lunedì 14 luglio 2025

#Libri: L'alba della nostra libertà

L’alba della nostra libertà” di Barbara Cagni è uscito per Fazi Editore venerdì 4 luglio 2025 ed è sicuramente un romanzo imperdibile.
Sarò molto di parte, visto che mi sgolo a sostenere quanto i romanzi storici che trattano la Resistenza siano fondamentali da leggere e rileggere per ogni generazione, ma su questo in particolare sento di dover essere ancora più risoluta perché si parla delle donne partigiane, troppo spesso taciute dalla Storia o dai racconti degli ultimi anziani che hanno vissuto quei tempi.

Le storie delle donne che incontriamo in questo romanzo sono ispirate a quelle vere, quelle che conosciamo attraverso le loro testimonianze, i giornali dell’epoca che le denunciavano affibbiandole i peggiori degli aggettivi, i musei ed è per questo che ogni pagina è un tributo solenne alla loro forza, alla loro determinazione ma soprattutto al loro coraggio.

Perché una donna ha sempre qualcosa di più da perdere rispetto a un uomo: umiliate, violentate, torturate… comunque non si sono mai tirate indietro e se a oggi abbiamo ancora quel sapore di libertà – che non dobbiamo mai smettere di difendere – il merito è anche loro, non sono degli uomini partigiani che si nascondevano tra le montagne. Perché, dopotutto, chi portava loro armi, cibo e messaggi? Esatto: le donne.
  
«Ognuna di loro aveva cercato uno spazio per pensare e ragionare con la propria testa. Ma era una gran fatica, una battaglia senza moschetto. Come uniche armi avevano, chi più chi meno, il silenzio, la caparbietà e un animo assetato di libertà.» 

8 settembre 1943. Milano. La notizia dell’armistizio si protrae per tutto il paese suscitando giubilo ed entusiasmo. Accade così da Nord a Sud Italia, dalle classi sociali più basse a quelle più alte e di certo non ne è esente la periferia milanese, né la casa di tolleranza gestita da Marilù
Le ragazze, confinate dietro le imposte sempre chiuse per rispettare la legge al decoro e al buon costume, si riversano per strada e si mischiano insieme agli uomini che le pagano e alle loro mogli più o meno estranee al grido unanime: “La guerra è finita”. Quello che non possono sapere, però, è che per l’Italia ha inizio l’occupazione nazista, un tormento ancora più oscuro che durerà quasi due anni e che peggiorerà di molto le condizioni di ogni cittadino italiano. Le denunce aumentano, i tedeschi e i fascisti imprigionano e/o uccidono anche solo per sospetto, ma come questo male aumenta, così lo fa anche il bene, facendo accrescere di gran numero anche le persone che si aggregano alla Resistenza. Ma quante lo fanno per voler davvero liberare l’Italia, e quanti per spiare e tradire?

Marilù è una prostituta da anni, anche se ora gestisce la casa di tolleranza e non si concede più a nessun uomo. Il suo obiettivo è quello di salvare la figlia Cecilia e per farlo le serve l’aiuto di Venera, una studentessa di storia dell’arte, nipote di una donna che nel passato ha aiutato tantissimo la stessa Marilù. Cecilia si trasferisce al sicuro in campagna dove per lo meno ha sempre del cibo pronto.
Sia Marilù che Venera contribuiscono alla Resistenza, la prima aiutando i partigiani del quartiere accogliendoli e dando loro uno stanzino per le riunioni clandestine; la seconda entra nel gruppo diventando un’attivista. Piano piano il loro gruppo aumenta di numero, accogliendo prostitute, casalinghe, studentesse, lavoratrici nelle fabbriche, donne provenienti dai ceti più bassi ai più alti, tutte con un unico obiettivo: la libertà. Scoprono così quello che all’uomo è già chiaro da secoli: solo unite possono farcela.

Come già detto nell’introduzione, il romanzo è un solenne tributo al coraggio di tutte le donne italiane ed europee che si sono unite nella Resistenza
La scrittura della Cagni ha un forte stampo registico, facendoci entrare benissimo nelle scene, che scorrono nella nostra mente come se le stessimo osservando in prima persona. La penna è attenta, precisa, fa emozionare pur entrando in punta di piedi nelle emozioni delle protagoniste, segno che l’autrice conosce molto bene la sociologia dell’epoca perché le emozioni, soprattutto se provate dalle donne, dovevano rimanere taciute. I loro sentimenti, però, divampano quando diventano troppo grandi e difficili da gestire, come uno tsunami pronto a distruggere i paletti insensati messi da due Regimi che avevano a cuore solo il loro tornaconto personale e utilizzavano il massimo controllo sui cittadini per ottenerlo.

Delicato anche il momento dei bombardamenti, messo in atti dagli Alleati, da noi considerati i buoni, che non hanno pensato troppo a bombardare un Paese stremato – non risparmiando neanche Roma, considerata città aperta – e che aveva già perso molto, se non tutto, salvo poi fuggire via e lasciare che i civili si liberassero da soli, per poi prendersene i meriti sbandierando le loro bandiere a stelle e strisce.

A tutte quelle donne e uomini che hanno dato la loro vita per noi, a tutti quelli che sono rimasti in vita perdendo ogni affetto, a tutti quei bambini mai cresciuti: grazie. Con l’augurio che riusciremo a difendere a lungo il presente che abbiamo ottenuto con il vostro sacrificio e aiuto.

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