Lungi da me fare paragoni, non mi piacciono, non li sopporto e io per prima prendo con enorme complimento quando non si rivede in me nessun autore presente o passato. Semplicemente, sapevo che non sarebbe stato un libro come gli altri e forse è per questo che ho atteso molto a leggerlo.
Perso nel trambusto della vita contemporanea, dove ogni minuto è fondamentale per... ancora nessuno di noi ha capito cosa e dove tutto deve essere fatto di fretta e furia, senza pensare davvero o senza chiedersi il perché, un uomo decide di scappare a un passo dal giorno in cui cambierà per sempre la sua vita.
Vola in Irlanda, nella piccola, sperduta e forse sconosciuta isola del Gaeltacht. Non sa quale sia il motivo che lo ha spinto lì, ma quando seduto su di una panchina rossa incontra una pecora e scopre di poter comunicare con lei, il perché si fa strada, così come ritorna in superficie la consapevolezza di cosa conta davvero nella sua vita.
Se si pensa all’Irlanda è inevitabile pensare anche alla magia, alla profondità che il luogo trasuda, ed è forse per questo che è collocata in uno dei punti più impervi del pianeta dal punto di vista climatico. L’Irlanda attrae, ma allo stesso tempo allontana e spaventa perché per tutti noi rappresenta quel viaggio da organizzare bene, da andare in un certo periodo dell’anno per vedere determinate cose, perché mica puoi andarci quando poi arriva l’autunno, senza sapere come e dove, e poi come fai a comunicare con chi parla in gaelico?
Quando penso all’Irlanda, penso soprattutto alle Rune. È grazie all’amore ancestrale che mi lega a questa terra – amo ripetere che sono nata proprio il giorno di San Patrizio – pur non essendoci mai stata e non provando nessun impulso nell’andarci, non amando viaggiare, che ho imparato l’alfabeto runico, a leggerle, che ho studiato la mitologia norrena, la storia celtica… e in Go Deo ho rivisto Raido, tra l’altro primissima Runa che ho estratto nella mia vita e da cui di conseguenza ho dato inizio alla mia rinascita, nel lontano 2013, la runa del viaggio, quella che ci mette nella condizione di dire: “Vai, esci dal cancello della tua casa e inizia a vedere molto altro. Espandi i tuoi orizzonti, vola più in alto che puoi, non voltarti”. L’uomo dalle scarpe bianche incarna Raido, nella sua scelta impulsiva di partire, di osservare, con la sua voglia di scoprire cosa sia e conoscere quel moto interiore che sente, cosa c’è che gli sfugge e che non può vedere nella sua città.
La fedele compagna pecora può benissimo rappresentare Fehu nell’ideale materiale di bestiame e sicurezza nel compimento della propria vita: una pecora sa che deve fare la pecora, mica può mettersi a diventare una mucca o un uccello; ma allo stesso tempo ha in sé la voglia di arricchirsi spiritualmente, solo perché è una pecora questo non vuol dire che non possa conoscere concetti che egoisticamente pensiamo solo umani, come l’amore, la libertà, la fiducia o anche la gelosia. Eppure anche gli animali ne sanno qualcosa e se potessero davvero parlarci sono sicura che ci aiuterebbero più di molti altri nostri simili.
È per questo che il libro, pur avendo una trama che potremmo definire fantasy tra pecore pensanti e folletti, descrive la realtà più di quanto possiamo immaginare, anche perché l’Irlanda questo incarna: un posto dove la magia è così reale da farci vedere la vita per quella che realmente è.
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