giovedì 18 settembre 2025

#Intervista: Laura Pegorini

Io e Laura abbiamo avuto una nemmeno troppo breve conoscenza online prima di poterci finalmente incontrare dal vivo. Abitiamo nella stessa città, e bere un caffè all’ombra del Torrazzo è stato il miglior primo incontro che potessi chiedere – senza contare, poi, che Laura è una persona meravigliosa.


Classe 1992, cremonese doc, Laura Pegorini ha all’attivo ben tre pubblicazioni, di cui sono fiera e fervente sostenitrice. Scherzosamente mi definisco la sua fan numero 1 – titolo che, sebbene auto attribuitomi, tutto sommato lei sembra aver accettato (grazie, Laura) – e il motivo c’è: In hora mortis è solo l’ultimo capitolo delle indagini di Febe Trussi, suora cremonese nel 1600, ma la saga mi ha presa dalle prime pagine del primo romanzo. 
 
Non è stato bello solo ritrovare la mia città e il mio dialetto nei libri; altrettanto emozionante è stato vedere pagine intrise di valori, di princìpi saldi e che condivido con il cuore, oltre – come se fosse un’inezia! – a una prosa che definirei pressoché perfetta: senza sbavature, con terminologia accurata e scelta al dettaglio, e una solida base storica per la narrazione di fatti realmente accaduti. 

L’idea di farle qualche domanda sul suo processo creativo e su quel che la sua penna ancora ha in serbo per i lettori è sorta spontaneamente, e la sua disponibilità e gentilezza sono state preziose come sempre. Quindi, grazie a Laura per essersi prestata a queste domande, e aver speso tempo per me

Ciao Laura! Prima di tutto grazie per aver accettato di rispondere a qualche domanda per noi di 4muses, per lasciarci uno spiraglio alla porta della tua arte. 

Vuoi raccontare di come hai cominciato a scrivere, di come ti sei approcciata al mondo della scrittura e dell’editoria?
 
Ciao, grazie mille dell’invito!
Vengo da una famiglia semplice, ma dal forte temperamento artistico e i libri hanno sempre circolato tra le pareti, benché ognuno avesse i suoi gusti. Sin da piccola sono sempre stata una lettrice voracissima e dalle pagine lette alle pagine scritte è stato davvero un attimo! C’è una bellissima fotografia di me a circa quattro anni in pigiama, seduta sul divano con i piedini in bella vista, mentre sorrido a favor di obiettivo mentre sono impegnatissima a scarabocchiare su un quaderno a quadretti con una penna troppo grossa per le mie manine. Da allora, non ho più smesso!
Con l’università ho iniziato a seguire corsi e workshop di scrittura (NN Editore, Haiku Edizioni, Edigho, per dirne alcuni) e ancora ne seguo per aggiornarmi e consolidare la tecnica, e intanto ho iniziato a pubblicare sulle riviste online, che considero una palestra imprescindibile. Poi, nel 2018 ho conseguito il Master di I livello in Prodotti e Professioni dell’editoria presso l’Università degli Studi di Pavia, utilissimo non solo per lavorare all’interno di una casa editrice, ma anche per capire come collaborarvi e presentare i miei scritti nel migliore dei modi alle persone giuste. È stato infatti con la pandemia, nel 2020, che ho per caso trovato il sito di Segreti in Giallo Edizioni, casa editrice che mi sembrava adatta a un racconto che avevo scritto l’anno precedente durante il mio Erasmus in Polonia… e il resto è storia!

Come si svolge il processo creativo, per te? Cosa ti porta ispirazione, cosa ti esorta a continuare a scrivere?

Che domanda difficile! Allora, credo che tutto dipenda dal testo su cui sto lavorando, ma in generale credo che la progettazione sia fondamentale. A volte la storia e i personaggi ti sorprendono e prendono una strada tutta loro e io li lascio fare, ma non dovrebbe essere la normalità, a parer mio. L’ispirazione spesso mi viene da un messaggio che voglio lanciare o persone a cui voglio dare una voce, soprattutto se sono i miserabili di cui parlava Victor Hugo o gli strani di cui parlava invece Luigi Pirandello. Credo che l’ispirazione sia una scintilla da alimentare e più si soffia, più cresce: allo stesso modo, alimento l’idea iniziale con la ricerca su fonti, con immagini, musiche e letture interessanti. Attualmente, per esempio, ho iniziato a usare una visual board in cui scrivo tutto, sottolineo con colori diversi e incollo polaroid che scatto e cartoline o ritagli di giornale. Cosa mi esorta a continuare? Questo! Il processo creativo è divertente, catartico e rilassante, per cui il benessere personale è un ottimo incentivo… ma soprattutto, quando le persone attorno a me mi sostengono e sconosciuti mi avvicinano per complimentarsi o chiedere, beh è questo l’incentivo migliore.

I tuoi libri – “La negromante", “Bismillah" e “In hora mortis”, tutti e tre parte della serie de Le indagini di Febe Trussi – sono stati pubblicati dalla casa editrice PubMe, suddivisa in collane che funzionano come piccole case editrici a loro volta, nel tuo caso la collana Belle époque. Com’è il processo di lavoro e pubblicazione dei romanzi? Vuoi raccontarci qualcosa della tua esperienza personale?

Posso parlare a nome io, che scrivo un genere ancora un po’ di nicchia e ho un pubblico piccolo ma tosto (e ne siamo orgogliosi, amici miei!), come mi ha spiegato la mia editor. 
Dopo aver consegnato il testo il più possibile pulito da refusi e problemi vari, si attendono i tempi tecnici di lettura e revisione, che sono del tutto imprevedibili: nel mio caso, ho dovuto aspettare parecchio perché nel calendario editoriale erano previste già molte altre pubblicazioni e una casa editrice cerca sempre di pubblicare il libro giusto al momento giusto, ma anche il libro che sia più adatto al trend del periodo per fare un po’ di cassa. Bisogna sempre ricordare che, passione e lavoro intellettuale a parte, gli editori sono imprenditori e le case editrici aziende in cui ci sono professionisti che lavorano. Una volta rivisto, l’editor mi invia la seconda bozza con le note del redattore che io riguardo e rimando con le modifiche e le aggiunte del caso. Infine, uno dei momenti più esaltanti: il “visto si stampi”, cioè la bozza definitiva che viene inviata al reparto grafica per la copertina. Lì io non metto becco perché all’università ho rischiato la bocciatura più volte negli esami di grafica, quindi mi fido ciecamente! Da lì, quello che anche il pubblico vede: i comunicati stampa, la pubblicità sui social e sui giornali… è un momento caotico e fantastico in cui mi pare di vivere a 100 km/h e che può dare assuefazione. 
La mia unica perplessità riguardo alla pubblicazione è la concorrenza: in Italia si pubblica molto più di quanto si legga e la richiesta/l’offerta sembra andare verso una omogeneità e una banalizzazione che non mi piacciono affatto. 

Nei tuoi romanzi hai scelto di raccontare della tua città natale, Cremona, in un periodo storico particolare. Da dov’è venuta questa idea, e quante ore di ricerca hai dovuto dedicare alla Cremona del 1600 di cui parli?

Ore? E chi lo sa! Parlerei di almeno tre o quattro mesi, fra una pausa e l’altra… E meno male che esiste internet, altrimenti la Biblioteca Statale e i miei spacciatori di libri mi avrebbero già denunciata alle autorità competenti.
In realtà, raccontare la mia città in un periodo storico inusuale è stato un caso fortuito che mi ha cambiato la vita. Quando ho scritto la prima bozza del primo romanzo, mi trovavo nel nord-est della Polonia (Kwidzyn, per la precisione), dove a novembre è buio alle 15 e si gelano i capelli solo a uscir di casa. Scrivendo di una giovane donna che lotta contro i pregiudizi e gli stereotipi, ho pensato subito al periodo della caccia alle streghe; tuttavia, i libri e i film che conoscevo sull’argomento si svolgevano tutti in Europa o nel Nord America. Volevo creare qualcosa di originale, di mio, per cui mi sono detta: ma ehi, che è successo nella mia terra? Non sapevo nulla, nonostante ci sia nata e cresciuta e ci viva pure, così ho iniziato a cercare. Allora mi si è aperto un mondo che non ho assolutamente smesso di approfondire. Grazie ai miei romanzi, ho scoperto Cremona e me ne sono innamorata, per questo desidero continuare a raccontarla a me stessa e agli altri.
L’Italia ha un’incredibile diversità di culture e tradizioni, di lingue e di storie e credo sia importante tramandarle e diffonderle come e quanto sia possibile: pensa che alcuni lettori dal Sud Italia mi hanno ringraziato per quel che ho raccontato, anche nel mio dialetto (tradotto nelle note, non c’è da preoccuparsi) e adesso vogliono venire in gita a Cremona!

E ora, ultima domanda ma non per importanza: hai qualche nuovo progetto tra le mani? Se sì, puoi farci qualche spoiler?

Ma assolutamente sì! Al momento, oltre alle presentazioni di “In hora mortis”, sto lavorando a un romanzo un po’ giallo, un po’ dark fantasy ambientato nella Cremona nel 1859, anno in cui la città fu liberata dagli austriaci nei moti del Risorgimento. Pensa che ha già un titolo: “Delia”, come la protagonista, una cartomante molto sarcastica con un superpotere che non posso rivelare perché non mi ha dato il permesso.
Ancora a livello embrionale, ma che voglio sviluppare costi quel che costi, c’è una raccolta di racconti weird a sfondo ecologista: tre racconti sono stati letti e presentati durante una Critical Mass a Cremona e da lì ho pensato che sarebbe interessante prestare la mia penna al servizio dell’ambiente.

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