Ormai anni fa lessi un articolo che parlava dell’importanza di mangiare lentamente e citava una pratica spirituale dell’Oriente in cui monaci, ma anche laici che volevano approcciarvisi, dovevano mangiare una piccola ciotola di riso in un’ora, in completo silenzio.
Rimasi parecchio perplessa, solitamente mangio un pasto – un solo primo o un solo secondo – in quindici, venti minuti e già questo è lento per molti miei conoscenti, ma una ciotola di riso in un’ora mi sembrava solo una grandissima perdita di tempo.
Da quando ho cominciato a lavorare nell’ambito dell’intrattenimento e della comunicazione, però, mi sono resa conto come la pausa pranzo sia per me fondamentale da dover passare in silenzio, tanto che disattivo il cellulare proprio dalle 13 alle 14. Ora, vi confermo che non ci metto un’ora per consumare il pasto, ma quell’ora è diventata parte di un mio personale rituale con il cibo.
Non mangio solo per saziare lo stomaco, né per evitare di svenire, se posso ogni pasto per me è diventato un momento di pura contemplazione. Certo, non sono una completa asociale, a volte condivido il tempo con i colleghi, ma anche solo vedere lo schermo del cellulare nero mi rilassa un bel po’ e mi aiuta a riscoprire la bellezza, ma soprattutto la presenza della realtà.
Da quando ho cominciato a lavorare nell’ambito dell’intrattenimento e della comunicazione, però, mi sono resa conto come la pausa pranzo sia per me fondamentale da dover passare in silenzio, tanto che disattivo il cellulare proprio dalle 13 alle 14. Ora, vi confermo che non ci metto un’ora per consumare il pasto, ma quell’ora è diventata parte di un mio personale rituale con il cibo.
Non mangio solo per saziare lo stomaco, né per evitare di svenire, se posso ogni pasto per me è diventato un momento di pura contemplazione. Certo, non sono una completa asociale, a volte condivido il tempo con i colleghi, ma anche solo vedere lo schermo del cellulare nero mi rilassa un bel po’ e mi aiuta a riscoprire la bellezza, ma soprattutto la presenza della realtà.




