"Se riuscissi a vedere dall’altra parte, scopriresti un altro mondo".
Marta si desta di soprassalto, la sveglia digitale sembra avere una luce molto più intensa, come un fuoco. Deve ancora abituarsi al buio e mentre lo fa, l’orario diventa nitido. Le 04:04. Si sdraia nuovamente, il cuore le batte in petto. I capelli sono appiccicati al viso, come se avesse corso per chilometri interi, invece di aver dormito semplicemente qualche ora. Non dorme più tanto come prima, non da quando lei è andata via.
Si volta d’istinto verso destra, nel posto che per dieci lunghi anni è stato di Sofia. La mano sfiora quel cuscino che lei non riesce più ad abbracciare e le lacrime cominciano a scorrere lente lungo le guance. Sono passati solamente sei mesi dalla morte della donna che ha amato più di ogni altra, eppure non riesce a capire il modo in cui il tempo è trascorso. Troppo in fretta? Troppo lentamente? O semplicemente… troppo?
Non si era mai posta il problema della vita dopo Sofia, lasciarla era fuori discussione. Era la sua amante, la sua compagna, la sua migliore amica, e da due anni anche sua moglie. Progettavano un futuro, pensavano alla carriera, all’adozione di un bambino… Parlavano di diventare vecchie insieme, si prendevano in giro per l’arrivo dei primi capelli bianchi. Una vita intera, solo immaginata. E la realtà ha strappato la tela di un quadro disegnato solo a matita, nel modo più brusco: un incidente stradale. Lei, Sofia. La donna super attenta, quella che non controllava il cellulare, non metteva alta la musica, per mantenere la concentrazione, è andata via per un automobilista che non ha visto il semaforo rosso. Non era ubriaco, né drogato.