martedì 23 settembre 2025

#RoyalFamily: Il mito di Lady Diana

Sono passati ventotto anni dalla morte di Lady Diana, eppure è ancora oggi un personaggio che è rimasto nei cuori di molti. Il suo impatto mediatico, negli anni Ottanta e Novanta è stato così importante che nel presente continuiamo a vederla totalmente come vittima di un sistema di cui effettivamente ha sempre fatto parte, piacendole anche molto.


È tra i miei personaggi storici preferiti, eppure non l’ho mai santificata post mortem come spesso accade a chi muore improvvisamente e giovane. In più mi rendo conto che la maggior parte della gente tende a idolatrarla solo per la sua bellezza, perché quando poi comincio a parlare di tutto ciò che è stato il suo operato, della sua mente e dell’impronta che ha lasciato nell’epoca contemporanea, mi rendo conto che pochi sanno effettivamente di cosa si sta parlando.

Così oggi vorrei omaggiarla non semplicemente “perché era più bella di Camilla, quindi meritava di essere Regina” – non lo penso, anzi. Secondo me così come Carlo è stata vittima di un’Istituzione all’epoca ancora poco aperta ai matrimoni per amore – ma per quello che effettivamente è stata. 

Iniziamo a dirlo fin da subito: Diana non è mai stata vittima, né è mai stata del tutto pura e innocente. Si è mantenuta vergine per poter diventare regina, gli Spencer hanno sempre ruotato attorno ai Windsor e quando sua sorella maggiore ha rifiutato il fidanzamento con Carlo perché non poteva accettare ci fosse Camilla tra i due, Diana ha preso il suo posto, ben consapevole di quanto stava facendo. Nei suoi diari scrive: “Non ero innamorata di Carlo, ma del ruolo di Regina”, con buona pace di chiunque neghi ciò.
Ma nonostante questo la sua fragilità è sempre stata reale. Lasciata crescere da sola da una famiglia distante – la madre abbandona la famiglia quando lei è poco più di una bambina, il padre si risposa e Diana non va d’accordo con la sua matrigna – nessuno si è mai curato dei suoi evidenti problemi psicologici. Quando, poi, arriva a Palazzo, la Corona fa il danno peggiore. Diana, che per tutto il periodo del fidanzamento con Carlo ha mentito al futuro consorte e famiglia sui suoi interessi, con l’anello al dito si ritrova in un vortice di noia considerevole. L’unico suo svago arriva dal popolo: non neghiamolo, le piace stare al centro dell’attenzione – o non avrebbe mai sognato di diventare étoile nella danza classica prima e Regina poi – e questo va bene, è in linea con il suo ruolo, ma vuole sempre di più. 

Non le basta essere in tutte le copertine dei giornali – era lei stessa a chiamare i paparazzi, e a far parlare sempre bene di sé in cambio di scoop da Palazzo – né essere al primo posto per tutti gli inglesi, ma non solo. Vuole che anche Carlo si innamori perdutamente di lei, nonostante lei non lo ami e i due siano distanti anni luce. Carlo, però, ha occhi, cuore e anima solo per Camilla e questo Diana non lo accetta, arrivando alla grande vendetta che conosciamo tutti: quella dell’intervista con la confessione pubblica del tradimento del marito. “Nel nostro matrimonio siamo in tre”, gran signore Carlo nella sua replica conferma tutto, ma non dice una parola sugli innumerevoli amanti della ormai ex moglie. 
Che ci piaccia o no, a certi livelli avere amanti è un fatto più che normale, ma devono rimanere privati; se non per far un favore alla Corona, almeno per la propria dignità. Il motto (non ufficiale) della Royal FamilyNever complain, never explain” (trad. “Mai lamentarsi, mai spiegarsi”) dovrebbe diventare un nostro preziosissimo mantra, se vogliamo vivere una vita con eleganza e nobiltà d’animo.

Comunque, tornando a noi: Diana ha evidenti problemi psicologici, ma sia la famiglia d’origine che quella acquisita continuano a ignorare, fino a renderla una donna sola, infelice e vittima, sì, ma di se stessa e della sua voglia di vendicarsi che, con le sue scelte azzardate, la porterà alla morte

Va a Parigi con Dodi Al-Fayed e rifiuta la scorta reale – di cui aveva ancora diritto perché madre del futuro re – solo per far uscire le foto delle vacanze trascorse insieme al noto imprenditore, e perché? Perché si era da poco lasciata con il medico Hasnat Khan. I due avevano avuto una storia seria, tanto che avevano persino pensato al matrimonio. Poco dopo l’incidente, sentito dalla polizia, l’uomo dichiara:
La mia principale preoccupazione riguardo al nostro matrimonio era che la mia vita sarebbe stata un inferno per via di chi lei era. Sapevo che non sarei stato in grado di vivere un’esistenza normale e che, se avessimo avuto dei figli, non avrei potuto portarli da nessuna parte o fare con loro quelle cose che tutti i genitori fanno.
Insomma, la relazione tra i due era così seria che avevano parlato di matrimonio, figli, secondo alcune fonti persino di trasferirsi in Pakistan, ma quando cominciano a uscire i primi articoli sulla coppia, lui non riesce ad accettare la pressione e Diana vola a Parigi per farsi mostrare felice come se nulla fosse, sperando così di farlo tornare da lei. La fine la conosciamo già. 

Sarebbe andata diversamente se avesse avuto fin da subito, dalla sua famiglia di origine il sostegno e l’aiuto psicologico che meritava? Non possiamo saperlo… 
Avendo subito affrontato la parte torbida, non possiamo che dire che i ruoli migliori di Diana sono stati quelli di madre e icona della contemporaneità. Se come principessa lasciava a desiderare perché si annoiava molto durante gli eventi e non accettava che l’attenzione andasse tutta su Carlo, facendo l’impossibile pur di attirarla su di sé, con i due figli è stata impeccabile, esemplare. Affettuosa anche in pubblico, in un momento in cui la Royal Family ancora voleva apparire fredda e distaccata nei rapporti, Diana ha sempre voluto proteggere i figli, almeno per quanto riusciva a fare, visto la stampa. È vero che all’epoca sia William che Harry, secondo le loro dichiarazioni, preferivano passare del tempo con il padre perché non erano presenti i paparazzi, ma nel bene e nel male, quella che oggi è la loro comunicazione, la loro vita e il loro rapporto con i figli è merito di Diana, che ha voluto e saputo ammorbidire la famiglia reale rendendosi pubblicamente una madre materna, anche se futura Regina.


Farò solo un accenno sull’iconicità nella società contemporanea. Moda, stile, ancora oggi la figura di Lady Diana ispira artiste, attiviste, scrittrici e registe. Anche le generazioni più giovani, quelle che mai l’hanno vista in vita, continuano a descriverla come una donna che ha sempre lottato per l’indipendenza, la sensibilità e l’essere se stessa nonostante le aspettative della società. Ed è proprio per il forte divario tra la sua luce e la sua ombra che quanto ruota attorno a Lady D. più che interesse sembra un culto. Tra serie TV, documentari, podcast e biografie, Diana Spencer è stata raccontata, scoperta e rivisitata così tante volte che persino a me, amante e studiosa delle famiglie reali, gira la testa al solo pensiero. 


Ma forse, questo attaccamento alla sua figura, non viene da una insana forma di sadismo? Voler sapere, voler scavare nei suoi dolori – a meno che non lo si faccia per lavoro o per vivo interesse per le monarchie europee – potrebbe voler semplicemente dimostrare che amiamo il dolore, quando è degli altri. Amiamo vedere figure femminili (che inconsciamente ancora associamo al sesso debole) tragiche, mai amate veramente, spezzate. Abbiamo così reso Diana l’archetipo perfetto per la vittima immolata, senza considerare che ogni cosa che le è successa, è stata una conseguenza delle sue scelte impulsive e spesso sprovvedute.

Forse, considerarla come l’eterna donna fragile e piangente dice più di noi che di lei che non vogliamo accettare che una donna bellissima può essere anche molto dark, e non solo estremamente materna, dolce e sensibile…

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