La potenza dello
storytelling non è mai da sottovalutare. La narrazione è quella che riesce a
fornirti un diverso punto di vista e molto spesso ti permette di farlo tuo. “Con
i piedi per terra” riesce proprio a fare questo. Fin dalla sua
premessa spinge lo spettatore ad assumere una posizione non passiva, si
partecipa al viaggio come se si fosse la spalla di Zac Efron, riuscendo a percepire la
sua meraviglia con abbastanza forza da riuscire ad assimilarla.
Trentadue anni, fisico da
bagnino, sorriso spontaneo e un paio di occhi chiari che sono stati in grado di
far urlare milioni di ragazzine fin dai tempi di High School Musical. Tutti –
tutte soprattutto – conoscono la fama di Zac e la sua filmografia, ma
attraverso questa docu-serie si ha un po’ la possibilità di scoprire le sue fragilità
e i suoi dubbi. Lui che da Hollywood mette i piedi per terra per potersi
riconnettere con la natura, così che questo viaggio gli permetta di accrescere
se stesso e di cambiare la prospettiva con cui finora ha vissuto.
Zac ci porta dentro
la sua testa, durante la sua avventura alla scoperta delle meraviglie che
questo pianeta ha da offrire. Lui si mette a nudo e racconta molte piccole
chicche sulla sua personalità che sono deducibili anche da modo con cui si
approccia a ciò che sta esplorando. L’Islanda, la Sardegna, il Costa Rica sono solo
alcune piccole tappe in un percorso in realtà molto più profondo e grande. Perché
la natura cambia il suo assetto, la sua connessione, tanto da spingerlo a
commuoversi e a rivalutare ciò che ha avuto finora. Questo fa sì che chi sta
fruendo delle varie puntate riesca ad emozionarsi esattamente come fa lui.