Come avrete potuto intuire, noi di 4Muses siamo molto affascinate dalla letteratura orientale. Non esitiamo a conoscere autori “nuovi”, infatti abbiamo parlato dei libri di Kaho Nashiki (“Un’estate conla strega dell’Ovest”), Aki Shimazaki (“Il peso dei segreti”) e Yu Hua (“Il settimo giorno”), anche se spesso non facciamo che tornare a scrittori di cui abbiamo già saggiato le abilità, come è successo per Murakami (“La fine del mondo e il paese delle meraviglie” e “L’uccello che girava le viti del mondo”) e per Banana Yoshimoto: abbiamo scritto le recensioni infatti di “Kitchen”, “Sonno Profondo” e “Su un letto difiori”. Recentemente di suo ci è capitato tra le mani il romanzo “L’abito di piume”, pubblicato per la prima volta nel 2005.
La trama è abbastanza lineare, seppur dal forte impatto emotivo che la Yoshimoto riesce a imprimere nei suo testi. Siamo a Tokyo, la giovane Hotaru riceve una chiamata che le sconvolge completamente la sua idea di mondo: il fidanzato (di cui lei era l’amante) la lascia con una telefonata, adducendo come scusa che la relazione non può andare avanti, perché deve prendersi cura della moglie malata, che recentemente è venuta a conoscenza della relazione clandestina del marito. Non c’è il minimo turbamento: Hotaru viene mollata con poche e asettiche parole. La giovane fa quindi ritorno al suo paese natale, un piccolo borgo per cui passa un placido fiume. Lì la protagonista cerca di rimettere insieme i pezzi, ricucendo vecchi rapporti e creandone di nuovi: fa così la conoscenza di Mitsuru, un ragazzo che ha tutta l’aria di appartenere a un vecchio ricordo.