“Gioco pericoloso”, uscito il 13 marzo 2025, prodotto da Matteo Rovere e Sydney Sibilia per Groenlandia è il nuovo thriller psicologico diretto da Lucio Pellegrini che tenta di esplorare le complesse dinamiche di un triangolo amoroso, mescolando desiderio, arte e segreti sepolti nel passato. Nonostante il cast interessante e un’idea di base che poteva dar vita a un racconto avvincente, il film non riesce a mantenere le aspettative, scivolando in schemi narrativi prevedibili e in una messa in scena che fatica a creare una vera tensione emotiva.
Crediti delle foto: Lucia Iuorio.
L’armonia della coppia, però, viene improvvisamente spezzata dall’arrivo di Peter Drago (Eduardo Scarpetta), un giovane e promettente artista contemporaneo che riesce a instaurare un’immediata sintonia con Carlo, grazie alla loro comune passione per l’arte e la letteratura. Tuttavia, è la reazione di Giada alla presenza di Peter a destare i primi sospetti: la donna appare turbata, inquieta, quasi come se quell’incontro riportasse a galla un capitolo della sua vita che aveva cercato di dimenticare.
Con il passare del tempo, il rapporto tra i tre personaggi si trasforma in un gioco psicologico in cui desiderio e pericolo si intrecciano. Mentre la tensione cresce, emergono verità scomode e legami nascosti che rischiano di far crollare tutto ciò che Giada ha costruito fino a quel momento.
L’idea alla base del film è interessante e poteva offrire un racconto ricco di colpi di scena e tensione, ma la sceneggiatura, purtroppo, non riesce a sfruttare appieno il potenziale della storia. Una delle principali debolezze del film è la sua prevedibilità: molte delle dinamiche tra i personaggi seguono schemi già visti in numerosi thriller psicologici, rendendo alcuni sviluppi narrativi fin troppo intuibili.
Gli elementi di suspense, invece di crescere gradualmente e mantenere lo spettatore sul filo del rasoio, si rivelano spesso poco incisivi, con svolte narrative che non riescono a stupire. Il film sembra voler giocare con la tensione erotica e il sottotesto psicologico, ma lo fa in maniera poco efficace, senza mai spingersi davvero oltre la superficie.
La regia di Lucio Pellegrini è pulita e tecnicamente solida, ma manca di quella carica emotiva e visiva che un thriller di questo tipo dovrebbe avere. Alcune sequenze che dovrebbero essere cariche di tensione risultano invece dilatate e prive di mordente, smorzando l’efficacia del racconto. La fotografia, per quanto elegante e ben curata, non riesce a creare un’atmosfera realmente inquietante, lasciando il film in una sorta di limbo tra il dramma sentimentale e il thriller psicologico senza mai abbracciare completamente nessuno dei due generi.
Uno degli elementi più promettenti del film era il cast, ma anche in questo caso il risultato è altalenante.
Elodie nel ruolo di Giada dimostra un’ottima presenza scenica e offre un’interpretazione convincente nei momenti di maggiore fragilità del personaggio. Tuttavia, il suo ruolo risulta limitato da una scrittura che non approfondisce realmente il suo tormento interiore, lasciando molti aspetti della sua storia irrisolti.
“Per quanto riguarda il personaggio, ho cercato di empatizzare con lui e capire cosa muovesse questa donna che è allo stesso tempo manipolatrice e manipolata, come capita in fondo a tutti. Il mio rapporto con il cinema? Sono entusiasta, mi dà un’ulteriore occasione per crescere professionalmente e come donna”- afferma Elodie durante la conferenza stampa di presentazione del film
Adriano Giannini nei panni di Carlo offre una performance professionale, ma il suo personaggio rimane poco sfaccettato: il tormento dello scrittore in crisi non viene esplorato in modo sufficientemente profondo, riducendolo a un uomo che subisce gli eventi più che esserne parte attiva. Eduardo Scarpetta interpreta Peter Drago con il giusto carisma, ma il suo personaggio non riesce mai a essere davvero magnetico o pericoloso come il film vorrebbe suggerire. La sua presenza in scena è efficace, ma manca quel tocco di ambiguità che avrebbe potuto rendere il suo ruolo più affascinante e inquietante.
“Sono contento di questo ruolo in un thriller perché è un genere troppo poco frequentato in Italia: il segreto sta nel far crescere l'ansia di minuto in minuto altrimenti non funziona” afferma Eduardo Scarpetta durante la conferenza per la presentazione del film
Il problema principale sta nella costruzione dei personaggi: tutti e tre avrebbero potuto essere molto più sfaccettati, ma la sceneggiatura li tratta in maniera piuttosto superficiale, lasciando che siano gli attori a tentare di dare profondità a ruoli che sulla carta risultano poco incisivi.
“Sono solo tre esseri umani che hanno bisogno di esistere e ognuno lo fa a volte a discapito degli altri, ma questo non vuol dire esseri cattivi” - afferma Elodie durante la conferenza stampa di presentazione del film
“Gioco pericoloso” è un film che parte da premesse interessanti ma che, alla fine, non riesce a distinguersi all’interno del panorama dei thriller psicologici. La prevedibilità della trama, la mancanza di reale tensione e un approfondimento superficiale dei personaggi impediscono alla pellicola di lasciare il segno.
Nonostante la regia pulita e un cast che fa il possibile per dare credibilità ai ruoli, il film non riesce a costruire il senso di inquietudine e suspense che una storia del genere avrebbe richiesto.
La pellicola è un’opera che potrebbe intrattenere chi cerca un thriller leggero e senza troppe pretese, ma che difficilmente lascerà un’impressione duratura negli spettatori. Un’occasione sprecata per un racconto che avrebbe potuto esplorare in maniera più incisiva i temi dell’ossessione, dell’arte e dei segreti sepolti nel passato.
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