Siamo
giunti alla seconda stagione della recente serie prodotta dalla Disney sul franchise
dell’amatissima saga di Guerre Stellari, “The
Mandalorian”, creata da Jon Favreau, prodotta dalla Lucasfilm e disponibile su Disney+.
Ambientata cinque anni dopo le vicende narrate ne “Il ritorno dello Jedi” e venticinque prima de “Il risveglio della Forza”, in “The
Mandalorian” viene raccontata la storia di Mando (il Mandaloriano del titolo, il cui nome vero è Din Djarin),
un guerriero solitario cacciatore di taglie che si imbarca in una missione per
recuperare una preda, il Bambino,
appartenente alla stessa specie di Yoda
e capace di controllare la Forza. Scovato, il Mandaloriano consegna la taglia
al cliente, ma poco dopo si pente della scelta fatta e lo recupera, dando così
inizio ad una storia di protezione.
Dopo questa premessa, iniziamo con il quesito del titolo: quali sono i motivi che dovrebbero spingere il pubblico a guardare “The Mandalorian”?
I mandaloriani sono una sorta di setta, che persegue la cultura della guerra
come fonte di orgoglio e onore. Nella saga di Star Wars erano alleati dei Sith
(dei cattivi della storia, in pratica). Durante le nuove guerre Sith, i
mandaloriani dichiararono guerra sia ai Jedi (i buoni nella saga) che ai Sith e,
al termine dello scontro e dell'inizio di una pace duratura, i mandaloriani
cominciarono a dimenticare la loro natura bellica, diventando in un secolo mercenari organizzati in piccoli clan indipendenti.
1 - LA PATERNITÀ
Tutta la
storia della serie tv gira intorno al concetto di paternità. La dinamica
genitore-figlio, esplorata solo superficialmente nella saga di “Star Wars”, qui diventa elemento
cardine. Ryan Britt, autore di diversi libri su Luke Skywalker (protagonista
della trilogia originale di “Guerre Stellari”, di cui la scena più memorabile
rimane nello scontro con suo padre Dath Vader de “Luke, sono tuo padre”) ha scritto: "per anni il franchise di Guerre stellari ha evitato di mostrare un
rapporto genitore-figlio. Con Mando e Baby Yoda, finalmente qualcosa sta
cambiando.” Il personaggio di Mando mette in luce le difficoltà dell’essere
un genitore single (mercenario ma anche unico tutore del “bambino”). Per il
piccolo Baby Yoda, il protagonista arriva a fare continui sacrifici, un po’
come un vero e proprio genitore. La sua è una paternità inaspettata, neanche
voluta pienamente fino al pieno riconoscimento, ma che si consolida nel corso
degli episodi nell’esperienza comune dell’abbandono.
2 - NATURA VS CULTURA
Bene e male, natura e cultura sono elementi molto frequenti nella saga di Star Wars. In “The Mandalorian” vediamo come la natura di chiunque può cambiare, partendo proprio dal rapporto del cacciatore di taglie con Baby Yoda, che arriva a smussare i propri angoli per proteggere il piccolo. Altro esempio è nel droide IG-11, robot nato come cacciatore di teste e riprogrammato per fare da balia. Mando non si fida di lui, convinto che non si possa cambiare la natura del droide, quindi inaffidabile, ma “i droidi non sono né buoni, né cattivi: sono il semplice riflesso di coloro che li programmano” e con cura possono fare del bene.
3 - IL CAST
In “The Mandalorian” troviamo un cast d’eccezione, a partire da chi si nasconde dietro la maschera del mercenario: Pedro Pascal, che era Oberyn Martell ne “Il Trono di Spade” e Javier Peña in “Narcos”. Il cattivo della serie, Moff Gideon, è interpretato anche da un volto noto, Giancarlo Esposito, che in “The Boys” interpreta Stan Edgar e Gus Fring in “Better Call Saul”. Altro personaggio ricorrente è l’Armaiola, interpretata da Emily Swallow, che interpreta Amara nella serie “Supernatural”.
Nessun commento:
Posta un commento