giovedì 20 novembre 2025

#Libri: La ferita, la letizia – Faccia a faccia con San Francesco, poeta di Dio e del mondo

Dall’Enciclopedia Dantesca (Treccani, 1970): «“Allegrezza hae prima movimento nell'anima, e chiamasi giubilo; e poi esce nel volto, e dilatasi nella faccia, e chiamasi letizia”. Essa sarà caratteristica delle anime del Paradiso, sì da identificarsi con il valore di "beatitudine", "gioia paradisiaca", "felicità celeste".»


In un immaginario dialogo con San Francesco d’Assisi, Davide Rondoni con il suo La ferita, la letizia – Faccia a faccia con San Francesco, poeta di Dio e del mondo ci racconta dell’uomo dietro il Santo. Uscito il 3 ottobre per Fazi Editore, l’autore percorre la vita del Santo in occasione dell’anniversario della sua morte, nell’anno in cui San Francesco torna a essere celebrato come festa nazionale.  
 
A volte spingersi oltre i propri limiti è un bene, perché si trovano storie e concetti che non avremmo mai pensato potessero raggiungerci, che ci spingono a riflessioni diverse, da altre prospettive. Altre volte, invece, basta poco per capire che certi limiti non vanno testati, non quando gli argomenti si fanno spinosi, non quando certe realtà sono troppo lontane dalla propria.
È stata questa seconda circostanza ad affacciarsi a me già alle prime pagine di questa breve lettura.
Da atea, ho pensato che scegliere un dialogo con un santo, con qualcuno diametralmente opposto a me, potesse essere stimolante e interessante: mi sbagliavo, anche se non del tutto. 
 
“Ma la vita non è una successione di fatti, è il fuoco che li genera e consuma.”

Il necessario excursus sulla vita di Francesco, all’inizio del libro, è servito a chi, ignorante in materia tanto quanto lo sono io, ha bisogno di una delucidazione sulle tempistiche della vita dell’uomo diventato santo.

Pur avendo chiare le tappe della sua esistenza, il modo in cui l’autore ha deciso di approcciarvisi, e soprattutto la profonda fede dell’autore a infarcire le parole, non mi hanno permesso di godermi la lettura, né di apprezzarla davvero, a parte qualche piccola eccezione.
Lo stile di Rondoni mi è stato ostico per l’alternarsi di scelte lessicali particolari alternate a frasi molto più terrene, da tutti i giorni – e se da un lato ne ho compreso l’intento, ovvero quello di mettere Francesco allo stesso piano di chiunque, una persona come tante altre, dall’altro la scelta stilistica, per mio gusto personale, mi ha fatto storcere il naso. 
 
Sono riuscita comunque a comprendere e fare mia l’esperienza di Francesco, così radicato nell’idea del Signore da strapparsi di ogni cosa materiale, accogliere le stimmate e gli insegnamenti di Dio per portarli ovunque. L’uomo mosso da un fuoco incomprensibile ai più, tanto ardente da essere accolto da un Papa e alla corte di un sultano. Tanto caldo e avvolgente da travolgere chiunque, anime rincuorate dalla presenza del Signore.

Gli ultimi capitoli del libro sono dedicati alla breve e intensa disamina del Cantico delle creature, che pare essere il testo poetico più antico della lingua italiana di cui si conosca l’autore, composto da Francesco nel 1224, due anni prima della sua dipartita.
Rondoni analizza i versi sino a giungere a quello culminante – “Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali." – dove Francesco loda persino la morte, eterna compagna da cui non si può scappare, l’ultima liberazione dal peccato mortale prima dell’infinita letizia accanto a Lui

“Invece siamo fatti per disequilibrarci verso l’infinito e verso i suoi segni.”

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