lunedì 14 novembre 2022

#RoFF17: Bros - Recensione

L’etichetta LGBTQ+, per le case di distribuzione e le piattaforme in streaming sta diventando sempre più bandiera di marketing sulla quale poter puntare l’attenzione del pubblico. Basti vedere la locandina della distribuzione italiana per capire quanto, dal punto di vista del marketing, voglia giocare sulla sessualizzazione che molto spesso accompagna, idealmente, le coppie gay. Vi è un “non detto” nell'immagine promozionale, un “molto toccante” che mette in luce un aspetto che nella pellicola non è decisamente presente. Vendere un prodotto, in questo caso una storia, sotto questa etichetta la connota immediatamente di caratteristiche ben precise e facili da individuare, come se realmente ci fossero delle differenze nel parlare di amore. 
Bros è una commedia romantica, etichettata come LGBTQ+ per via del fatto che i suoi protagonisti fanno parte della comunità. Bobby Lieber (Billy Eichner) è il conduttore di un podcast radiofonico ed è stato premiato come "Migliore uomo gay cisgender".

sabato 12 novembre 2022

#Pensieri: Delirio Insonne

Stavolta non riesco a dormire, stringo forte il cuscino ma la mia mente non smette di lavorare. 

Questa notte una nenia mi riempie i pensieri. Frasi e immagini che si susseguono in un passato mai avvenuto e in ciò che sarebbe potuto essere. Ogni senso è così acuto e presente che persino ciò che penso diviene attuale.

Le scene raccapriccianti di quel genere di film che ancora mi ostino a guardare, il vento della notte che fuori imperversa e quell'estate che non è mai arrivata.

#Pensieri: Autoreferenzialità

Vengo da un posto lontano, ho viaggiato per mari, metropoli e montagne per giungere in questo antico villaggio popolato da una tribù ancestrale. Mi fermo a parlare con gli autoctoni, ma loro non comprendono la mia lingua. Nonostante ciò, continuo a parlare perché non saprei comunicare in altra maniera. Allora mi rendo conto che neanche io capisco la mia lingua, né capisco quello che sto dicendo. Parlare mi ha messo sete, mi faccio portare dell'acqua perché l'acqua è universale.

venerdì 11 novembre 2022

#Libri: Il re del grano e la regina della primavera

Riprendere in mano una storia scritta tanti anni prima non è di certo cosa facile. Naomi Mitchison, dopo qualche decennio, pur avendo cambiato modo di scrivere e target, ha deciso che era il tempo giusto per raccontare de “Il Re del Grano e della Regina di Primavera”, in un romanzo in grado di unire mitologia e magia. Per Fazi Editore, arriva in tutte le libreria l’11 novembre.

#Pensieri: Frammisto di parole

Cosa sta accadendo, e cos'è accaduto?

Ve lo spiego nella maniera più chiara possibile: è l'effimero carattere dell'esistenza in cui scorgere l'eterno...

Il naufragio esterno delle esperienze, il ritorno nell'ego ma la fuga dal sé, o meglio la fuga dall'ego e il ritorno nel sé.

Seminiamo scompiglio in un mondo ceco e inaccessibile.

Barricati nei portici, portateci probiotici.

Lampi, lampioni, lamponi... Oggetti dispersi nel creato improvvisamente improvvisano un ritrovato ordine fittizio che beffeggia il rumoroso disordine dell'apparire.

Ma l'apparenza rimane tale senza la critica metafisica. E dunque i rapporti andranno invertiti, cosicché il disordine in realtà si scopre l'ordine verso cui tendere.

Significati scevri da ogni parvenza esperienziale, caricati di blanda morale attraverso la quale, indottrinare la folla.

Un immanente rigurgito da ipertrofia fatalistica di norme eteroimposte.

Imposte ferme, barricate erette al limite simbolico dell'alterità.

Esposto al mondo il mio urlo sordo, posto il veleno di cui mi hanno macchiato.

Ma lo spazio non esiste più, e ogni cosa rimane a posto.

Congelamento del tempo e di un'umanità persa per sempre.

Disgelo di una bieca condotta amorale e controsociale volta a conclamare nuovi moti dell'asse terrestre.

Ma la terra non è la terra, quantomeno non è la terra che pensate. Pensare in astratto suscita impotenza, pensare in concreto, suscita rassegnazione. Rassicurare le qualità di abietti ammassi di carne abbandonati al loro destino, scacciati persino dal circuito del capitale evanescente che li ha creati. 

Il flusso si è concluso, ma la libertà dallo stesso è in realtà una prigione peggiore della precedente. Precedenti penali irrisori, pece sui denti accessori. Accesso negato alla vita, accesso negato nella via. Movimenti ipercontrollati da un'ipervalutazione della situazione attuale.

E la mente di un uomo distrutta, costretto a indossare gli stessi calzini spaiati.

giovedì 10 novembre 2022

#AlicenellaCittà: Piove - Recensione

Quante volte ci siamo ritrovati a nutrire il “mostro dagli occhi verdi”? Quante volte la gelosia è divenuta rabbia o rancore? L’invidia sottrattiva che ci logora dentro l’anima, nel profondo, tanto da far divenire noi stessi quel mostro?

Paolo Strippoli dà forma a quella vocina nella nostra testa, firmando un nuovo film dell’orrore: “Piove”, un dramma familiare che si mescola al body horror. Presentato in anteprima per Alice nella Città, passato anche dal Lucca Comics & Games, arriva in sala il 10 novembre. Se il nome di Strippoli non vi è nuovo è perché in molti hanno visto il successo di Netflix “A Classic Horror Story”, progetto co-firmato con Roberto De Feo, di cui vi abbiamo già parlato in un altro articolo. Inutile sottolineare quanto stessimo aspettando questa pellicola, visto che era stata già presentata durante lo svolgimento dell’Heroes Film Festival; è, però, importante sottolineare che non ha affatto deluso le attese.

#RoFF17: The Menu - Recensione

La ricerca della perfezione e della novità hanno rovinato il semplice piacere della carne. Se, infatti, l’uomo mangia per nutrirsi o per godere del sapore di alcuni alimenti, la cucina ha reso tutto una continua competizione alla ricerca del “chi la fa meglio”. Si dibatte, in continuazione, su chi è un cuoco o uno chef, su chi indossa un grembiule più satinato e chi invece sgomita tra il pentolame. Si è perso, in sostanza, il focus del piacere, il semplice godere di un boccone. The Menu, infatti, ci ricorda proprio quanto epiteti e critica abbiano rovinato lo stare sui fornelli. Tutti sanno fare tutto, meglio di tutti e i cooking show hanno messo il loro peso su una pratica che poteva mantenere la propria semplicità.