venerdì 11 ottobre 2024

#Anime: Violet Evergarden

Gli scrittori hanno i loro blocchi, ma nel mio caso raramente si è trattato di scrittura. Ho avuto il blocco della lettura, della visione di film e nuove serie tv e ovviamente anche di anime.

Ho provato più e più volte a scardinarlo, due mie carissime amiche fanno il tifo per me affinché io cominci My Hero Academia, ma devo dire che il primo passo verso la guarigione l’ho intrapreso a inizio autunno quando ho iniziato “Violet Evergarden”.

La storia è tratta dall’omonimo light novel (genere di romanzo illustrato giapponese) del 2015 scritto da Kana Akatsuki e illustrato da Akiko Takase; pubblicato dalla Kyoto Animation – KA Esuma Bunko fino alla primavera 2020.
L’anime, prodotto dalla Kyoto Animation, è stato trasmesso in Giappone il 10 gennaio 2018 per poi approdare su Netflix il giorno successivo.


Tra il 2019 e il 2021 sono usciti anche due film seguito, entrambi distribuiti in tutto il mondo da Netflix. Oggi, però, parliamo esclusivamente dell’anime.
I soli tredici episodi dalla durata di venticinque minuti (circa) ciascuno, sicuramente mi hanno aiutata nel primo, timido passo verso la modernità degli anime.
 
L’anime è ambientato in un mondo distopico, molto simile al nostro ma che ha avuto una storia del tutto differente.

Violet è un’orfana che ha combattuto nella grande guerra che ha sconvolto il contenitente di Telesis: lo stato Leidenschaftlich, posto a Sud, e l’Impero Gardarik, posto a nord, si sono scontrati per quattro lunghi anni, con conseguenze che conosciamo molto bene dai nostri eterni conflitti mondiali.
Il passato di Violet è avvolto nel mistero, la sua stessa vita ha inizio quando incontra il maggiore Gilbert Bouganvillea, colui che le dà il nome e con il quale combatte a suo fianco. Violet, infatti, all’apparenza senza emozioni e sentimenti, sembra nata proprio per accettare ordini. Non si ribella mai, porta a compimento di tutto ed è quasi un’aliena per la sua mole insaziabile di lavoro.
Alla battaglia finale, però, lei perde le mani e non ha più notizie del maggiore, al quale nel frattempo si è affezionata più del dovuto.

Tornati alla normalità, Violet viene contattata dall’ex comandate Hodgins, il quale aveva promesso al maggiore Gilbert di prendersi per sempre cura di Violet. Ripresasi dalla sua convalescenza, con due mani di metallo che lentamente riesce a comandare, la ragazzina può così mettersi a lavorare alla società postale fondata dal comandante come portalettere.
La società è una delle tante che può fornire il servizio di bambola di scrittura automatica: giovani ragazze incaricate di scrivere lettere di ogni genere (ma soprattutto sentimentale) a nome dei propri clienti.
Violet, che all’apparenza non sa provare neanche un’emozione, rimane affascinata dal lavoro delle colleghe e quando sente che spesso scrivono d’amore, decide di diventare una di loro, almeno per capire il significato delle ultime parole che le ha rivolto il maggiore Gilbert: “Ti amo”.

Puntata dopo puntata il carattere militaresco di Violet apre squarci di umanità, arrivando persino a empatizzare con gli altri, ma soprattutto a comprendere molto su se stessa.
Affronta il dolore per il distacco dalla sua vecchia vita, per quanto accaduto al maggiore Gilbert, ma soprattutto realizza il suo Grande Dolore, quello che le fa bruciare l’anima, che la porta alla disperazione e quasi non la lascia più vivere.
Tutti noi ne abbiamo o ne avremo uno, questo non vuol dire essere disperati, depressi o qualsiasi altra emozione negativa vogliamo attribuirci a riguardo, il Grande Dolore – così come lo chiamo io – ci serve perché è solo toccando il fondo che possiamo spingerci verso la superficie.

Il passato di Violet bussa dispoticamente alla sua porta ma quando lei la apre è già un’altra persona: più consapevole del suo valore ed è per questo che riesce ad affrontare tutto il fuoco che le brucia dentro.

La trama di fondo dura per tutto l’anime ma gli insegnamenti che portano Violet a divenire quella che è sono per lo più autoconclusivi e per lo più raccontati dai personaggi che lei stessa incontra, dimostrando come anche il suo impatto abbia cambiato in positivo la loro vita.
Si affrontano i temi della morte, della guerra, del distacco e dell’amore in modo dolce e quasi solenne, cosa che effettivamente potrebbe portare lo spettatore ad appesantirsi un po’. Il pensiero solo tredici episodi diventa rapidamente ben tredici episodi, quindi dimenticatevi la leggerezza che questo numero potrebbe portare.

Se volevo tornare a guardarmi anime moderni non potevo fare scelta migliore con Violet Evergarden che mi ha emozionata proprio come quelli dei miei tempi.

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