La maggior parte dei film, specie hollywoodiani, è in spasmodica cerca di sensazionalismo, di spettacolo e di azione a tutti i costi. Una ricerca quasi sfrenata che porta il film a essere o inutilmente frenetico o a mancare proprio di quella sofferta enfasi tanto bramata da risultare perfino noioso. Wim Wenders non l’ha mai fatto, regalando film pacati e pregni di emozioni autentiche, e decide di non abbandonare la linea fedele con la sua nuova opera “Perfect Days”, candidata agli Oscar per il miglior film straniero.
La pellicola segue Hirayama, interpretato magistralmente da Koji Yakusho, un addetto alla pulizia dei bagni pubblici di Tokyo durante delle normali giornate lavorative. Tutto qui. Non accade nulla di eclatante o che potrebbe dar via ad una trama ordinaria, in verità non è presente nessuna trama. E la forza del film risiede proprio in questa assenza di vicende. Le giornate del protagonista sono tremendamente normali, prive di qualsivoglia evento fuori dall’ordinario se non quelle piccole sorprese, nel bene e nel male, che possono accadere a ognuno di noi. Lo straordinario risiede nel modo in cui Hirayama approccia a una vita tendenzialmente abitudinaria e mite, con il perenne sorriso e la gioia delle piccole cose e delle quotidiane passioni: la cura delle piante, in un rapporto quasi panico con la natura, la fotografia, i libri, il bagno a fine giornata e la musica. Quest’ultima altro elemento di forza e di caratterizzazione del personaggio che accompagna tutto il film con hit degli anni ‘60 e ‘70.
Perfect Days è questo, un sorriso magnetico che riesce ad accompagnare giorni qualunque in un inno alla normalità e alla gioia del quotidiano. La regia in questo senso riesce a nascondersi nelle inquadrature, scomparendo, evitando virtuosismi di sorta ma donando estrema sincerità al racconto.
Perfect Days è questo, un sorriso magnetico che riesce ad accompagnare giorni qualunque in un inno alla normalità e alla gioia del quotidiano. La regia in questo senso riesce a nascondersi nelle inquadrature, scomparendo, evitando virtuosismi di sorta ma donando estrema sincerità al racconto.
Il mondo di Hirayama è lontano da quello in cui vivono gli altri, un mondo silenzioso e particolare nelle proprie abitudini uguali a se stesse che rende il protagonista “uno strano” e che solo gli occhi della giovinezza possono percepire nella propria interezza. Il protagonista non vive alla giornata, ma vive appieno la giornata, nella propria particolarità e nella propria unicità, pur nella ripetizione quotidiana delle stesse azioni.
Il film lento nella sua dolcezza ovviamente non è il tipico prodotto cinematografico di puro intrattenimento che fa al caso di tutti. Ma per quelli che lo scelgono risulterà un placido invito a cogliere il diverso nella routine. A vivere giorni di perfetta ordinarietà.
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