai rivelato né il suo sesso, né la sua identità di genere (N.d.A: proprio per questo motivo per il suo personaggio utilizzeremo il maschile perché neutrale).
Ovviamente, come avrete ben capito, nella serie dell’Attacco dei Giganti ben poche cose sono casuali, e i nomi non sono da meno. Di origine greca, il nome Zoe (ζωη) significa “vita”, mentre “Hanji” è una parola cinese che significa “necessità”.
“Credo lo capiate anche voi, tutti prima o poi dobbiamo dire addio a qualcuno”
Quattordicesimo comandante del corpo di ricerca - nominato da Erwin Smith prima della sua morte -, ma ancor prima Caposquadra e Membro d'élite dell'Armata, Hanji Zoe è un personaggio incredibilmente iperattivo, eccentrico e con zero percezione dei pericoli circostanti. O semplicemente con zero interesse per quest’ultimi, chi lo sa; proprio per questo motivo la sua passione più grande è lo studio ravvicinato dei Giganti, che si trasforma spesso in vero e proprio affetto per quest'ultimi. Non lasciatevi ingannare, però, perché Hanji stesso ammetterà che inizialmente come tutti si appoggiava all'odio e al desiderio di vendetta verso i giganti, temendoli e disprezzandoli, ma capendo successivamente una delle cose più importanti al mondo: non si può superare l'odio con altro odio.
Il suo carattere tendenzialmente allegro e fuori dal comune, in contrapposizione con quei suoi rari momenti di totale serietà e aggressività, che sfociano talvolta nella crisi psicotica, lo rendono un personaggio estremamente interessante, ma con una vita e un'infanzia purtroppo a noi spettatori sconosciuta.
Sta di fatto, però, che il nome del suo personaggio, ancora una volta, rispecchia perfettamente quello che sarà il suo ruolo all’interno dell’anime.
Il suo carattere tendenzialmente allegro e fuori dal comune, in contrapposizione con quei suoi rari momenti di totale serietà e aggressività, che sfociano talvolta nella crisi psicotica, lo rendono un personaggio estremamente interessante, ma con una vita e un'infanzia purtroppo a noi spettatori sconosciuta.
Sta di fatto, però, che il nome del suo personaggio, ancora una volta, rispecchia perfettamente quello che sarà il suo ruolo all’interno dell’anime.
Necessità, l’essere necessario.
Hanji ha assunto il ruolo di Comandante non perché lo voleva, ma perché era necessario. Era necessario che morisse per difendere i suoi compagni, era necessario che nel momento del bisogno si lanciasse in battaglia senza esitazione ma anzi, adempiendo al suo dovere a testa alta.
Alle ultime parole che gli verranno pronunciate da Levi Ackerman - che di parole buone ne ha pochissime -, non potrà far altro che ridere, sapendo che offrire il suo cuore per l’umanità è l’unica cosa che deve fare, che può fare.
Per quanto possa sembrare un personaggio che si trova ad affrontare circostanze pressoché identiche a quelle del nostro protagonista, dovendo sottostare a un destino imposto da qualcun altro, in realtà ciò che distingue i due è la modalità; come abbiamo detto, se Eren Yeager si rassegnerà di fronte al suo destino e lo vedremo entrare sempre più nei panni dell'antagonista, Hanji rimarrà nel personaggio fino alla fine, e ci dirà addio con, appunto, una semplice risata.
D'altronde quando accetti quel che deve essere senza troppi drammi, non puoi far altro che ridere, no?
Hanji ha assunto il ruolo di Comandante non perché lo voleva, ma perché era necessario. Era necessario che morisse per difendere i suoi compagni, era necessario che nel momento del bisogno si lanciasse in battaglia senza esitazione ma anzi, adempiendo al suo dovere a testa alta.
Alle ultime parole che gli verranno pronunciate da Levi Ackerman - che di parole buone ne ha pochissime -, non potrà far altro che ridere, sapendo che offrire il suo cuore per l’umanità è l’unica cosa che deve fare, che può fare.
Per quanto possa sembrare un personaggio che si trova ad affrontare circostanze pressoché identiche a quelle del nostro protagonista, dovendo sottostare a un destino imposto da qualcun altro, in realtà ciò che distingue i due è la modalità; come abbiamo detto, se Eren Yeager si rassegnerà di fronte al suo destino e lo vedremo entrare sempre più nei panni dell'antagonista, Hanji rimarrà nel personaggio fino alla fine, e ci dirà addio con, appunto, una semplice risata.
D'altronde quando accetti quel che deve essere senza troppi drammi, non puoi far altro che ridere, no?
"shinzou wo sasageyo.
(offri il tuo cuore)"
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