Dopo aver letto “Portami a casa” ho capito che Sebastian Fitzek sarebbe diventato uno degli scrittori da non perdere. Così, quando Fazi Editore mi ha mandato la lista dei libri in uscita a luglio ho quasi minacciato Federica (tvtb) facendole notare con garbo e dolcezza che “Mimica” me lo sarei preso io.
Il libro, uscito in Italia l’8 luglio 2025, è stato la causa delle mie ferite sul pollice sinistro scaturite dall’ansia di dover arrivare alla fine nel minor tempo possibile.
Descritto da molti come lo “Stephen King tedesco”, Fitzek è riuscito ancora una volta a farmi rimanere estremamente attenta e concentrata durante la lettura e allo stesso tempo ha messo a un angolo il mio lato spocchioso, tipico di una personalità arrogante quanto competitiva che ha preso la lettura come una sfida di capire chi fosse il vero colpevole già dal 60%. Beh, ovviamente non ci sono riuscita, quindi potete immaginare come stavo quando mancavano meno di venti pagine alla fine e avevo già smontato tre teorie diverse.
Non un libro per deboli di cuore ed ego, insomma.
La traduzione è di Elisa Ronchi.
Hannah Herbst è la massima esperta tedesca di mimica facciale: a lei non sfuggono i più piccoli movimenti involontari e per questo sa dire alla perfezione se una persona è colpevole o innocente. Per lei i volti sono una vera e propria lettura della psiche umana; dotata di una grande empatia innata, ha saputo fare di questo talento un lavoro e per questo collabora con la polizia berlinese, riuscendo a chiudere casi complicati e a mettere in prigione i criminali più violenti. Nonostante la grande mole di lavoro, però, non si è sottratta anche dal mettere su famiglia: è sposata, con due figli.
Tutto procede a gonfie vele, fino a quando a seguito di un’operazione che le ha tolto momentaneamente la memoria, si ritrova legata sul letto di una stanza d’albergo con un pericoloso killer. Eppure lui non sembra farle veramente del male, vuole solo che lei studi un altro caso: una donna ha confessato di aver ucciso l’intera famiglia, o meglio, ha provato a farlo, perché Paul – il figlio più piccolo – è riuscito a scappare. Ha il video della confessione, ed Hannah si sorprende a rivedere se stessa che ammette le atroci azioni che ha compiuto, pur senza provare la minima emozione. Hannah deve capire molto di sé: chi è? Ha davvero fatto ciò che ha confessato? Che fine ha fatto Paul? Ma soprattutto: una volta ritrovato, lo lascerà andare o dovrà completare la sua missione?
Hannah e il killer si analizzano a vicenda, cercando di venire a capo di quel caso ingarbugliato ma quello che scopriranno l’uno dell’altra li scioccherà e spiazzerà del tutto.
In Germania “Mimica” è un bestseller che ha venduto oltre un milione e mezzo di copie, confermando Fitzek come il più importante giallista tedesco.
Ogni pagina è una sorta di manipolazione sulla nostra psiche, perché l’autore ha la capacità di portarci dove vuole lui, fino a farci perdere e sentirci completamente spaesati.
La scrittura è meno emotiva rispetto a “Portami a casa”, ma perché sono in molti i personaggi narcisisti, manipolatori e sadici, che non provano emozioni, come Hannah stessa, suo malgrado, perché impossibilitata a ricordare gli ultimi anni della sua vita.
Così l’intero romanzo diventa un caso, nel caso, nel caso, come una sorta di matrioska con sfumature che non si allontano mai dal cupo e dark di cui l’autore ne è un esperto.
Una lettura consigliata, soprattutto per gli amanti delle storie turbolenti che risaltano la massima malvagità umana.
Il libro, uscito in Italia l’8 luglio 2025, è stato la causa delle mie ferite sul pollice sinistro scaturite dall’ansia di dover arrivare alla fine nel minor tempo possibile.
Descritto da molti come lo “Stephen King tedesco”, Fitzek è riuscito ancora una volta a farmi rimanere estremamente attenta e concentrata durante la lettura e allo stesso tempo ha messo a un angolo il mio lato spocchioso, tipico di una personalità arrogante quanto competitiva che ha preso la lettura come una sfida di capire chi fosse il vero colpevole già dal 60%. Beh, ovviamente non ci sono riuscita, quindi potete immaginare come stavo quando mancavano meno di venti pagine alla fine e avevo già smontato tre teorie diverse.
Non un libro per deboli di cuore ed ego, insomma.
La traduzione è di Elisa Ronchi.
Hannah Herbst è la massima esperta tedesca di mimica facciale: a lei non sfuggono i più piccoli movimenti involontari e per questo sa dire alla perfezione se una persona è colpevole o innocente. Per lei i volti sono una vera e propria lettura della psiche umana; dotata di una grande empatia innata, ha saputo fare di questo talento un lavoro e per questo collabora con la polizia berlinese, riuscendo a chiudere casi complicati e a mettere in prigione i criminali più violenti. Nonostante la grande mole di lavoro, però, non si è sottratta anche dal mettere su famiglia: è sposata, con due figli.
Tutto procede a gonfie vele, fino a quando a seguito di un’operazione che le ha tolto momentaneamente la memoria, si ritrova legata sul letto di una stanza d’albergo con un pericoloso killer. Eppure lui non sembra farle veramente del male, vuole solo che lei studi un altro caso: una donna ha confessato di aver ucciso l’intera famiglia, o meglio, ha provato a farlo, perché Paul – il figlio più piccolo – è riuscito a scappare. Ha il video della confessione, ed Hannah si sorprende a rivedere se stessa che ammette le atroci azioni che ha compiuto, pur senza provare la minima emozione. Hannah deve capire molto di sé: chi è? Ha davvero fatto ciò che ha confessato? Che fine ha fatto Paul? Ma soprattutto: una volta ritrovato, lo lascerà andare o dovrà completare la sua missione?
Hannah e il killer si analizzano a vicenda, cercando di venire a capo di quel caso ingarbugliato ma quello che scopriranno l’uno dell’altra li scioccherà e spiazzerà del tutto.
In Germania “Mimica” è un bestseller che ha venduto oltre un milione e mezzo di copie, confermando Fitzek come il più importante giallista tedesco.
Ogni pagina è una sorta di manipolazione sulla nostra psiche, perché l’autore ha la capacità di portarci dove vuole lui, fino a farci perdere e sentirci completamente spaesati.
La scrittura è meno emotiva rispetto a “Portami a casa”, ma perché sono in molti i personaggi narcisisti, manipolatori e sadici, che non provano emozioni, come Hannah stessa, suo malgrado, perché impossibilitata a ricordare gli ultimi anni della sua vita.
Così l’intero romanzo diventa un caso, nel caso, nel caso, come una sorta di matrioska con sfumature che non si allontano mai dal cupo e dark di cui l’autore ne è un esperto.
Una lettura consigliata, soprattutto per gli amanti delle storie turbolenti che risaltano la massima malvagità umana.
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