Non ho letto l’omonimo romanzo di Elin Hilderbrand da cui è tratta la miniserie Netflix di produzione statunitense “The Perfect Couple” (2024), ma la visione delle sei puntate mi hanno lasciata con un grande “mah” in testa.
Comprendo che aumentando la quantità dei prodotti disponibili inevitabilmente si abbassa la qualità, ma arrivata al finale non mi sento neanche di definire quanto visto un “giallo”.
Ispirato, in malo modo, probabilmente dai gialli di Agatha Christie, abbiamo la più classica delle trame: un cadavere viene rinvenuto nei pressi di una villa, tutti hanno legami con la vittima, tutti hanno un movente, tutti si accusano e, come da prassi, ci si chiede se sia stato il maggiord…pardon, la cameriera.
Insomma, è qualcosa di così visto e rivisto che una minestra riscaldata al confronto è una cena stellata.
Amelia Sacks (Eve Hewson) e Benji Winbury (Billy Howie) sono prossimi al matrimonio. Lei proviene da una famiglia normale e modesta, con il padre Bruce (Michael McGrady) e la madre Karen (Dendrie Taylor) malata terminale di cancro.
Lui è il secondogenito di una delle famiglie più altolocate degli Stati Uniti. La madre, Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman) è una scrittrice di bestseller, il padre Tag (Liev Schreiber) l’erede dell’impero Winbury.
Oltre a Benji vi sono altri due figli: Thomas (Jack Reynor) e Will (Samuel Nivola). Ancora, Thomas è sposato con la viziata Abby (Dakota Fanning) la quale aspetta il loro primo bambino.
Arriva il giorno della festa nuziale, i Winbury e i Sacks si riuniscono nella casa sull’oceano dei primie a loro si aggiungono: l’amica di famiglia Isabel Nallet (Isabelle Adjani), il testimone dello sposo Shooter Dival (Ishann Khatter) e la damigella della sposa Merritt Monaco (Meghann Fahy). Più un esercito infinito tra camerieri, wedding planer, e staff della villa.
Sarà proprio la migliore amica della sposa a venire ritrovata morta in riva a poche ore dal matrimonio.
Per i detective Dan Carter (Michael Beach) e Nikki Henry (Donna Lynne Champlin) la situazione è abbastanza complessa perché durante gli interrogatori hanno sempre davanti agli occhi persone così ricche da potersi permettere di essere arroganti e in più così assetati di vendetta da puntarsi il dito l’uno contro l’altro come se il tutto fosse solo un gioco o una di quelle situazione fastidiose che si vogliono chiudere il prima possibile.
Comprendo che aumentando la quantità dei prodotti disponibili inevitabilmente si abbassa la qualità, ma arrivata al finale non mi sento neanche di definire quanto visto un “giallo”.
Ispirato, in malo modo, probabilmente dai gialli di Agatha Christie, abbiamo la più classica delle trame: un cadavere viene rinvenuto nei pressi di una villa, tutti hanno legami con la vittima, tutti hanno un movente, tutti si accusano e, come da prassi, ci si chiede se sia stato il maggiord…pardon, la cameriera.
Insomma, è qualcosa di così visto e rivisto che una minestra riscaldata al confronto è una cena stellata.
Amelia Sacks (Eve Hewson) e Benji Winbury (Billy Howie) sono prossimi al matrimonio. Lei proviene da una famiglia normale e modesta, con il padre Bruce (Michael McGrady) e la madre Karen (Dendrie Taylor) malata terminale di cancro.
Lui è il secondogenito di una delle famiglie più altolocate degli Stati Uniti. La madre, Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman) è una scrittrice di bestseller, il padre Tag (Liev Schreiber) l’erede dell’impero Winbury.
Oltre a Benji vi sono altri due figli: Thomas (Jack Reynor) e Will (Samuel Nivola). Ancora, Thomas è sposato con la viziata Abby (Dakota Fanning) la quale aspetta il loro primo bambino.
Arriva il giorno della festa nuziale, i Winbury e i Sacks si riuniscono nella casa sull’oceano dei primie a loro si aggiungono: l’amica di famiglia Isabel Nallet (Isabelle Adjani), il testimone dello sposo Shooter Dival (Ishann Khatter) e la damigella della sposa Merritt Monaco (Meghann Fahy). Più un esercito infinito tra camerieri, wedding planer, e staff della villa.
Sarà proprio la migliore amica della sposa a venire ritrovata morta in riva a poche ore dal matrimonio.
Per i detective Dan Carter (Michael Beach) e Nikki Henry (Donna Lynne Champlin) la situazione è abbastanza complessa perché durante gli interrogatori hanno sempre davanti agli occhi persone così ricche da potersi permettere di essere arroganti e in più così assetati di vendetta da puntarsi il dito l’uno contro l’altro come se il tutto fosse solo un gioco o una di quelle situazione fastidiose che si vogliono chiudere il prima possibile.
Tutti loro hanno un motivo valido – se così possiamo definirlo – per mettere fine alla giovane vita, ma chi sarà davvero l’assassino?
Iniziamo col dire che se si è appassionati di gialli, la risposta è lampante fin dalla prima puntata, ed è per questo che le restanti cinque – tutte di circa un’ora – sono sembrate un’agonia. Nessun colpo di scena, nessun cambio di rotta inaspettato, niente di niente. Si procede a calma piatta mentre la polizia arranca cercando di fare del proprio meglio, perché dopotutto servono le prove per arrestare qualcuno.
Queste arrivano a quindici minuti dal gran finale. Letteralmente. Scordatevi il piacere della scoperta, il ricercare insieme a loro, l’incastrare i pezzi del puzzle… noi guardiamo semplicemente i segreti – ma neanche così tanto segreti, visto che sono presenti tutti i più classici dei cliché sulle famiglie ricche e potenti – della famiglia Winbury venire a galla, mentre i Sacks stanno a guardare.
L’unica un po’ più attiva è Amelia, ma è il solito personaggio odioso che vuole risolvere le cose da sola pur non sapendo nulla di come risolvere i casi. È così innamorata di Benji, poi, che alla morte della migliore amica inizia subito a dubitare di lui. Viene da chiedersi perché abbia voluto sposarlo, forse è questo il vero giallo dell’intera serie.
Una serie noiosa, petulante, con dinamiche presenti in ogni soap anni Novanta.
C’è da riconoscere che gli attori sanno recitare, almeno. Questo è un dettaglio da non sottovalutare, soprattutto nel panorama streaming.
Iniziamo col dire che se si è appassionati di gialli, la risposta è lampante fin dalla prima puntata, ed è per questo che le restanti cinque – tutte di circa un’ora – sono sembrate un’agonia. Nessun colpo di scena, nessun cambio di rotta inaspettato, niente di niente. Si procede a calma piatta mentre la polizia arranca cercando di fare del proprio meglio, perché dopotutto servono le prove per arrestare qualcuno.
Queste arrivano a quindici minuti dal gran finale. Letteralmente. Scordatevi il piacere della scoperta, il ricercare insieme a loro, l’incastrare i pezzi del puzzle… noi guardiamo semplicemente i segreti – ma neanche così tanto segreti, visto che sono presenti tutti i più classici dei cliché sulle famiglie ricche e potenti – della famiglia Winbury venire a galla, mentre i Sacks stanno a guardare.
L’unica un po’ più attiva è Amelia, ma è il solito personaggio odioso che vuole risolvere le cose da sola pur non sapendo nulla di come risolvere i casi. È così innamorata di Benji, poi, che alla morte della migliore amica inizia subito a dubitare di lui. Viene da chiedersi perché abbia voluto sposarlo, forse è questo il vero giallo dell’intera serie.
Una serie noiosa, petulante, con dinamiche presenti in ogni soap anni Novanta.
C’è da riconoscere che gli attori sanno recitare, almeno. Questo è un dettaglio da non sottovalutare, soprattutto nel panorama streaming.
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