giovedì 29 febbraio 2024

#Intervista: Moro

Giovedì è un giorno della settimana forse ignorato, fateci caso: il lunedì è odiato, il martedì viene considerato non così tanto male, il mercoledì osannato per essere a metà e il venerdì è praticamente considerato weekend.
Ecco perché abbiamo deciso di dedicarlo, per quanto possibile, alle interviste. Oggi mandiamo online quella fatta al rapper Moro che ringraziamo di tutto cuore per la sua disponibilità.  

Prima, come al solito, una breve bio.

 
Moro, all’anagrafe Lorenzo Moroni, nasce a Montecatini Terme nel 1994.
A quindici anni si avvicina alla musica rap scrivendo dei testi che rimangono a lungo chiusi nel cassetto. Dobbiamo infatti attendere il 2018 per la sua prima uscita, che darà il via a diversi mixtape/album/ep e singoli.       
Il 30 giugno 2003 esce “Ittoryu Freestyle”, in collaborazione con il beatboxer Karn; dopo due settimane vede la luce il singolo “Movie”, prodotto da Criss_bone. A settembre dello stesso anno arriva “Tiger Woods” e l’annuncio ufficiale che sta lavorando a un nuovo album.
The Outsider” esce così in tutte le piattaforme digitali il 19 gennaio 2024 e “Non Fa Per Te” è il singolo estratto per il passaggio nelle radio.

Il suo stile è unico, sapiente nell’uso del Rap classico intervallato con il Trap, oggi tanto chiacchierato. Quello che secondo noi conta, però, sono i messaggi che un’artista vuole dare e quelli di Moro non sono così scontati.      

Come ogni rapper sono tante le citazioni che utilizza, le sue vanno dai film, alle poesie e ai personaggi sportivi e del mondo dello spettacolo. Questa sua versatilità fa sì che l’album scorra tranquillamente in noi, senza appesantire l’orecchio in filoni illogici di pensiero che sfociano inevitabilmente nel grottesco, comuni in alcuni suoi più noti colleghi, e no, non faremo nomi.

Primo apprezzamento: il Prologo di “The Outsider”, il tuo nuovo album in uscita dal 19 gennaio. Da scrittrice amo tantissimo questa prima parte di un’opera e vederla anche nei dischi è per me davvero entusiasmante. Proprio nel tuo “Prologo” parli di tutte le cattiverie o critiche negative che si sono mosse contro di te e come queste non abbiano interferito con il tuo essere. Credi sia più un fattore di orgoglio, della serie “non mostro la sofferenza”, o al contrario di umiltà, perché alla fine il tuo intento è fare quello che vuoi, non primeggiare?

Credo che la risposta sia nel mezzo. Da una parte credo che sia questione di orgoglio, quando senti tanto parlare gli altri da una parte provi a capire se hanno ragione, se hai sbagliato qualcosa, però quando ti accorgi che non hai nulla da invidiare agli altri anzi, in alcuni casi dovrebbe essere il contrario, ti viene spontaneo volerlo dimostrare e dirlo ad alta voce, o almeno questo per me.  D’altra parte, come viene detto nel Prologo, e come hai ribadito tu, il mio intento è fare ciò che voglio ed era giusto ribadirlo per chi pensa il contrario.

Quello che mi piace tanto del genere rap è la crudezza, la schiettezza con cui si va al punto. Nel tuo singolo “Non fa per te” dici che “Il vero lusso è essere libero”. Secondo te possiamo davvero essere liberi in questa società? E se sì, come?

Purtroppo nella società odierna essere completamente liberi è un’utopia. Basti pensare che per sopravvivere abbiamo bisogno di lavorare, per guadagnare soldi che servono a comprare cose irrinunciabili come il cibo. Siamo tutti schiavi di orari, consuetudini e molto altro e col passare degli anni la nostra libertà è sempre più ristretta, basti pensare ai social, la maggior parte delle persone è schiava del telefono che riesce a farci sentire liberi di fare ciò che vogliamo, mentre in realtà è l’esatto opposto.
Quando sono al microfono, ecco, è quello il momento in cui io sono veramente libero.

Uno dei tuoi primi brani è stato “Non fa per me” e come spesso accade – o come dovrebbe accadere per la vita di tutti – si cresce. Come è cambiato Moro in questi anni e come è cambiato Lorenzo?

Mi fa strano fare distinzione tra Lorenzo e Moro, perché il secondo non è un personaggio oppure un'estensione del primo, sono sempre stati una cosa sola. Sopra o sotto un palco, davanti a un microfono oppure al bar, non esiste questa distinzione tra l'uno e l’altro.
In ogni caso sicuramente sono maturato, sia nella scrittura che nella mentalità, so bene che adesso devo fare delle scelte più consapevoli, so che non mi posso mettere in competizione o provare a seguire le mode, come è giusto che facciano i ragazzi più giovani, ma questo non toglie che possa continuare a sperimentare.

Di certo il brano non è semplice, ma lo è la quotidianità che hai voluto esprimere nel suo videoclip. Questo mi ha fatto pensare: spesso siamo noi a complicarci la vita, siamo i classici: “forti a parlare, sì, ma dietro un monitor”, che poi è la chiave moderna di parlare dietro le spalle. Anche nel video hai scelto i luoghi di Montecatini Terme, quindi delle tue radici. Quanto è fondamentale, per te, rimanere saldo a esse?

Più che restare attaccato alle radici penso sia giusto mostrare la realtà, soprattutto nel nostro genere. Qua è dove tutto è iniziato e se un giorno dovessi andarmene, continuerei a portarmi i locali, le strade e tutto il resto nel cuore, d’altronde è in questa città che ho trovato la maggior parte di tutto ciò che ha ispirato i miei testi.

Hai una passione per il cinema e allora ti chiedo: immagina di essere in uno di quel film d’azione un po’ fantascientifici e un tizio misterioso ti rivela che sei il prescelto per resettare completamente la società. Cosa faresti?

Mi getterei subito a capofitto in questa missione. Mi piace caricarmi sulle spalle le responsabilità e le aspettative della gente. Da un certo punto di vista lo faccio già con la musica dando voce ai miei amici e non solo, e poi se sono il prescelto vuol dire che riuscirei nell’impresa, quindi sia che sopravviva o che muoia nel completare la missione ne uscirei da leggenda.


Visto che nell’album parli anche di ferite emotive e tradimenti, prendo spunto e qui ti chiedo, sperando di ricevere la risposta più cruda possibile, fermo restando che sono la prima a non credere nel per sempre e dare per scontato i tradimenti – forse perché ne ho ricevuti abbastanza – si può davvero andare avanti fregandosene del dolore che è stato inflitto? E se sì, ti, prego, dimmi come!

Purtroppo penso sia impossibile fregarsene, il dolore inflitto rimane sempre, non c’è modo di cancellarlo, però si può imparare a gestirlo. Io per esempio ho imparato a conviverci, ho imparato a non mostrarlo, a far sembrare che vada tutto bene anche quando vorresti spaccare tutto e scappare il più lontano possibile. Però ogni persona è diversa e quindi non possiamo gestirlo tutti allo stesso modo. Io detesto mostrare le mie debolezze e i miei punti deboli, forse è grazie a questo lato del mio carattere che riesco a farlo. Allinizio mi limitavo a reprimere il tutto poi col tempo sono maturato e ho capito che non c’era nulla che potessi fare per cambiare certe situazioni e questo a reso il tutto più facile.

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