Ophelia, John Everett Millais, 1851/1852. |
Dopo aver visto e analizzato i simbolismi nella famosissima
opera di Bronzino, “Allegoria del Trionfo di Venere”, oggi su 4Muses vogliamo
farvi immergere in un’altra meravigliosa opera piena di significato, storia e
simbolismi: “Ophelia” di John Everett Millais.
Questa volta dal Manierismo Cinquecentesco del Bronzino facciamo un salto avanti di trecento anni e ci immergiamo nel mondo vittoriano dei Preraffaelliti.
Esatto, sicuramente molti di voi avranno riconosciuto il
soggetto dell'opera; è proprio Ofelia, una delle protagoniste di Amleto, tragedia shakesperiana più conosciuta di sempre.
Nella tragedia la ragazza è una giovane aristocratica non appartenente alla
stirpe reale, in quanto figlia di un ciambellano: Polonio. Proprio il lavoro
del padre le permette di prendere residenza nella corte di Elsinore.
Il personaggio di Ofelia raffigura in tutto e per tutto una persona vittima
degli eventi: la giovane è infatti innamorata di Amleto, ma viene delusa da
quello che considera un amore impuro e non reale. Amleto rinnegherà i suoi
sentimenti per lei e sono proprio questo distacco e indifferenza, uniti all’omicidio
del padre che proprio l’uomo commetterà, che porteranno Ofelia a impazzire
completamente e a suicidarsi affogandosi in un corso d’acqua.
"C'è un salice che cresce storto sul ruscello e
specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei intrecciava
ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori
color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le
nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le
sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi
trofei e lei stessa nel piangente ruscello.
Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la
sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo
stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell'elemento. Ma non
poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero
la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa."
- Amleto, William Shakespeare (probabilmente tra il 1600-1602). Atto IV, scena VII.
scorcio del fiume Hogsmill che ispirò Millais. |
Per cinque mesi visse nei pressi del fiume Hogsmill, Ewell, nel Surrey, e prese ispirazione dalla vegetazione presente nei pressi del fiume, lavorando incessantemente per undici ore al giorno (per un totale di circa milleseicentoottantatre ore), e solo per ricreare il paesaggio pieno di simbolismi che oggi in molti amano e studiano.
Elizabeth (Lizzie) Siddal. |
Per replicare accuratamente l’annegamento del personaggio di Ofelia, Elizabeth, nonostante la continua resistenza che esercitò anche in seguito al cessato funzionamento dei riscaldamenti, fu fatta immergere in una vasca da bagno riscaldata con delle candele, all’interno del suo appartamento di Londra situato al 7 di Gower Street, a Bloomsbury.
Al completamento del dipinto la modella contrasse una forte bronchite che deteriorò e minò permanentemente la sua salute e Millais dovette rimborsare cinquanta sterline per le cure mediche al padre di Elizabeth.
Come abbiamo già accennato, la flora e la vegetazione
presente in questo quadro sono carichi di simbolismi che Millais volle dare per
accentuare ancora di più l’importanza del personaggio e del dipinto.
Il ramo di salice piangente che si inclina verso il volto di Ofelia rappresenta l’amore non ricambiato di Amleto.
Le foglioline di ortica di fianco al salice piangente rappresentano il dolore della ragazza, le margherite galleggianti vicino alla mano destra della protagonista, sono per antonomasia il simbolo dell'innocenza e della purezza. La stessa Ofelia nella tragedia le menziona, affermando "c'è una margherita", nell'Atto IV, scena V.
La lisimachia violacea presente nell'angolo in alto a destra sotto il margine superiore del dipinto, è un'allusione ai «lunghi fiori color porpora» citati nella tragedia: Shakespeare si riferiva in realtà all'orchidea purpurea.
Le rose che galleggiano vicino alla guancia di Ofelia, già menzionate nell'atto IV, scena V (quando Laerte chiama la sorella "rosa di maggio"), sono simboli di gioventù, amore e bellezza.
La ghirlanda di violette attorno al collo di Ofelia è sempre un riferimento e una menzione all'interno dell'atto IV, scena V: "e le violette ti vorrei dare, ma appassiron tutte quando morì mio padre. M'hanno detto che ha fatto buona fine...". Questo fiore, oltre a simboleggiare la fedeltà, è anche una rappresentazione della castità ed della precoce morte della giovane.
L'adonide (molto simile al papavero) accanto alla viola simboleggia il dolore che sta lacerante di Ofelia, dolore messo ancora più in rilievo dalla fritillaria, tra il corpo della ragazza e il margine del fiume e, per finire, il papavero accanto alla ragazza è per antonomasia simbolo del sonno e della morte.
Noi di 4Muses abbiamo avuto l'onore di vederlo dal vivo durante la nostra visita al Tate Britain e vi assicuriamo che i dettagli di questa tela ci hanno lasciato a bocca aperta per minuti interi.
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