martedì 18 agosto 2020

#LoveIsNotTourism

La Pandemia ha colpito l’animo di tutti noi, in un modo o nell’altro. Per mesi abbiamo sofferto lontani dai nostri amici, parenti e affetti. Abbiamo cantato dai balconi, applaudito alle finestre, cercando sempre un minimo di contatto umano.

Videochiamate, chat, storie… ci siamo tenuti compagnia con i social, nell'animo la consapevolezza che non era la stessa cosa. Un aperitivo su Skype era differente dall’aperitivo in centro città, eppure ci siamo sacrificati al virtuale per il bene della comunità.

Poi la quarantena è finita, e piano piano abbiamo potuto riabbracciare i nostri cari. Ma è stato così per tutti?

Le regioni sono rimaste chiuse a lungo, e mentre i fidanzati potevano riabbracciarsi, le coppie che vivevano una relazione a distanza cominciavano a sentire il peso di quei confini invisibili.
Si potevano rivedere solo le famiglie, o le persone sposate, come se il sentimento tra due persone fidanzate non avesse alcun valore o fosse in qualche modo inferiore. Un Governo che lascia indietro gli altri, che Governo può essere?

Poi le regioni hanno riaperto, quindi va bene così, no? No. Esistono i rapporti a distanza che vanno oltre i confini nazionali, o continentali. Perché certe relazioni vengono dopo le altre?

Qualcuno, al Governo, mentre pensava al bene di ogni cittadino italiano, si è mai posto il problema dei sentimenti? Ci sono storie di fidanzati che non si sono potuti dare l’ultimo saluto perché uno dei due è venuto a mancare a causa di una grave malattia, senza contare i tanti problemi psicologici che il terrorismo mediatico e l’impossibilità di vedersi hanno fatto nascere in adolescenti o adulti innamorati e divisi.

Alcuni di voi penseranno che siamo delle buoniste, che tutto ciò non è così importante. Vorrei rispondere a queste persone che stati come: Danimarca, Norvegia, Olanda, Repubblica Ceca, Islanda, Austria, Svizzera, Finlandia, Germania e Francia hanno preso sul serio questo problema. Il 12 agosto 2020, in seguito alle numerose proteste dal movimento #loveisnotturism, questi dieci Stati hanno cambiato la legge acconsentendo la riunificazione da parte di tutte le coppie, con il rispetto di certi criteri.

In Italia qualcuno si sta muovendo, ma siamo ancora troppo pochi. Davide Faraone di Italia Viva sostiene appieno la causa, così come +Europa: Emma Bonino, il 3 agosto, ha presentato interrogazione parlamentare. Anche Alex Bazzaro della Lega è intervenuto per la stessa questione. Il Ministro Speranza, interpellato dalla senatrice Julia Unterberger il 30 luglio, si è dimostrato interessato, così come la Boldrini.

Luigi Di Maio ha detto: “Le relazioni stabili riconosciute possono già riunificarsi in Italia”. Bellissime parole, peccato valga solo per le coppie sposate o per quelle di fatto registrate all’anagrafe. Tralasciando l’impossibilità che hanno alcune coppie di registrarsi all’anagrafe al momento, dato che uno dei due non può tornare in Italia, ancora una volta si sono creati amori di serie A e amori di serie B. Serve davvero un certificato per attestare il tipo di relazione che si sta vivendo?

E perché, secondo il Governo, due persone provenienti da continenti diversi, che si sono innamorate a dicembre 2019, valgono meno di quelle registrate?

Cosa ci vuole a tirare giù un protocollo (ogni coppia acconsente a sottoporsi a quarantena e test del tampone a proprie spese sia in ingresso che in uscita, ad esempio) e dare modo a tutti di avere lo stesso diritto di amare?

Più volte nei nostri articoli abbiamo parlato del bene che genera bene. Per schierarsi non serve aspettare di avere lo stesso problema degli altri, perché gli altri siamo noi.

Non bisogna vivere un rapporto a distanza per capire quanto le persone stiano soffrendo, basta ricordarci di quando non potevamo muoverci di casa per riabbracciare una persona a noi cara.

L’amore è amore, e non ha nulla a che fare con il turismo.

Per informazioni potete contattare l’email ufficiale della pagina italiana a questo indirizzo: binazionali@virgilio.it

Cliccando qui potete firmare la petizione online.

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