sabato 17 luglio 2021

#Libri: Centuries

Oggi ci ritroviamo a recensire un libro del tutto particolare. È un romanzo, certo, ma vi assicuriamo che di questo tipo sono introvabili. Noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle, entrando nelle librerie e domandando: “Salve, avete romanzi che trattano di vite precedenti?”. I librai hanno sempre risposto con sguardo interdetto, perché oltre a manuali, libri esplicativi su cosa sono le teorie della reincarnazione, o come ricordare eventi di secoli ormai passati, trovare un autore che le abbia descritte sottoforma di romanzo è davvero raro. Da nicchia, semmai ne esistano almeno dieci in tutto il mondo.

Comunque, Giulia Piccionetti è sicuramente una di loro e con il suo romanzo Centuries ci trasporta quattro epoche: la Roma prima di Cristo, la Seconda Guerra Mondiale, gli anni Ottanta e i giorni nostri. Quattro spaccati di vita vissuta da quattro anime differenti -ma non poi così tanto- tra loro. Rhiannon, Lorrayne, Vincent e Olivier decidono di incontrarsi sempre, in attesa del momento giusto per poter vivere il loro amore. Ma perché bisogna attendere il momento giusto? 

 

Rispondere a questa domanda non è semplice, e presuppone che voi crediate alla reincarnazione. Per chi come noi crede, la nostra vita terrena è solo un’esperienza, una manifestazione di ciò che è divino, come comunemente viene chiamata la nonforma. Così i quattro protagonisti devono prima fare diversi tipi di esperienze per poter essere effettivamente pronti per l’amore.  

“L’amore non ha mai senso.”

Pensiamoci bene: non si costruisce un razzo spaziale con un team composto solo da studenti liceali. Prima di poter mettere mano su un qualcosa che andrà fuori dall’atmosfera terrestre, bisogna innanzitutto avere tutte le conoscenze del caso.

Così Rhiannon, l’unica che ricorda il passato, ogni volta che rivede Vincent si chiede se sia finalmente la volta giusta. In cuor suo sa che c’è molto altro da apprendere, ma spera sempre che “questa volta è la volta buona”. Non vogliamo dirvi di più per non spoilerarvi il romanzo. Lorrayne e Olivier sembrano invece essere sempre destinati, ma anche loro in modi differenti tra i primi due, dovranno superare prove difficilissime. Se amate il genere angst, preparate i fazzoletti e il gelato.  

“L’amava davvero, se amore significava avere delle certezze per il futuro, stabilità, abitudine. L’amava come si ama una sorella: sapeva che l’avrebbe avuta al suo fianco per sempre.”

L’amicizia tra i quattro è così profonda che si riconoscono da subito; dal primo istante in cui si vedono, riescono ad avere un legame indissolubile, perché non si sono mai persi del tutto. Mentre Lorrayne, Olivier e Vincent si conoscono fin dall’infanzia, cresciuti nella cittadina francese di Saint-Lô, Rhiannon, londinese, entra nel gruppo quando i tre sono da poco adulti. Eppure è accolta come la quarta che inconsciamente i tre aspettavano da una vita.

Noi che crediamo nelle vite precedenti, sappiamo riconoscere quando un’anima la conosciamo da secoli, o è la prima volta che la incontriamo. Ciò che conta è il primissimo istante in cui i nostri occhi si incrociano, quello fa tutto. E la Piccionetti ha ben descritto quella sensazione di ritrovamento, di accoglienza, di casa.

Non lasciatevi assolutamente scoraggiare dai capitoli lunghi, perché lo stile di scrittura è scorrevole, “limpido”. Le scene così ben descritte sembrano farvi vivere esattamente nel luogo dei protagonisti, tanto che ci siamo spaventate più volte, durante i capitoli dedicati dalla Seconda Guerra Mondiale.  

“«Ti stai impedendo di essere felice e di vivere il presente perché sei ancora perseguitato dal suo fantasma»”

I quattro personaggi non hanno nulla di particolarmente straordinario, eppure non risultano comuni. Mantengono fede alla loro natura, nel carattere che rimane di base sempre lo stesso, ma nonostante ciò riescono a maturare nel corso dei secoli. Non è semplice scrivere lo sviluppo caratteriale di un personaggio nel corso di un qualsiasi romanzo, meno che mai è facile farlo facendo passare millenni.

I vari comportamenti vengono ben spiegati dalle vicende precedenti e crediamo che chiunque alla fine del romanzo, se proprio non avverte una conversione dentro di sé, possa almeno sospirare e sorridere pensando: “Quanto vorrei che tutto ciò fosse vero”.

La lettura del romanzo dà anche una sensazione di calma, rilassatezza, accettazione. Ci porta a comprendere che il dolore non è mai contro di noi, ma per noi. Che nonostante il male siamo costantemente amati e mai lasciati da soli. C’è qualcosa oltre tutto ciò che tocchiamo e vediamo, e quel qualcosa è ciò che ci spinge a vivere, anche se dal cielo piovono bombe.

Una lettura che vi consigliamo in ogni momento dell’anno, ma soprattutto della vita.

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