venerdì 8 gennaio 2021

#Costume&Società: Metafisica ne "La bella addormentata nel bosco"

"So chi sei, vicino al mio cuor, ogn’or sei tu…" l’avete letto cantando, vero? Bene, allora fate parte, come noi, della schiera che è cresciuta a pane e classici Disney.

Noi di 4Muses amiamo l’etichetta Disney, anche se ciò può apparire troppo banale o superficiale. Ma, come ormai ben sapete, amiamo addentrarci nelle profondità del tutto. Credete davvero che “La bella addormentata nel bosco” non abbia riferimenti alla metafisica, o alla filosofia trascendentale? Mettetevi comodi, e fate un respiro profondo perché stiamo per introdurci nelle profondità di un insegnamento non trascurabile.

Il classico Disney prende spunto dalla fiaba dell’italiano Gianbattista Basile: “Sole, Luna, e Talia” (1636). Ripresa poi da Perrault, (1697) dove c’è un continuo nel corso degli anni per la principessa, e rimodernizzata dai fratelli Grimm (1812). Nell’adattamento Disney la fiaba è molto più dolce nei modi e nelle scene. Non affronta il tema dello stupro, né del tradimento. Ma non per questo il significato è meno importante.

“La bella addormentata nel bosco” è il sedicesimo classico Disney, distribuito nelle sale degli Stati Uniti a gennaio del 1959, mentre in Italia è uscito il primo dicembre dello stesso anno. La Disney ha scelto Aurora per il nome della principessa, come nell’opera di Čajkovskij. Mentre nella favola di Perrault, Aurora è il nome della primogenita, in quella dei Grimm lei si chiama Rosaspina e, come abbiamo già visto, Basile la nomina Talia. Il nome del principe Filippo viene scelto in onore del Duca di Edimburgo, all’epoca molto popolare. È il primo classico Disney in cui il principe ha un nome, ed è anche il primo classico Disney dove la principessa compare per meno minuti rispetto al personaggio maschile. E nel prosieguo della lettura vi sveleremo il perché…

Il film inizia con il corteo per la nascita della principessa Aurora. L’intero regno, dai nobili al popolo, si reca a palazzo per porgerle gli omaggi. Nello stesso giorno il piccolo Filippo, principe ereditario del regno vicino, viene promesso come suo legittimo sposo e c’è l’incontro tra i due futuri coniugi, mentre sono ancora dei bambini. Filippo non è proprio contento di ciò, e appare una smorfia di perplessità sul suo volto appena vede la piccola in fasce. I più felici sono senz’altro i due padri dei bambini, molto amici e gioiosi per il giorno in cui uniranno i loro due regni. Vi abbiamo già accennato alla storia della dualità e dell’unità, vi ricordate? Sono invitati tutti, anche tre piccole fatine che donano alla bambina tre virtù: Flora dona alla principessa il dono della beltà, Fauna il dono del canto e Serenella non fa in tempo a concederle il suo, che appare Malefica. È abbastanza amareggiata per non essere stata invitata, ironizza sul mancato invito e finge di non essersela presa. Ma quando Serenella le ricorda che non è comparsa sulla lista degli inviti poiché ospite non gradita, Malefica va su tutte le furie e lancia una maledizione alla bambina: il giorno del suo sedicesimo compleanno si pungerà con il fuso di un arcolaio e morirà. Le guardie tentano invano di bloccarla, la strega scompare in una risata diabolica. L’unica che può rimediare a ciò è Serenella, la stessa fata che aveva sfidato Malefica. Dona quindi ad Aurora una benedizione: lei non morirà, ma cadrà in un sonno profondo finché il bacio del vero amore non verrà a svegliarla.
 
I tre doni sono le tre qualità forti che noi tutti abbiamo. Atteggiamenti, pregi, talenti… sono tutti doni che abbiamo ricevuto dal momento in cui siamo nati. L’Ego, Malefica, è ciò che si mette in mezzo. È ciò che ci dice: “Tutto molto bello, sarai bellissima, di una bellezza spirituale, e canterai benissimo, ok. Ma tanto morirai a sedici anni punta da un fuso.” Sono i nostri dubbi, le nostre incertezze, gli ostacoli che noi stessi mettiamo lungo il nostro cammino. Serenella è la luce della speranza, quella parte di noi che dice: “Ok, calma. Vivrai delle difficoltà, è ovvio, ma non ti porteranno a una fine. Ti porteranno solo a una stasi, a un momento in cui non dovrai fare assolutamente nulla se non dormire, osservare l’interno”. Badiamo bene anche che Filippo e Aurora sono destinati da subito a sposarsi, un giorno. E tra i due chi più lo sa è proprio il primo, che dovrebbe avere già tra i sette e gli otto anni.

Torniamo al film. Le tre fate cercano un modo per evitare il tragico destino di Aurora, e convincono i genitori ad affidare loro la figlia, che faranno crescere nel bosco, lontana dalla corte e dalle grinfie di Malefica. Si prenderanno cura di lei, rinunceranno alla magia e diventeranno perfettamente umane. Le cambieranno il nome in Rosaspina (come nella favola dei fratelli Grimm) e avrà l’obbligo di non dare confidenza agli sconosciuti. In più il Re ordina ai suoi sudditi di bruciare tutti gli arcolai del regno.

In un certo senso, questi siamo noi quando diamo ascolto agli impedimenti messi dal nostro Ego per non progredire. Non andiamo a nutrire i nostri talenti, né diamo loro modo di esprimersi al meglio. Ci soffochiamo, ci chiudiamo, rinunciamo al coraggio di volare per paura di cadere. Addirittura cerchiamo di cambiare il nostro Essere: Aurora che diventa Rosaspina. 
 
"«Mi dispiace tanto, non volevo spaventarvi.»
«Non è questo. È solo che voi siete un... un...»
«Un estraneo? Ma non ti ricordi? Ci siamo già conosciuti...»
«Davvero?»
«Ma sicuro! L'hai detto tu stessa: nei tuoi sogni.»"

Il tempo passa, e Rosaspina/Aurora diventa una bellissima ragazza di sedici anni. Tra varie peripezie, le tre fatine hanno davvero rinunciato alla magia. Decidono di prepararle una sorpresa di compleanno, così dicono alla ragazza di recarsi nel bosco per raccogliere delle bacche. Lì incontra i suoi unici amici: gli animali. Si mettono a intonare dei canti, poi lei racconta il bellissimo sogno che ha fatto, più volte, dove si innamora di un principe. Nel frattempo, Filippo, attratto dalle note che risuonano nel bosco, decide di andare alla  fonte, sicuro si tratti di un folletto dei boschi. In groppa al suo cavallo, corre all'impazzata, finché non cade in un laghetto. Agli animali non sfuggono il cappello, il mantello gli stivali messi da Filippo lì vicino ad asciugare, li prendono e sorprendono Rosaspina mascherandosi da principe. In questo momento parte la celebre canzone Disney. Filippo, vedendo gli animali rubarsi i suoi averi, li rincorre e si accorge di Rosaspina. Non si limita solo ad ammirarla, bensì canta e balla con lei. I due si innamorano, e decidono di riverdersi la sera stessa, a casa di lei. Nel frattempo, nella casa in mezzo al bosco, le tre fate cercano di cucire un vestito per il compleanno di Rosaspina per il suo ritorno dai genitori, e di cucinarle una torta di compleanno. Non riuscendo a fare tutto da sole, decidono di ricorrere alla magia, stando ben attente a non farsi vedere. Chiudono porte e finestre, tappano ogni buco presente. Ma il tutto degenera in una lite tra Serenella e Flora, che si sfidano per decidere il colore del vestito: rosa o blu? (maschile o femminile?) ignare del fatto che è proprio questo ad attirare il corvo di Malefica, uscito per cercare Aurora. La strega, infatti, nonostante la sparizione della bambina sedici anni prima, non si è mai arresa al ritrovarla per far avverare la sua profezia.

Arriva un momento della nostra vita dove, pur non rendendocene conto, utilizziamo i nostri talenti e le nostre abilità per sfuggire dalla prigione che ci siamo creati. Aurora è bella e canta, questo attira Filippo, la sua possibilità di libertà. È cresciuta con la paura di conoscere l’altro, di aprirsi alla vita e nonostante i timori iniziali, dati dagli insegnamenti delle tre zie, così le chiama, il suo cuore abbassa le barriere e accoglie Filippo. Dall’altro canto, Filippo, che ha sempre saputo si sarebbe un giorno unito ad Aurora, la conosce come Rosaspina, non sa che è la principessa, e se ne innamora. È pronto a sfidare il destino, ad andare contro il volere del padre e del Regno per la donna che ama. Le due parti si sono sempre incontrate: nei sogni. E non è forse nei sogni che incontriamo il nostro inconscio? La nostra parte oscura, l'altra metà di noi stessi? Non è forse attraverso i sogni che apprendiamo chi siamo, che riconosciamo delle lezioni? Che capiamo quali situazioni ci fanno del male, e quali del bene? Non è forse nel momento in cui sogniamo che siamo davvero unità? Anche le tre fate abbassano le barriere, tornando a utilizzare il loro potere. Questa piccola libertà le mostra agli occhi del corvo: l’Ego.


Aurora torna a casa e annuncia felice il suo incontro alle tre zie. Loro le dicono che purtroppo non potrà mai avvenire nulla, e le viene svelata la verità: lei è una principessa ed è giunto il momento che torni a casa dai suoi veri genitori. Filippo annuncia al padre di essersi innamorato di una contadinella, che rinuncerà ad Aurora per sposarsi con Rosaspina. Ma quando arriva alla casa del falegname, ad attenderlo c’è Malefica che lo imprigiona nelle sue segrete.

La nostra parte femminile e la nostra parte maschile si sono riconosciute e hanno deciso di unirsi. Siamo felici, viviamo in uno stato dove ci rendiamo conto per la prima volta di essere vivi, di essere veramente umani. Non conduciamo più la vita monotona, al riparo da tutto e tutti, ma anzi, siamo pronti all’imprevisto, gioiamo, siamo come in un'altra dimensione. Abbassando questa guardia, troviamo l’Ego pronto a ostacolarci, di nuovo. Allora torniamo a dividerci: una parte si arrende a lui, "tornando a casa"; l’altra, imprigionata e arrabbiata, pensa a un modo per abbatterlo definitivamente. 
 
 "«Aspetta, principe Filippo! La strada del vero Amore può essere cosparsa di ancor tanti pericoli che tu dovrai affrontare da solo. Quindi, armati di questo magico scudo di Virtù, e di questa possente spada di Verità. Poiché queste armi di Giustizia trionferanno sul male.»"

Aurora torna a casa, triste, piangente. E sola nella sua stanza, viene attirata da una luce: quella di Malefica. La segue fino a pungersi il dito con il fuso di un arcolaio. Subito dopo cade a terra, addormentata. Le fate decidono di indurre al sonno tutto il regno, per evitare che il tempo passi. Con l’aiuto delle tre, che gli donano uno scudo di virtù e una spada di Verità, Filippo riesce a fuggire via, ma nel cammino incontra di nuovo Malefica che gli ostacola la strada con rovi dalle spine giganti, fino a trasformarsi in un drago. E proprio in quel momento, quando lei è al massimo delle sue forze, lui le trafigge il petto con la spada. Malefica muore, lui corre da Rosaspina/Aurora, la bacia e la principessa si risveglia. Assieme a lei si desta tutto il regno, pronto a festeggiare il compleanno della principessa e il matrimonio con Filippo.

È quando accettiamo il destino che l’Ego ci impone, che cadiamo nella sua trappola. Ne siamo prigionieri e addormentati. Quanti rinunciano al vero scopo personale, gli orientali lo chiamano Dhamma, per una vita nella “grigiosità” della comfort zone? Prima o poi, la nostra parte guerriera prende potere. Possono volerci anche cento anni, più vite, quindi, ma la parte Filippo in noi riesce a uscire di prigione, sconfiggere il drago e unirsi con l’altra metà. E questo potere di Giustizia lo abbiamo solo nel momento in cui abbiamo dalla nostra le armi di Virtù e Verità. Nel film vengono date in dono a Filippo dalle tre fate, ma se le tre fate sono i nostri talenti, le nostre abilità, i doni che la Vita ci offre. Queste armi, quindi, le abbiamo dal momento in cui beviamo dal calice stesso della Vita, accettando con gratitudine il tutto. Quando teniamo in mano Virtù e Verità, allora possiamo abbattere ogni barriera in noi e ricongiungere le due parti interne.


Vedete, per anni la società ha pensato all’altra metà della mela come a un qualcosa di esterno, ma non è così. Noi siamo già completi. Le uniche due parti che si devono unire, sono dentro di noi. Noi siamo Aurora e Filippo, siamo Malefica e siamo le virtù che abbiamo in dono. Il vero segreto sta nell’accettare tutto, nell’essere consapevoli del tutto.

Siamo unità interiore ed esteriore. “Gli altri siamo noi”: i nemici, la vita, gli affetti, l’universo intero… siamo tutto nel suo insieme. Ecco perché la Disney si è concentrata di più su Filippo, ha dato modo di sviluppare la nostra parte guerriera ed eroica, pronta a risvegliare quella femminile, della creatrice, per riprendere il pieno di potere di ciò che siamo sul serio.

Vi consigliamo di rivedere nuovamente "La Bella Addormentata nel Bosco", disponibile su Disney+ con occhi e orecchie nuove, aprendovi al grande insegnamento di Walt Disney.

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