Non mi stancherò mai di ripeterlo: quando si parla di Royal Family lo si dovrebbe fare con cognizione di causa. Essendo un’Istituzione, anche se non ci appartiene, parlarne vuol dire approcciarsi alla storia, ai costumi e alla cultura del Paese monarchico. Per quanto possa sembrare affascinante, quindi, la monarchia non è un argomento da prendere alla leggera mentre si parla dal parrucchiere o con gli amici al bar.
Certo, la comunicazione da rotocalchi e giornaletti ci ha portati a pensare alla Royal Family come intrecci narrativi degni delle più popolari soap: scandali, matrimoni da favola con tradimenti, e addirittura misteri irrisolti. Ma se questa istituzione, soprattutto per i britannici, dura da millenni, non viene il dubbio che dietro ci sia qualcosa di molto più complesso rispetto alla cronaca rosa?
La monarchia britannica esiste, e per questo viene raccontata in tutto il mondo. Soprattutto dalla Regina Vittoria in poi anche i non appartenenti al Regno Unito prendono a esempio i monarchi, guardano a loro con rispetto e critica sempre pronta. Ogni evento pubblico – battesimo, funerale, matrimonio – è sotto gli occhi di tutto il mondo, per questo i media ne enfatizzano l’organizzazione che punta sempre alla perfezione. Così, quando vengono fuori scandali e tragedie, il lato oscuro prende il sopravvento e alla narrazione da favola reale si contrappone il più becero complottismo con tanto di prove portate da una psicologia comportamentale da quattro soldi.
Alle trasmissioni televisive si sono aggiunti i social, TikTok in primis dove gli “esperti Royal” credono di poter spiegare in pochi minuti secoli di eventi. Le vicende complesse degli appartenenti alla monarchia diventano meri pettegolezzi e questo è grave perché non solo si rischia di oscurare il ruolo istituzionale della monarchia – garante di tradizione, simbolo di unità nazionale e ambasciatrice della cultura britannica nel mondo – ma soprattutto ci si azzarda a dipingere in un certo modo personaggi che dovrebbero essere storici e non celebrities ma che nella trascrizione a furor di popolo, di fonti accreditate hanno veramente poco.
Certo, la monarchia stessa sa che immettendosi nei nuovi mezzi di comunicazione l’azzardo è alto, ma sta a noi – se tanto vogliamo definirci colti e intelligenti – comprendere che se vogliamo parlare di famiglie reali dovremmo per lo meno fare un’analisi più alta, competente e consapevole di quello che vorremmo divulgare. Non si sta commentando una serie televisiva, o di romanzi, o le ultime novità della star del momento, insomma.
Ogni volta che parliamo al pubblico – se ai nostri amici o follower poco cambia – di Royal Family stiamo raccontando un qualcosa che ha a che vedere con la politica, la cultura e l’ambito sociale. È geopolitica, antropologia, storia, cultura, usi e costumi messi tutti insieme. Ed è per questo che ogni testa coronata al mondo merita di avere lo stesso rispetto che si riserva a chi ha davvero segnato la Storia.
Certo, la comunicazione da rotocalchi e giornaletti ci ha portati a pensare alla Royal Family come intrecci narrativi degni delle più popolari soap: scandali, matrimoni da favola con tradimenti, e addirittura misteri irrisolti. Ma se questa istituzione, soprattutto per i britannici, dura da millenni, non viene il dubbio che dietro ci sia qualcosa di molto più complesso rispetto alla cronaca rosa?
La monarchia britannica esiste, e per questo viene raccontata in tutto il mondo. Soprattutto dalla Regina Vittoria in poi anche i non appartenenti al Regno Unito prendono a esempio i monarchi, guardano a loro con rispetto e critica sempre pronta. Ogni evento pubblico – battesimo, funerale, matrimonio – è sotto gli occhi di tutto il mondo, per questo i media ne enfatizzano l’organizzazione che punta sempre alla perfezione. Così, quando vengono fuori scandali e tragedie, il lato oscuro prende il sopravvento e alla narrazione da favola reale si contrappone il più becero complottismo con tanto di prove portate da una psicologia comportamentale da quattro soldi.
Alle trasmissioni televisive si sono aggiunti i social, TikTok in primis dove gli “esperti Royal” credono di poter spiegare in pochi minuti secoli di eventi. Le vicende complesse degli appartenenti alla monarchia diventano meri pettegolezzi e questo è grave perché non solo si rischia di oscurare il ruolo istituzionale della monarchia – garante di tradizione, simbolo di unità nazionale e ambasciatrice della cultura britannica nel mondo – ma soprattutto ci si azzarda a dipingere in un certo modo personaggi che dovrebbero essere storici e non celebrities ma che nella trascrizione a furor di popolo, di fonti accreditate hanno veramente poco.
Certo, la monarchia stessa sa che immettendosi nei nuovi mezzi di comunicazione l’azzardo è alto, ma sta a noi – se tanto vogliamo definirci colti e intelligenti – comprendere che se vogliamo parlare di famiglie reali dovremmo per lo meno fare un’analisi più alta, competente e consapevole di quello che vorremmo divulgare. Non si sta commentando una serie televisiva, o di romanzi, o le ultime novità della star del momento, insomma.
Ogni volta che parliamo al pubblico – se ai nostri amici o follower poco cambia – di Royal Family stiamo raccontando un qualcosa che ha a che vedere con la politica, la cultura e l’ambito sociale. È geopolitica, antropologia, storia, cultura, usi e costumi messi tutti insieme. Ed è per questo che ogni testa coronata al mondo merita di avere lo stesso rispetto che si riserva a chi ha davvero segnato la Storia.


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