Al momento della morte di Barrie, i diritti del personaggio passarono al Great Ormond Street Hospital, un ospedale pediatrico londinese, situato nel quartiere di Bloomsbury. Per questo e per tanti altri motivi, è lampante come i Bambini Sperduti dell’Isola che non c’è rappresentino le anime dei bambini che hanno abbandonato il corpo. Ovviamente non c’è solo questo. Oggi analizziamo l’opera Disney, dal punto di vista esoterico. Fateci sapere anche la vostra, sperando di trovare altri significati nascosti.
Fin dall’inizio del film, la figura di Peter Pan è chiara e totalmente collegata all’infanzia. I tre fratelli Darling, in ordine d’età e con i nomi all’italiana, Wendy, Gianni e Michele, sono degli appassionati di Peter, tanto da giocare inscenando i combattimenti tra quest’ultimo e Capitan Uncino. È Wendy che racconta le sue avventure ai fratelli più piccoli e nonostante sia la maggiore, crede anche lei ciecamente all’esistenza dell’Isola che non c’è.
Conosciamo da subito anche i genitori dei ragazzi: Agenore e Mary. Come ben sappiamo, il maschile rappresenta l’Ego, il femminile la nostra anima. Agenore è un padre all’apparenza severo, che ama far mantenere la disciplina, anche a costo di sembrare scorbutico. Ma ciò che differenzia questo classico dai precedenti, Biancaneve e Cenerentola tra tutti, è che il ruolo del cattivo non incute mai terrore, anzi. Dal burbero padre, che nessuno tra figli e moglie ascolta veramente, o meglio: nessuno se la prende davvero con lui; al capo degli indiani, a Capitan Uncino, vediamo i cattivi come una sorta di simpatici omuncoli che, sì, tentano di farci del male, ma che non riescono mai. Anzi, ci facciamo anche una grande risata.
"Povera Nana, povera Nana. Mai una volta povero papà."
Il signore e la signore Darling vedono Peter Pan come una figura legata esclusivamente all’infanzia, e mentre la seconda ha più la concezione che ogni bambino cresce quando è il momento, il primo impone la crescita arrivati a una certa età.
Così quando Michele e Gianni, presi dal gioco, intralciano i preparativi dei Darling in vista di una festa importante, Agenore, esasperato dal comportamento infantile dei due supportati dalla fantasia creativa di Wendy, impone alla figlia maggiore di andare via dalla stanza dei bambini. Quella sarebbe stata l’ultima notte che lei avrebbe passato in compagnia dei fratelli, perché giunta l’ora della sua crescita. Notiamo come in questo cambiamento drastico nessuno faccia scenate, né i figli, né la moglie. Non sono d’accordo con il padre, ma c’è accoglienza nelle sue parole. Il classico: “sia fatta la tua volontà”.
Quando i genitori lasciano la casa per recarsi alla festa, e i bambini si addormentano, Peter Pan entra nella stanza per andare alla ricerca della sua ombra, lì dimenticata. Wendy si sveglia e gliela restituisce, cucendogliela. Trilli la fatina amica di Peter Pan, è così attaccata al ragazzo che scatena subito la sua parte insicura (guardandosi le cosce) e gelosa.
Eppure Peter Pan non vede nulla di tutto ciò. Non vede cattiveria in nessuna di queste persone. L’archetipo del bambino divino è quell’essenza pura in noi che ancora non si è scontrata con la sofferenza e il dolore del mondo. Attenzione: non è ingenuità. Non è l’ingenuità di Michele -il fratello più piccolo- che infatti viene catturato, né è il menefreghismo dei genitori assenti. È proprio quella forza pura che non giudica una situazione definendola negativa, brutta. Proprio perché non la giudica quando si palesa, sa come affrontarla. Quando si dice di crescere rimanendo un po’ bambini si parla proprio di questo. Nutrire la nostra parte infantile è ricordarci sempre che “tutto è possibile”
Ricordano quello spirito bambino che avevano durante l’infanzia, ricordano il momento della vita in cui tutto è possibile, in cui un ginocchio sbucciato passa da tragedia a vanto, a qualcosa di cui andare fieri. Dove una corsa in bicicletta seguita da un gelato è la cosa più bella che potesse capitarci.
Il bambino divino di Jung non ha aspettative, quindi non sa cosa sia il fallimento. Tenta e ritenta finché non riesce, caparbio e paziente nella sua impazienza. Può urlare, scatenarsi, lanciare tutto in aria, ma sa che prima o poi riuscirà a costruire la torre più alta che abbia mai fatto.
Con Peter Pan dobbiamo ricordarci costantemente che quando veniamo catturati dagli indiani in realtà è tutto un gioco, che qualsiasi duello va affrontato con fiducia nei propri mezzi (ricordiamo di quando Peter accetta la sfida di non volare) e per questo lo si vince.
Che se lasciamo il mondo ai suoi guai, se voltiamo le spalle ai problemi terreni perché tanto non ci appartengono, noi possiamo volare. Ricordatevi che alba e tramonto hanno valore solo qui, sulla Terra, perché fuori dall’atmosfera terrestre il sole non nasce e non muore. Semplicemente splende, semplicemente è.
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