Avete presente quella strana sensazione di chiudere un libro e non capire se vi è piaciuto o meno il finale? Che è risultato talmente imprevedibile e talmente “strano” da rimanere con la confusione più totale in testa mentre ancora lo tieni stretto tra le mani? È quello che è successo a chi sta scrivendo l’articolo dopo aver letto “Appartamento 401” di Yoshida Shuichi. Si tratta di un romanzo noir, anche se fino alle ultime pagine, tutto sembra tranne che qualcosa che si avvicina a un thriller. Uscito per
la prima volta nel 2002, quando all’autore valse il premio “Yamamoto hu¯goro¯”,
in Italia è arrivato solo nel 2019 e inserito nella collana dell’Universale
Economica Feltrinelli. Ma vediamo di parlare della storia, cercando di non fare spoiler.
La storia è ambientata a Tokyo, nel quartiere di Setagaya. Nell’appartamento 401 vivono illegalmente quattro ragazzi: Sugimoto Ryosuke (i 21 anni, iscritto alla facoltà di Economia dell’Università H.), Okouchi Kotomi (di 23 anni, chiamata affettuosamente da tutti Koto-chan), Soma Mirai (pittrice di 24 anni) e Ihara Naoki (28 anni, che lavora in una casa di distribuzione cinematografica). Questi quattro, insieme, hanno formato una sola grande famiglia, dovendo affrontare dei problemi comuni del quotidiano. A mettere una nota di mistero nella narrazione, c’è l’appartamento di fronte, il 402, dove sembrano nascondersi segreti loschi o strani giri di prostituzione. Mentre cercano di svelare lo strano mistero, improvvisamente i quattro ragazzi si trovano sul divano un ragazzo bizzarro, Satoru, che dormicchia. Di chi è amico? Nessuno sembra conoscerlo o ricordarsi di lui, nessuno sembra averlo invitato. Nel frattempo, nel quartiere si susseguono strane aggressioni nei confronti delle donne. Che il nuovo arrivato c’entri qualcosa?