Una frase appena sussurrata, un discorso origliato tra due adulti, un cambio di prospettiva che ci fa mettere in dubbio chi siamo e cosa vediamo allo specchio. L’adolescenza è il massimo momento in cui si viene costantemente bombardati da suggerimenti che provengono dall’esterno. L’equilibrio in noi è precarico, la ricerca di identità è forte, stabilire i paletti tra cosa è reale e cosa non lo è diviene sempre più difficile. Si smette di essere senza peli sulla lingua, si inizia a riflettere sull’importanza delle bugie e allora… solo allora si diviene adulti. Ma è possibile che la vita tra l’infanzia e la maturità sia segnata solo da omissioni e menzogne?
Elena Ferrante se lo è chiesta all’interno della sua storia, adesso diventata serie tv su Netflix. Lo ha fatto attraverso gli occhi di Giovanna, una ragazzina cresciuta nel Vomero di Napoli che finora non ha esplorato poi molto della sua città, esattamente come non conosce molto di sé stessa. E allora basta solo un’estate per poter cercare di ricalibrare la propria identità, basta un contatto per poterla ricercare e il tempo sembra statico e infinito.