Oggi nel mondo si contano otto miliardi di persone, migliaio più migliaio meno; il livello di inquinamento dei mari, delle falde, dei fiumi sale mentre il livello dei ghiacciai scende, le foreste bruciano e le terre si desertificano spingendo interi popoli a una migrazione ininterrotta…eppure, eppure si parla di crisi delle nascite!
Un’ineffabile signora in una intervista ha dichiarato che le donne dai diciotto anni devono pensare a fare figli, quanti e con chi e per quanto tempo della loro vita fertile è solo un dettaglio, che la signora non ha chiarito; ora, il problema della procreazione gli umani (gli animali hanno molto più buon senso pratico) se lo sono posto fin da quando hanno capito come funziona il sesso e subito dopo ne hanno fatto il centro, non del divertimento che ne deriva quando è consenziente ma di un continuo mercimonio, di un esercizio di potere. Per rispondere in parte alla signora di cui sopra, e per cercare di capire meglio cosa accade quando la procreazione non è una scelta ma un obbligo, lasciamo la parola a Esiodo e della sua Teogonia.
Un’ineffabile signora in una intervista ha dichiarato che le donne dai diciotto anni devono pensare a fare figli, quanti e con chi e per quanto tempo della loro vita fertile è solo un dettaglio, che la signora non ha chiarito; ora, il problema della procreazione gli umani (gli animali hanno molto più buon senso pratico) se lo sono posto fin da quando hanno capito come funziona il sesso e subito dopo ne hanno fatto il centro, non del divertimento che ne deriva quando è consenziente ma di un continuo mercimonio, di un esercizio di potere. Per rispondere in parte alla signora di cui sopra, e per cercare di capire meglio cosa accade quando la procreazione non è una scelta ma un obbligo, lasciamo la parola a Esiodo e della sua Teogonia.
Questo cantatemi, o Muse, che abitate le olimpie dimore, fin dal principio, e ditemi quale per prima nacque di loro. Dunque per primo fu Caos, e poi Gaia dall’ampio petto, sede per sempre di tutti gli immortali che abitano la vetta nevosa d’Olimpo, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade, poi Eros, il più bello fra gli immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dei e gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio. Qui Gaia per primo generò, simile a sé, Urano stellato, che l’avvolgesse tutta d’intorno, che fosse ai beati sede sicura per sempre.
Ecco, immaginate questa forza soprannaturale che forgia il Cosmo, che è matrice di ogni magnificenza che l’occhio umano possa contemplare, pensate alla Grande Madre, alla Dea Primigenia e che succede secondo il racconto di Esiodo?
Quanti nacquero da Gaia ed Urano, ed erano i più tremendi dei figli, furono presi in odio dal padre fin dall’inizio, e appena uno di loro nasceva, tutti li nascondeva, e non li lasciava venire alla luce, nel seno di Gaia; e si compiaceva della malvagia sua opera Urano, ma dentro si doleva Gaia prodigiosa, stipata.
Allora, i miti sono miti ma cosa ci vorrebbe dire Esiodo? Che se il maschile si unisce al femminile non amorevolmente ma in maniera violenta, non riconosce la sua manchevolezza ma trasferisce il peso della sua vergogna sulla donna!
Però qui parliamo di Gaia, della Dea Madre
Allora ella escogitò un artificio ingannevole e malvagio. Presto, creata la specie dello scuro adamante, fabbricò una gran falce e si rivolse ai suoi figli e disse a loro aggiungendo coraggio, afflitta nel cuore: "Figli miei e d’un padre scellerato, se voi volete obbedirmi potremo vendicare il malvagio oltraggio del padre Vostro, ché per primo concepì opere infami." Così disse e a tutti allora prese il timore, né alcuno di loro parlò, ma, preso coraggio, il grande Crono dai torti pensieri rispose con queste parole alla madre sua illustre: "Madre, sarò io, lo prometto, che compirò questa opera, ché d’un padre esecrabile cura non ho, sia pur mio, ché per primo compì opere infami".
E zac, lo evirò.
Questo è l’inizio del mondo così come lo canta Esiodo che, forse coevo di Omero vide o sentì di tutte le opere scellerate del genere umano e, per dare a quelle guerre, a quei massacri una giustificazione, le fece derivare sin dall’origine del mondo, come opera scellerata della progenie di Urano. Torniamo a oggi, al Pianeta che scoppia, il Climate Clock che segna il tempo ci dice che ci rimangono poco più di sette anni per invertire la tendenza al riscaldamento globale dopo di che Gaia, Terra, Madre di tutte le creature non sarà più la stessa. Ma se Gaia è Madre di tutte le creature, se dà loro il meglio di sé, se le sfama, offre paesaggi mozzafiato, è l’unico posto in cui noi possiamo vivere allora, perché non lo amiamo? Perché non lo rispettiamo? Siamo anche noi figli di Urano, siamo dei mostri tali da disgustare perfino il padre? Meritiamo di essere sepolti nelle viscere di Gaia per sempre?
Intanto in tutti i Paesi che lamentano la crisi demografica le più tartassate sono le tante Gaia che concepiscono figli e non sono supportate economicamente, non hanno una rete sociale, non possono usufruire di servizi, tutto il costo in termini non solo economici grava su di loro. Ma è giusto che tutto il peso del futuro gravi sulla donna?
A questo punto ci chiederete, cosa centra Esiodo e la teogonia con tutto ciò? Noi pensiamo che è così che l’uomo da sempre costruisce i suoi dei, a sua immagine, li identifica con le sue paure, i suoi desideri, misura attraverso loro la sua grandezza e la sua miseria e ne fa il modello della sua vita.
Così, contagiato da ciò che vede avvenire intorno a sé, Esiodo, o chi per lui, immagina che Gaia crei Urano perché vorrebbe farne il suo compagno; la magnificenza del creato espressa dalla Terra e dal Cielo, la bellezza assoluta, la perfezione. Ma Esiodo vive la realtà della vita e sa di che cosa sono capaci gli uomini e Urano, il maschio che la donna partorisce, invece di amarla e rispettarla la stupra, la segrega, la svilisce; Urano profana Gaia e le creature che nascono da quel maschile violento, predatorio, sono dei mostri che lui non vuole vedere, li teme, sa che lo detronizzeranno ma non è capace di combatterli così li nasconde, nega loro di venire alla luce, obbliga Gaia a tenerli dentro di sé.
Quanti se ne vedono di mostri così ogni giorno, quante donne subiscono la sorte di Gaia e sono punite per il fatto stesso di essere donna.
Ma Gaia non è solo Madre, è l’Essenza stessa della Vita, Lei da sola ha creato l’Universo e non accettando quell’affronto, decide di punire Urano e si serve di uno dei tanti mostri che lui aveva generato.
Così Crono evira Urano ma è Gaia che forgia la falce e si libera con un colpo solo di Urano e di tutta la sua progenie.
Il Pianeta soffre, Gaia soffre. Noi abitanti della Terra, progenie di Urano, liberati da Crono, arrogantemente la violentiamo ogni giorno ma noi ci chiediamo: e se Gaia un giorno si stancasse di noi? Se decidesse di troncare col genere umano? La Terra, Gaia, può fare a meno di noi, ma noi possiamo fare a meno di lei?
Ecco, immaginate questa forza soprannaturale che forgia il Cosmo, che è matrice di ogni magnificenza che l’occhio umano possa contemplare, pensate alla Grande Madre, alla Dea Primigenia e che succede secondo il racconto di Esiodo?
Quanti nacquero da Gaia ed Urano, ed erano i più tremendi dei figli, furono presi in odio dal padre fin dall’inizio, e appena uno di loro nasceva, tutti li nascondeva, e non li lasciava venire alla luce, nel seno di Gaia; e si compiaceva della malvagia sua opera Urano, ma dentro si doleva Gaia prodigiosa, stipata.
Allora, i miti sono miti ma cosa ci vorrebbe dire Esiodo? Che se il maschile si unisce al femminile non amorevolmente ma in maniera violenta, non riconosce la sua manchevolezza ma trasferisce il peso della sua vergogna sulla donna!
Però qui parliamo di Gaia, della Dea Madre
Allora ella escogitò un artificio ingannevole e malvagio. Presto, creata la specie dello scuro adamante, fabbricò una gran falce e si rivolse ai suoi figli e disse a loro aggiungendo coraggio, afflitta nel cuore: "Figli miei e d’un padre scellerato, se voi volete obbedirmi potremo vendicare il malvagio oltraggio del padre Vostro, ché per primo concepì opere infami." Così disse e a tutti allora prese il timore, né alcuno di loro parlò, ma, preso coraggio, il grande Crono dai torti pensieri rispose con queste parole alla madre sua illustre: "Madre, sarò io, lo prometto, che compirò questa opera, ché d’un padre esecrabile cura non ho, sia pur mio, ché per primo compì opere infami".
E zac, lo evirò.
Questo è l’inizio del mondo così come lo canta Esiodo che, forse coevo di Omero vide o sentì di tutte le opere scellerate del genere umano e, per dare a quelle guerre, a quei massacri una giustificazione, le fece derivare sin dall’origine del mondo, come opera scellerata della progenie di Urano. Torniamo a oggi, al Pianeta che scoppia, il Climate Clock che segna il tempo ci dice che ci rimangono poco più di sette anni per invertire la tendenza al riscaldamento globale dopo di che Gaia, Terra, Madre di tutte le creature non sarà più la stessa. Ma se Gaia è Madre di tutte le creature, se dà loro il meglio di sé, se le sfama, offre paesaggi mozzafiato, è l’unico posto in cui noi possiamo vivere allora, perché non lo amiamo? Perché non lo rispettiamo? Siamo anche noi figli di Urano, siamo dei mostri tali da disgustare perfino il padre? Meritiamo di essere sepolti nelle viscere di Gaia per sempre?
Intanto in tutti i Paesi che lamentano la crisi demografica le più tartassate sono le tante Gaia che concepiscono figli e non sono supportate economicamente, non hanno una rete sociale, non possono usufruire di servizi, tutto il costo in termini non solo economici grava su di loro. Ma è giusto che tutto il peso del futuro gravi sulla donna?
A questo punto ci chiederete, cosa centra Esiodo e la teogonia con tutto ciò? Noi pensiamo che è così che l’uomo da sempre costruisce i suoi dei, a sua immagine, li identifica con le sue paure, i suoi desideri, misura attraverso loro la sua grandezza e la sua miseria e ne fa il modello della sua vita.
Così, contagiato da ciò che vede avvenire intorno a sé, Esiodo, o chi per lui, immagina che Gaia crei Urano perché vorrebbe farne il suo compagno; la magnificenza del creato espressa dalla Terra e dal Cielo, la bellezza assoluta, la perfezione. Ma Esiodo vive la realtà della vita e sa di che cosa sono capaci gli uomini e Urano, il maschio che la donna partorisce, invece di amarla e rispettarla la stupra, la segrega, la svilisce; Urano profana Gaia e le creature che nascono da quel maschile violento, predatorio, sono dei mostri che lui non vuole vedere, li teme, sa che lo detronizzeranno ma non è capace di combatterli così li nasconde, nega loro di venire alla luce, obbliga Gaia a tenerli dentro di sé.
Quanti se ne vedono di mostri così ogni giorno, quante donne subiscono la sorte di Gaia e sono punite per il fatto stesso di essere donna.
Ma Gaia non è solo Madre, è l’Essenza stessa della Vita, Lei da sola ha creato l’Universo e non accettando quell’affronto, decide di punire Urano e si serve di uno dei tanti mostri che lui aveva generato.
Così Crono evira Urano ma è Gaia che forgia la falce e si libera con un colpo solo di Urano e di tutta la sua progenie.
Il Pianeta soffre, Gaia soffre. Noi abitanti della Terra, progenie di Urano, liberati da Crono, arrogantemente la violentiamo ogni giorno ma noi ci chiediamo: e se Gaia un giorno si stancasse di noi? Se decidesse di troncare col genere umano? La Terra, Gaia, può fare a meno di noi, ma noi possiamo fare a meno di lei?
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