venerdì 15 marzo 2024

#StorieRomane: Ludus Magnus

Quando andiamo su via Labicana, nei pressi del Colosseo, sentiamo spesso questo discorso, nelle diverse lingue e/o dialetti italiani:

«E questo cos’è?»
«Boh, e che ne so!».

Non neghiamo che anche noi eravamo completamente ignoranti le prime volte che lo abbiamo visto – chi sta scrivendo, essendo romana de Roma si riferisce ai primi anni del liceo, alle sue prime uscite per il centro – e se adesso conosciamo la sua storia è solo perché abbiamo il dono della curiosità.

Quindi eccoci qui per parlare del Ludus Magnus, in modo tale che nessuno di noi potrà più rispondere: “Boh, e che ne so!
 
Chi mastica un po’ di latino saprà già praticamente tutto: ludus, infatti, significa sia “gioco” che “palestra per gladiatori”, magnus è l’aggettivo “grande.” Va da sé che il Ludus Magnus è la più grande palestra dei gladiatori, voluta e costruita da Domiziano tra l’81 e il 96 d.C..
Sorge nei pressi del Colosseo, tra l’Esquilino e il Celio, dove in precedenza vi era una domus tardo-repubblicana, distrutta dal famoso incendio sotto la guida di Nerone.

Riproduzione di come doveva essere
ai tempi di Domiziano
Lo scopo della palestra è facilmente intuibile: fungeva come posto di allenamento per i gladiatori che poi si sarebbero esibiti negli spettacoli all’Anfiteatro Flavio.

Ai tempi dovevano sembrare sicuramente maestosa: era un edificio rettangolare di almeno due piani, con al centro un cortile, il quale era decorato da fontane, lastre marmoree, probabilmente affreschi di natura ludica. Dal cortile si poteva accedere a delle caserme con all’interno delle celle che erano gli alloggi dei gladiatori stessi. A oggi se ne possono vedere ancora quattordici. Queste caserme prendevano i nomi di: Ludus Gallicus, Matutinus e Dacius, a indicare l’appartenenza regionale dei gladiatori che lì abitavano.
Piccola chicca: pare che anche l’imperatore Commodo, grande appassionato degli incontri tra gladiatori, abbia avuto il piacere di soggiornare lì.
Tornando al cortile, lì era presente un piccolo anfiteatro dove i gladiatori potevano allenarsi in maniera più realistica, con tanto di spettatori che potevano assistere comodamente seduti in un’altrettanta piccola càvea.

Dalla palestra i gladiatori potevano accedere comodamente al Colosseo camminando lungo una galleria sotterranea.
Dobbiamo pensare che a un certo punto della Storia i gladiatori, soprattutto i più famosi, erano considerati al pari dei calciatori di adesso: avevano visibilità, notorietà, fama e non era raro che a spettacolo concluso si intrattenessero nei loro alloggi con alcune ragazze, per lo più schiave scelte per soddisfare i loro bisogni fisici.

Resti delle celle dei gladiatori
Ma non è finita qui: alla struttura si aggiunge il Summum Choragicum (deposito dei macchinari scenici), il Saniarum (ricovero e cura dei gladiatori feriti), lo Spoliarium (dove giacevano i gladiatori morti per essere spogliati) e gli Armamentaria (dove venivano deposte le armi e le armature a spettacolo concluso).

Dal 98 al 117, con l’imperatore Traiano, il Ludus Magnus ha ricevuto una fase di restauro, con un aumento di piano di circa un metro e mezzo ed è effettivamente quello che a oggi è visibile.
Un altro restauro, forse, è avvenuto sotto Odoacre, visto che i giochi con gli animali andarono avanti fino al 536; quando poi questo tipo di svago fu interrotto, il Ludus Magnus sembra sia stato utilizzato come luogo di sepoltura per le classi più umili.

La scoperta del Ludus Magnus è avvenuta nel 1937, quando iniziarono gli scavi per i nuovi palazzi tra via di San Giovanni in Laterano e via Labicana. Ci sono voluti poi una ventina di anni per esplorare tutta la struttura.

Ciò che ci affascina è vedere come la vita dei nostri avi Romani non fosse così diversa da quella di adesso: anche oggi vediamo orde di tifosi che amano andare a vedere gli allenamenti dei calciatori, in attesa di sostenerli per le partite di campionato. Certo, oggi siamo meno brutali rispetto al passato, almeno dal punto di vista fisico.

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