In una Milano oggi deserta e silenziosa, siamo andate a scoprire uno dei misteri di una delle sue chiese più belle ed importanti, ovvero quello del serpente della basilica di Sant’Ambrogio.
Nella chiesa del patrono della città, precisamente su uno dei capitelli corinzi delle colonne che costeggiano la navata centrale, è situata la scultura in bronzo di un serpente.
La più famosa basilica meneghina, seconda solo al Duomo, fu edificata fra il 379 ed il 386 per volere di Ambrogio, allora vescovo di Milano. Essa sorge in una zona un tempo adibita alla sepoltura dei cristiani che furono uccisi durante le persecuzioni romane e, nella basilica stessa, venne sepolto proprio Ambrogio, del quale ora si possono vedere le spoglie nella cripta insieme a quelle dei santi Gervasio e Protasio.
Quasi sicuramente, possiamo riferirci alla scultura sopra citata come a Nehustan, il Serpente di Mosè. Fu forgiato in seguito ad una punizione che Dio inflisse al popolo israelita che lamentava la fatica del cammino attraverso il deserto, mandando loro serpenti per morderli a morte. Mosè intercedette per loro presso Dio, che gli disse appunto di forgiare il serpente in bronzo e di lasciarlo in vista di modo che chi fosse stato morso avrebbe potuto salvarsi solo guardandolo.
La scultura fu per lungo tempo creduta l’originale serpente di Mosè descritto nella Bibbia. Pare invece che, con il passare dei secoli, altri idoli cominciarono ad essere adorati dal popolo oltre al loro unico Dio. Ezechia, re di Giuda che regnò sette secoli prima di Cristo, distrusse gran parte degli idoli, consolidando l’ebraismo in un vero e proprio monoteismo. Il Serpente di Mosè fu salvato da questa epurazione e rimase nascosto per oltre mille anni, quando venne riportato a Milano dall’arcivescovo Arnolfo da Arsago di ritorno dalla città di Bisanzio. Esso era stato donato dall’imperatore d’Oriente Basilio II all’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone III come buon augurio per le nozze della nipote del primo, Zoe, con il secondo e il buon auspicio di riunificare gli Imperi. Tornando in Italia, però, l’arcivescovo scoprì della morte prematura di Ottone III e, quindi, dell’infrangersi del sogno di riunire i due imperi. Tornò quindi a Milano con il Serpente e lo fece collocare nella Basilica di Sant’Ambrogio, simbolo e cuore della cristianità del tempo.
Alcune credenze narrano dei poteri curativi della statua: solo toccando quella colonna, infatti, si potrebbe guarire da dolori intestinali e vermi, patologie che affliggevano la popolazione all’epoca in cui venne costruita la stessa. Ed è forse proprio per colpa di quest’immensa ondata di idolatria verso il serpente che venne posta una croce proprio sulla colonna di fronte.
C’è un altro mistero che aleggia attorno alla statua. Il serpente, in occasione della fine del mondo, prenderebbe vita e, dopo tre sibili, si recherebbe verso la terra in cui fu creato, ovvero la valle di Giosafat, a Gerusalemme.
Ancora oggi questo serpente è coperto da un’aura di magia, tant’è che le persone, ogni qual volta entrano nella basilica, si fermano a toccarlo. Sia mai che porti qualcosa di buono!
Articolo scritto da Claudia!
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