A Quiet Place I, approdato in sala nel 2018, raccontava gli eventi che avevano sconvolto e coinvolto la famiglia Abbott, dopo un’invasione aliena che aveva devastato la loro routine quotidiana. Abbiamo, dunque, avuto modo di vedere gli Abbott lottare per la propria sopravvivenza; cercando di sopperire alle perdite che hanno subito.
A Quiet Place II si propone al suo pubblico come un midquel (un film che narra sia gli eventi precedenti che quelli successivi al primo arrivato in sala),
perché la narrazione viene sia ripresa da dov’era stata interrotta, ma attraverso un flashback narra anche gli eventi del giorno 0, quando l’invasione ebbe
inizio. Ciò ci permette di conoscere il
personaggio maschile che vediamo campeggiare sulla locandina del film: Emmett interpretato da Cillian Murphy; uno degli amici di famiglia
che è riuscito a sopravvivere all’invasione non senza pagarne lo scotto.
Dopo il flashback-prologo veniamo riportati al 474° giorno dall’invasione aliena, il giorno in cui Evelyn (Emily
Blunt) deve cercare di salvare il salvabile dopo aver nuovamente imbracciato il
fucile e chiuso il neonato Abbott all’intero della sua scatola insonorizzata.
Si è riusciti, mantenendo l'aspetto minimale che aveva contraddistinto "un posto tranquillo", a espanderne il mondo, arricchendolo con nuovi eventi. A Quiet Place II, come il suo precursore, segna quasi una fine per la storia dell'umanità decimata, ma riesce anche a lasciarsi aperto a possibili interpretazioni o possibili capitoli successivi.
Se Evelyn Abbott, dopo aver partorito e perso figli e marito, avesse imbracciato il fucile e l'impianto cocleare della figlia, la costruzione dell'eroe che ne sarebbe emersa sarebbe stata forzata e fuori dalle righe. Dividere, invece, le responsabilità e le scelte da dover prendere tra i vari membri della famiglia, ha permesso a Krasinski di giocare con l'emotività dello spettatore, spingendolo a trattenere il fiato per poter cercare di capire chi si salverà o no. Abbiamo, ovviamente, avuto modo di vedere la forza e la resilienza di una madre che lotta contro tutto e tutti per cercare di far sopravvivere quel che le è rimasto, ma è molto più interessante vedere come i figli ripercorrano le orme dei genitori e vengano mossi da quegli esempi che li hanno cresciuti. Ammettiamolo, vedere Regan che si comporta come avrebbe fatto suo padre è sicuramente un ottimo omaggio a un personaggio che abbiamo avuto modo di salutare alla fine del primo film.
A nessuno di loro viene lasciato il tempo di poter elaborare l’ennesima perdita e tutti devono continuare a vivere cercando di non perdere chi gli è rimasto. Attraverso gli occhi di Evelyn è, dunque, possibile avvertire il pericolo, l’impotenza e la necessità di dover cercare la soluzione più pratica per poter cercare di mantenere in vita i propri figli.
L’elemento centrale, dunque, diviene l’assenza declinata nelle sue diverse forme: l’assenza di coraggio, l’assenza di suono, l’assenza di umanità. Tutti elementi che sono riconducibili a fattori più o meno fisici all’interno della scena. Basti pensare a quanto questo film, nonostante abbia alla base l’idea della necessità di assenza di suoni, ne sia pieno tanto da inebriare i sensi e appunto costituire quell’elemento in grado di giocare con l’emotività dello spettatore. La colonna sonora, insieme alla recitazione degli attori, è infatti una delle cose che impatta maggiormente nella struttura della narrazione, perché fornisce quell’elemento emozionale fondamentale per poter riuscire a percepire il pericolo che sentono sulla pelle i nostri protagonisti. L’assenza delle parole, invece, è essenziale e mostra il reale talento da sceneggiatore di Krasinski che, del resto, aveva già mostrato di possedere proprio con il primo film.
Una di quelle pellicole che non ha bisogno dei classici e oltre modo sfruttati “spiegoni narrativi”, non è necessario che siano le parole dei protagonisti a raccontare il mondo di A Quiet Place, ma ci pensano le immagini scelte sapientemente dallo stesso regista. I dettagli fanno la differenza e questo rende la duologia completa, nonostante resti aperta a ulteriori indagini e approfondimenti.
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