Ormai non è più giovedì senza le nostre consuete interviste. Oggi è la volta di Tekla, che abbiamo intervistato in occasione dell’uscita del suo ultimo singolo: “Male”, avvenuta il 23 febbraio 2024.
Quanto quello che ha suscitato in noi, lo capirete presto dalle domande.
Classe ’94, anche lei si avvicina alla musica e alla poesia da giovanissima, così a soli dodici anni partecipa al concorso “L’Italia che canta 2006”, stando per la prima volta sia su un palco, sia davanti una telecamera. Il concorso si conclude con la vittoria del Premio Qualità, che la sprona a proseguire con il suo percorso.
Studia canto assieme alla jazzista e concertista americana Irene Robbins, nel 2014 pubblica il suo primo singolo: “Sola e Sporca”, in modo indipendente.
Nel 2015 partecipa al talent show “The Voice of Italy” che la fa conoscere anche al grande pubblico da casa.
Nel 2016 firma il suo primo contratto discografico con Fonoprint Studios e pubblica “Via”, curato da Cristian Riganò.
Nel 2017 produce il suo primo album, “Marama” con influenza afro-pop e afro-beat.
Dal 2019 inizia un percorso indipendente di autoproduzione che include la creazione di testi e suoni per altri artisti, divenendo così autrice. Assieme a Ilaria ha pubblicato: “Isola”, “Déja vu”, “Non perdo mai” e “Eh Bam Bam” (produzione Double Deejay).
Nel 2023 escono i singoli da solista: “A volte capita” e “Tutte le volte”.
“Male” tratta la tossicità nelle relazioni e mi ha colpito la scelta di pubblicizzarlo per lo più su OnlyFans, che si associa ai contenuti espliciti per maggiorenni, almeno si spera lo siano. Come e perché è nata questa idea?
Esattamente, si spera di trovare contenuti espliciti, ma ciò che spesso speriamo come nelle relazioni non coincide con ciò che troviamo. L’esigenza di utilizzare il canale OnlyFans per la promozione del singolo nasce proprio in funzione del significato interno alla copertina e al brano, di quanto sia semplice male interpretare contenuto e contenitore.
Solitamente quando concludiamo qualsiasi tipo di relazione, se si ha davvero amato, si tende a guardare i difetti, ai “malesseri” dell’altro. Invece in “Male” c’è una presa di coscienza abbastanza schietta che va alla prima persona. Può essere te che hai scritto il testo, come chiunque di noi che lo ascolta. Credo sia estremamente difficile rendersi conto dei propri errori e fare ammenda di questi, quindi ti chiedo: ti sei trovata in difficoltà con la scrittura del testo?
Personalmente, credo che sia un ego abbastanza distruttivo quello che dà per scontato che l’errore avvenga sempre solamente da una direzione e che non sia la propria, ritengo per questo chiave del brano, una profonda autoanalisi. Al tempo stesso da sempre credo che sia riduttivo percepire un buono e un cattivo, in ogni situazione ognuno di noi cambia ruolo, si tratta spesso di punti di vista. È sicuramente stato difficile rivivere determinate tematiche nel momento in cui ho scritto il brano.
La copertina mi rimanda un concetto che ricordo sempre a me stessa, e cioè che gli esseri umani sono vittime e carnefici in primis di se stessi. Nel brano dici: “Sto bene con i mostri nella mia testa” che mi ha portato due immagini, a seconda del tipo di ascolto del brano. La prima, forse più negativa, fa riferimento al “Sto bene così come sto, non voglio cambiare, ciao”; la seconda, estremamente positiva dal mio punto di vista, è “Ho fatto amicizia con loro e ora sto bene, riesco a domarli”. A quale delle due immagini senti di collocare “Male”?
L’immagine comune sicuramente alla coerenza. Possiamo fare tantissimo lavoro su noi stessi, ma conoscere i nostri limiti è già in parte un superamento di essi.
La frase sono fatta così e basta, la ritengo abbastanza immatura, credo faccia parte di una fase di non accettazione. Mi piace collocare invece l’immagine che anche in altri brani riporto spesso, dell’aver confidenza con le proprie ferite e i propri lati scuri e propri grazie a questa confidenza riuscire ad averne anche un siero.
Poi ancora mi ha colpito: “Forse forse ho sbagliato qualche cosa/ a dirti tutto quello che pensavo/ sarà che anche quando resto muta la mia faccia sa parlare chiaro” eppure si pensa che una comunicazione chiara e sincera sia alla base per dei rapporti sani. Secondo te c’è un limite o in questo caso la persona tossica è l’altra che non ha saputo o voluto accettare la sincerità?
Credo che la sincerità sia la base di ogni rapporto, ma che non legittimi a essere anche violenti nella comunicazione. Ci sono miriadi di modi per esprimere ciò che pensiamo senza ferire gli altri, pesandole parole e soprattutto preoccupandoci di cosa possono scaturire nell’ascoltatore.
Lo devo chiedere, perché ricordo la tua prima esibizione a The Voice e mi hai lasciata davvero meravigliata. Occhi increduli, il mio udito che applaudiva… qual è stato il primo pensiero che ti è venuto quando ci sono girati quattro coach su quattro?
Il mio primo pensiero è stato “Allora è vero”. Ero decisamente incredula, non pensavo funzionasse sul serio così, ed è stato tutto un fortissimo impatto. Solo nel momento in cui si sono girati ho capito cosa stava succedendo.
Premessa: anche se molti vedono le sfide come qualcosa di negativo o che mette ansia, io invece le associo a un’opportunità di crescita e miglioramento personale. Mi sanno di entusiasmo, e quindi sotto questa veste voglio chiederti: qual è la sfida più grande che hai affrontato finora e quale quella che ti auguri?
Le sfide sono essenziali quindi ben venga soprattutto soprattutto nel momento in cui sviluppiamo gli strumenti per affrontarle, senza di dubbio la parte più complessa è stata riuscire a ritrovare un team di lavoro con cui creare nuovi brani, ma soprattutto non smettere di mettere lo stesso entusiasmo Nonostante gli incidenti di percorso.
Grazie per le splendide domande, per nulla per scontate è stato un piacere fare due chiacchere insieme. Un abbraccio forte.
Ricambiamo forte l’abbraccio, ringraziandoti ancora tanto per la disponibilità. È stato bello poterti conoscere.
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