La potenza dello
storytelling non è mai da sottovalutare. La narrazione è quella che riesce a
fornirti un diverso punto di vista e molto spesso ti permette di farlo tuo. “Con
i piedi per terra” riesce proprio a fare questo. Fin dalla sua
premessa spinge lo spettatore ad assumere una posizione non passiva, si
partecipa al viaggio come se si fosse la spalla di Zac Efron, riuscendo a percepire la
sua meraviglia con abbastanza forza da riuscire ad assimilarla.
Trentadue anni, fisico da
bagnino, sorriso spontaneo e un paio di occhi chiari che sono stati in grado di
far urlare milioni di ragazzine fin dai tempi di High School Musical. Tutti –
tutte soprattutto – conoscono la fama di Zac e la sua filmografia, ma
attraverso questa docu-serie si ha un po’ la possibilità di scoprire le sue fragilità
e i suoi dubbi. Lui che da Hollywood mette i piedi per terra per potersi
riconnettere con la natura, così che questo viaggio gli permetta di accrescere
se stesso e di cambiare la prospettiva con cui finora ha vissuto.
Zac ci porta dentro
la sua testa, durante la sua avventura alla scoperta delle meraviglie che
questo pianeta ha da offrire. Lui si mette a nudo e racconta molte piccole
chicche sulla sua personalità che sono deducibili anche da modo con cui si
approccia a ciò che sta esplorando. L’Islanda, la Sardegna, il Costa Rica sono solo
alcune piccole tappe in un percorso in realtà molto più profondo e grande. Perché
la natura cambia il suo assetto, la sua connessione, tanto da spingerlo a
commuoversi e a rivalutare ciò che ha avuto finora. Questo fa sì che chi sta
fruendo delle varie puntate riesca ad emozionarsi esattamente come fa lui.
Poesia. Quasi magia.
La narrazione si spinge verso una riscoperta di ciò che è reale e tangibile, un
mondo che si vive off-line e lontano dalle iper-connessioni di cui tutti noi
siamo dotati. Tradizioni, scoperte, tecnologie che vengono usate in modo talmente
tanto innovativo da poter essere integrate con la parte più selvaggia del mondo.
Elementi necessari proprio all’indomani del lockdown perché attraverso la
narrazione che ci offre "Con i piedi per terra", è possibile rivalutare
noi stessi la nostra impronta su questo pianeta.
Personalmente mi
sono molto emozionata nel sentire le parole che Zac ha dedicato al suo pubblico
in alcune puntate. Esse sono il simbolo di ciò che era abituato a vivere
e fa evincere anche quanto il suo modo di pensare possa essere distante anni luce
da come si vive o si cresce in Italia. Gli argomenti variano e toccano punti
ben diversi da loro, ma tutti riconducibili a un solo fattore: la nostra presenza
su questo pianeta. Perché nella docu-serie viene raccontato il modo con cui l’uomo
può affrontare il domani, un modo originale che scinde da mode passeggere e che
preme il piede sull’acceleratore fatto di storia e di tradizioni. Zac Efron ci ricorda
l’importanza di ascoltare ciò che è esistito prima di noi, per poter apprendere
il modo migliore per preservare la vita dell’uomo su questo pianeta.
Consiglio a tutti di
lasciarsi trasportare dalla magia di queste puntate e di commuoversi
esattamente come fa l'attore davanti a un piatto di ottimi ravioli o a del latte di
capra appena munto, ricordandoci di non perdere mai la connessione con ciò che
è tangibile, dimenticandoci ogni tanto di ciò che è virtuale.
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