“Finché sta in piedi il
Colosseo, sta in piedi Roma. Quando cade il Colosseo, cade anche Roma. Quando
cade Roma, cade il mondo.”
Questa profezia, redatta
nel VII secolo d.C. da Beda il Venerabile –un monaco cristiano e storico
anglosassone- è una delle tante che hanno come tema la fine del mondo.
È giunta fino a noi,
ripetuta e temuta dai romani ogni volta che passeggiano attorno al Colosseo.
Ma
è veramente riferita alla caduta di una delle sette meraviglie del mondo? In
realtà Beda fa riferimento al Colosso di Nerone, un monumento della Roma antica
raffigurante Nerone e del quale ormai non abbiamo più traccia. Il che è di buon
auspicio, visto che Roma rimane ancora in piedi e richiama ogni anno milioni di
turisti provenienti da ogni angolo del mondo (secondo l’Istat Roma nel 2019 ha
attirato ventinove milioni di turisti stranieri).
Questa non è l’unica previsione
sulla fine del mondo che parte da Roma, il che mi fa sempre sorridere. Ancora
adesso la Capitale italiana viene considerata il pilastro fondamentale per l’intera
umanità: se cade Roma, cade tutto il resto.
Secondo un’altra
profezia, infatti, quando la statua equestre di Marco Aurelio tornerà a essere
dorata, la civetta –il ciuffo di peli tra le orecchie del cavallo- tornerà a
cantare. Quello sarà il segnale della fine di Roma e quindi del mondo
conosciuto.
Fortunatamente la
Statua che vediamo a Piazza del Campidoglio è solo una copia; l’originale è situata
all’interno del Palazzo dei Conservatori, proprio per preservarla dalla
corrosione del tempo che già nel 1979 la stava trasformando in oro.
Ufficialmente, quindi, si tratta di protezione della scultura, ma chissà che in
realtà non si celi un velo di leggera scaramanzia.
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