lunedì 3 novembre 2025

#Libri: La fine di Israele

Ci sono date che restano per sempre scolpite nella memoria.

Il crollo del muro di Berlino, quei giorni di agosto del 1945 in cui Hiroshima e Nagasaki sono state distrutte dalle prime bombe atomiche mai costruite, l’unità d’Italia, la Rivoluzione francese e così via.
Nella storia più moderna potremmo forse pensare all’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, l’infausto anniversario dell’inizio di un nuovo millennio e un diverso tipo di guerra: il terrorismo.
Certi anniversari, per quanto dolorosi, sono importanti. Per ricordare chi siamo stati, quel che è successo e per stabilire chi saremo domani.
Il 7 ottobre del 2023 Hamas ha sferrato l’attacco più efferato della sua storia nella speranza di riuscire a neutralizzare il nemico di sempre, colui che cerca da anni di conquistare la terra di Palestina.
Il 7 ottobre 2025 Fazi Editore pubblica La fine di Israele – Il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina, scritto dallo storico israeliano Ilan Pappé e tradotto in italiano da Nazzareno Mataldi.
E se Ilan Pappé dice che è l’inizio della fine di Israele, io voglio crederlo. Voglio sperarci davvero. 

Mentre scrivo questa recensione, i due anni di genocidio – mi rifiuto di chiamarlo “guerra”, sappiamo bene che non lo è – sembrerebbero essere giunti al termine… e poi ricominciati di nuovo.
Il 13 ottobre 2025 il Presidente degli Stato Uniti, l’Emiro dello Stato del Qatar, il Presidente della Repubblica Araba d’Egitto e il Presidente della Repubblica della Turchia hanno sottoscritto a Sharm el-Sheikh hanno sottoscritto, dopo l’accettazione da parte dello Stato d’Israele e di Hamas, la “Dichiarazione di pace e prosperità durature”, formulata dallo stesso Presidente Trump, che se ne è fatto promotore tra le parti.
Nella dichiarazione si parla di tutela di diritti umani, dignità, sicurezza. Si parla di cooperazione, di lotta all’estremismo e alla radicalizzazione, di “tolleranza, dignità e pari opportunità per ogni persona, garantendo che questa regione sia un luogo in cui tutti possano perseguire le proprie aspirazioni in pace, sicurezza e prosperità economica, indipendentemente da razza, fede o etnia”.
È notizia di un paio di giorni fa della violazione della tregua. Secondo Israele, il Paese auto proclamatosi narratore dell’unica storia possibile, a violare gli accordi è stato Hamas, e dubito verremo mai a conoscenza della nuda verità sulla faccenda.
Il libro di Pappé, seppur anteriore rispetto a questo accordo, è in grado di farci capire esattamente cosa sia stato sbagliato in questi accordi di “pace” e perché si sarebbero dovute intraprendere altre strade.

Dividendo il saggio in tre grandi sezioni – Il collasso, La strada per il futuro e La Palestina del dopo-Israele, anno 2048 – Pappé illustra come, a suo parere, siamo più vicini di quel che si pensi alla realtà riportata nel titolo del libro.
La prima parte è interamente dedicata a un’attenta e minuziosa analisi delle crepe già presenti nello Stato di Israele; segnali più o meno evidenti che, a un occhio attento, mostrano esattamente come la fine dello Stato che da decenni tormenta l’esistenza del popolo palestinese sia più vicina di quanto si possa pensare.

Ilan Pappé
Il morto impegno per una vera pace, le falle nel sionismo e gli ebrei del mondo che non lo riconoscono come condizione necessaria all’ebraismo, il malfunzionamento di Stato ed esercito, la nascita di un nuovo movimento di liberazione palestinese.
Ed è proprio su questo che si apre la seconda parte del saggio, che percorre tappa dopo tappa le possibilità per la convivenza nella Palestina storica, partendo dal fondamentale ruolo della nuova generazione – tanto in Palestina quanto nel resto del mondo – e dalla dolorosa accettazione di quel che è stato: non per colpa, ma per giustizia. Una grande rivoluzione che necessariamente non può coinvolgere soltanto la Palestina, ma che deve coinvolgere ciò che resterà di Israele e il resto del mondo, che dovrà svolgere il proprio ruolo per una pace duratura. 


Particolarmente dolce l’ultima parte, dove sotto forma di diario Pappé s’immedesima in un ebreo sposato con una palestinese nel 2048: il faro nella nebbia, la luce della speranza che illumina il cammino affinché tutti sappiano qual è la strada da prendere.
Verso la pace.

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