giovedì 19 novembre 2020

#Costume&Società: Politically correct

Politicamente Corretto: Un termine per descrivere codardi
eccessivamente sensibili che hanno bisogno
che gli venga indorata la pillola. 
Avete anche voi l'agghiacciante sensazione che si possa parlare liberamente sempre di meno argomenti man mano che la società va avanti?

Il problema qui è che oggi, se si parla delle cose onestamente chiamandole con il loro nome, è un attimo e ci si ritrova sommersi da una flotta di persone pronte a perseguitarti e a crocifiggerti a testa in giù.
Stile San Pietro, con la differenza però che nessuno vi chiede di fare lo sforzo di crocifiggerci in nessun modo, specialmente a testa in giù.
Se non vi siete già alterati e state ancora leggendo questo articolo, o è perché le battute sulla religione non vi fanno inorridire, oppure semplicemente forse fate parte di quella fetta di persone che sa scherzare sulle cose e può parlare tranquillamente di tutto.
Congratulazioni qualunque sia il motivo, perché la religione è proprio una delle cose di cui non si può più parlare apertamente e su cui non si può più scherzare.

Ma voi vi siete mai imbattute in una persona veramente politicamente corretta? Una di quelle che non ti parla dei morti per rispetto, non ti parla della violenza per rispetto, non ti parla dell'omosessualità per rispetto, non ti parla del razzismo per rispetto... e fidatevi che potremmo andare avanti in eterno.
Ecco, noi di 4Muses sì, e decisamente non vi auguriamo l'esperienza.
Oltre alla reazione sconcertata e alla sensazione di vuoto cosmico che proverete non solo parlando con una persona così, ma anche e soprattutto quando quella persona si vanterà di essere politicamente corretta, vi verranno in mente tante domande che ovviamente non potrete fare, perché verrebbero viste come una mancanza di rispetto. Sì, pure quelle.
Le principali sono: "Ma esattamente, nella tua vita, di che parli con i tuoi amici?", "In che modo parlare delle violenze, dell'omosessualità, del razzismo, dei morti, delle malattie, della politica o della disabilità è una mancanza di rispetto?", "Teoricamente non è una mancanza di rispetto NON parlarne?", "Quanto sei represso da uno a diecimila?".

Perché se si è una persona normale, viene scontato chiedersi che cosa deve essere successo nella vita di un individuo del genere che l'ha reso così tanto represso nel parlare di qualsiasi cosa, e diciamoci la verità: se si è una persona normale viene più che naturale pensare che in realtà proprio quella persona che sembra essere rispettosissima nei confronti di tutti quanti, in realtà è la più omofoba, razzista e discriminatoria.

Tutto questo non succede per nessun motivo strano in realtà.
Le parole di per sé non sono né positive né negative, ed esattamente come succede con qualsiasi cosa su questa terra, è l'essere umano a decidere che valenza dare anche alle parole.
Abbiamo fatto l'esempio della persona politicamente corretta per eccellenza non per prenderla in giro o per denigrarla, ma per ragionarci su.
Non si parla di queste cose per "rispetto" o semplicemente forse in moltissime di queste persone c'è la paura di dire qualcosa che può suonare sbagliato o discriminatorio in qualsiasi modo, forse anche perché un po' discriminatori lo sono anche loro?
La parola "razza" in Italia è considerata prettamente discriminatoria e superata, eppure se ci spostiamo un poco, per esempio in paesi come l'America o l'Inghilterra, la prima cosa che ti viene chiesta è proprio di che razza sei, semplicemente perché per quella che è la loro cultura dividere le persone in "nere", "marroni", "bianche", "asiatiche" e "latinoamericane" è perfettamente normale e non viene visto come discriminatorio.
Anche se, scientificamente e antropologicamente parlando la distinzione per razze è più che sbagliata e decisamente discriminatoria.

Abbiamo scoperto che anche parole che noi consideriamo normalissime come "disoccupato", "disabile", "portatore di handicap", "rom" e "grasso" vengono viste come offensive e discriminatorie, e onestamente, ci chiediamo se la cosa non ci stia sfuggendo di mano.

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