Ho sempre pensato che un autore, per essere davvero bravo,
debba essere in grado di lanciare un messaggio con le proprie parole: che sia
sull’importanza delle scelte (come l’intera saga di Harry Potter) o sull’importanza
di non rimanere passivi alla vita e alle sue crudeltà per un mondo più giusto
(la saga di Hunger Games).
Ci sono, poi, libri che con poche pagine riescono a farci
riflettere sulla nostra condizione. Quest’ultimo punto, però, non è venuto
tanto da un libro, quanto da un evento: il lockdown in seguito al covid. Siamo rimasti
in casa, in balia di noi stessi. Per la prima volta non c’è stata fretta che
potesse tenere, impegno improrogabile: eravamo semplicemente nudi davanti a noi
stessi, pregi e difetti. Il nuovo libro di Chiara Gamberale, “Come il mare in
un bicchiere” è una anamnesi psicologica su come il lockdown abbia influito su
quelle persone prigioniere di loro stesse.
Chiariamo da subito, come fa l’autrice stessa: non è un
diario su come Chiara, la protagonista, ha vissuto i mesi chiusa in casa, no. È
più un quaderno emotivo. È la lotta interna per riprendere il controllo della
vita e delle scelte, dopo averle per settimane (o per anni) demandate ad altri.
Nel libro c’è un elemento che ho trovato particolarmente
interessante: il concetto di “Fuori di Testa”. La Gamberale, nel suo libro,
ammette di non aver mai sopportato quella definizione e, dopo aver letto il suo
libro, anche io. Chi viene comunemente additato come “fuori di testa” è in
realtà vittima di essa. Non è fuori da se stesso, ma imprigionato nella mente. Pensate
ad un bicchiere che debba contenere il mare, a quanto quest’ultimo possa
sentirsi “chiuso” in esso. Ecco, le mente è un luogo terribile per chi ne è
prigioniero. Quando la vita intorno a
noi è troppo frenetica, quando diventa un po’ troppo, alcuni – come Chiara – si
rintanano nella loro mente, dentro la testa. Ed ecco che il concetto di “Fuori
di Testa” diventa di “Dentro di Testa” per la protagonista e i suoi amici, gli
Animali dell’Arca senza Noè.
In questi appunti di vita, forti e duri, l’autrice parla di
come riprendersi i propri spazi, di come il lockdown sia diventato un’arma per
chi nella vita si è sempre sentito in bisogno di dire di sì, per essere amato o
accettato. Ed ecco che la distanza sociale diventa un potere incommensurabile
nelle nostre mani: allontaniamo chi ci fa male, invitiamo ad avvicinarsi gli
altri. Che i gesti fatti in quarantena
saranno un monito per il futuro per proteggerci e dare importanza alle cose che
veramente amiamo. Abbiamo bisogno di incontrarci e non si assembrarci, di
indossare la mascherina quando l’aria intorno è troppo pericolosa. Ed ecco che
lo stare chiusi in casa e le fasi 2 e 3 danni i loro frutti cambiandoci, dove
ci buttiamo Là Fuori e smettiamo di nasconderci Dentro di Testa.
Queste poche pagine di diario sono un inno ad uscire dal
guscio di cui siamo costantemente prigionieri, sia per chi vive dentro di testa
che chi no. Nessuno può aprire la porta del nostro essere se non togliamo la
chiave dalla toppa. Abbiamo imparato a convivere con noi stessi, è tempo di riaprirci
al mondo Là Fuori.
Ultimo ma non per importanza, "Come il mare in un bicchiere" di Chiara Gamberale ha anche un valore aggiunto: il ricavato delle vendite di questo libro verrà devoluto allo spazio d'accoglienza per i bambini e le famiglie di CasaOz in situazione di emergenza Covid-19.
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