Oggi torniamo a parlare di Melanie Martinez.
Abbiamo già analizzato due delle canzoni del suo primo album, Cry Baby (Dollhouse e Sippy Cup) e oggi vogliamo analizzare un'altra delle sue canzoni, Orange Juice, stavolta del suo ultimo album di cui è stato fatto anche un film: K-12.
Continuiamo con la storia della stessa protagonista del primo album, ma la vediamo in ambienti e situazioni completamente diversi: Cry Baby adesso è un'adolescente e le situazioni che affronta sono tipiche o insorgono in quell'età.
Ma prima di parlare di qualsiasi cosa, perché nella canzone le arance sono un elemento fondamentale e ricorrente?
In realtà la risposta è molto semplice: le arance sono un alimento estremamente ricco di vitamine, che aumentano la resistenza del corpo in modo notevole e il loro apporto calorico è alquanto basso.
Quando si parla con persone che hanno sofferto o soffrono ancora di disturbi alimentari è abbastanza semplice notare come il nutrirsi di sole arance o spremute insieme a pochissimi altri alimenti per periodi di tempo più o meno lunghi sia quasi una costante.
Ellen West (1888-1921) è stata una paziente del dottor Ludwig Binswanger, famoso psichiatra diciannovesimo secolo.
Vi parlo di Ellen West perché basta indagare un poco per arrivare a leggere che la paziente, che soffriva di anoressia nervosa, arrivò a mangiare solo decine e decine di arance al giorno e numerosi chili di pomodori.
"I wish i could give you my set of eyes 'cause I know your eyes ain't working. I wish I could tell you that you're fine, so fine but you would find that disconcerting."
(Vorrei poterti dare i miei occhi perché so che i tuoi non funzionano. Vorrei poterti dire che stai bene, veramente bene ma lo troveresti sconcertante.)
Quando si parla di disturbi alimentari esce sempre fuori una parola: dismorfofobia.
Eccessiva preoccupazione del proprio aspetto fisico che porta a una visione completamente distorta della propria immagine, ecco cosa è la dismorfofobia e sì, noi di 4Muses possiamo confermare che le parole che Melanie canta sono una rappresentazione molto molto accurata di come ci si sente quando i disturbi alimentari e la dismorfofobia regnano sovrani nella tua vita.
Ancora oggi in tantissimi credono che quando ci si sfoga e si parla delle proprie insicurezze in realtà sia tutta una ricerca di attenzioni e complimenti.
"Se ti dico che stai bene fidati! Non ce l'hai uno specchio a casa?", "In realtà lo sai benissimo di essere normale e vuoi solo che ti vengano fatti dei complimenti"
Queste sono solo alcune delle frasi che ogni giorno vengono dette, e non fanno altro che peggiorare la situazione. Ogni singola volta che qualcuno pronuncia una di queste frasi il risultato è solo quello di far sentire la persona ancora più strana, ancora più sbagliata.
"I believe you chose to blow it on the reading carpet, that's what happens when you stuff it.
Please say that you wont continue ordering oranges off the menu, stuffin' up your mouth with tissue."
(Credo che tu abbia scelto di vomitare sulla moquette, succede così quando ti ingozzi.
Ti prego dì che non continuerai ad ordinare arance dal menù, riempire la tua bocca di fazzoletti.)
Viene detto esplicitamente all'inizio del brano: si parla di bulimia.
La persona che soffre di bulimia dopo aver avuto un momento di blackout mangiando qualsiasi cosa si sia trovata davanti, nella maggior parte delle volte si autoinduce il vomito, mentre in altri casi per espellere le calorie assunte (che possono essere anche migliaia) si assumono lassativi, ci si sottopone a intense sessioni di attività fisica o si digiuna, anche per giorni.
Spiegare cosa succede nei momenti prima dell'abbuffata è difficile, quasi impossibile e non a caso l'etimologia della parola bulimia è fame da bue.
Il problema alla base è l'incapacità di gestire le proprie emozioni, e infatti queste abbuffate nella maggior parte dei casi sono precedute da forti stati di tristezza, rabbia, frustrazione, disagio e sì, anche di gioia e di felicità.
Anche qui, in tanti tendono a sminuire la situazione e a dire cose come: "basta che ti tappi la bocca e lasci passare la sensazione. Vedrai che passerà".
Ecco, no. Non passa mai.
Il saper gestire le proprie emozioni, un po' come parlare, camminare e scrivere è un'abilità che si sviluppa con il tempo, con tanta forza di volontà, tanto allenamento e aiuto da parte di qualcuno che sa e può aiutare.
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