Prima delle scienze umane vi era la mitologia: racconti nati per spiegare la natura umana in tutte le sue forme e per dare responsi sull’importanza di determinati comportamenti e a cosa avrebbero dovuto portare.
Oggi vediamo un mito conosciuto, anche se forse non sotto l’aspetto che meriterebbe: quello di Amaltea e Zeus, tipo relazione ripresa in molti altri miti e leggende.
Attenzione: sull’infanzia di Zeus ci sono tantissime versioni, che in comune hanno il fatto che fu cresciuto e allevato da altri (da Gea o da diverse ninfe). Oggi parliamo di quella che vede la ninfa Adrastia come guardiana dell’infanzia del dio e la capra Amaltea come sua nutrice.
Partiamo dall’inizio: al momento della sua nascita, Zeus viene nascosto dalla madre Rea in una caverna del monte Ida, a Creta, per proteggerlo dall’ira del padre Crono che, timoroso di essere spodestato da uno dei suoi figli, si era avventato su di loro per divorarli.
Così Zeus viene affidato a una ninfa di nome Adrastia che lo nutre con del latte di una capra, Amaltea.
Con il passare del tempo alla capra designata si ruppe il corno, e la ninfa, vedendo Zeus crescere, lo utilizzò come recipiente pieno di frutta, miele e cibo (divenuto poi il simbolo della cornucopia) per continuare a sfamare il bambino.
Con lo sviluppo dei suoi poteri Zeus decide di fare un dono alla capra: le sue corna potranno dare abbandonanza a chiunque lo richieda.
Cresciuto abbastanza da prendere parte alla guerra contro i Titani, Zeus decide di ricavare dalla pelle di quella capra ormai morta l’Aegis: lo scudo che il dio utilizzerà per tutte le sue battaglie, divenendo uno strumento di vera forza.
Qui vediamo molti simbolismi legati alla vita quotidiana: innanzitutto l’importanza del prendersi cura di qualcuno, anche se non è il proprio figlio biologico, ma anzi, una persona che ci viene affidata. Sono tante le sfumature a cui possiamo riferirci: adozioni, rapporto insegnante/alunno, guida; ma anche amicizia o relazioni, insomma l’amore in ogni sua forma. Poi la gratitudine nei confronti di chi ha aiutati a crescere (nel corpo, nello spirito, ma anche in un percorso psicologico o di crescita personale…).
La protezione infantile, l’amore con cui si cresce un bambino sono sicuramente delle solide basi per il successo che questi avranno nella loro vita, e lo rivediamo anche in altri miti, tutti riguardanti i figli di Zeus: Ercole, che viene protetto dalla madre Alcmene per difenderlo dall’ira di Giunone; Perseo, protetto dalla madre Danae e dalla dea Atena; Dionisio, protetto questa volta da Zeus dopo che la mortale Semele muore prima di poter partorire il piccolo. Sarà proprio il padre dio a portarlo dentro il suo grembo fino all’ora della nascita.
E ovviamente non possiamo dimenticare la leggenda nostrana, quella di Romolo e Remo: gemelli figli di Marte e della sacerdotessa Silvia che, abbandonati in riva al Tevere, verranno cresciuti da una lupa. Per loro si apre il destino dei fondatori di Roma.
I nostri antenati lo sapevano bene: non importa di chi porti il DNA, il destino grandioso è alla tua portata se hai avuto chi ha saputo crescerti nei migliori dei modi.
Oggi vediamo un mito conosciuto, anche se forse non sotto l’aspetto che meriterebbe: quello di Amaltea e Zeus, tipo relazione ripresa in molti altri miti e leggende.
Attenzione: sull’infanzia di Zeus ci sono tantissime versioni, che in comune hanno il fatto che fu cresciuto e allevato da altri (da Gea o da diverse ninfe). Oggi parliamo di quella che vede la ninfa Adrastia come guardiana dell’infanzia del dio e la capra Amaltea come sua nutrice.
Partiamo dall’inizio: al momento della sua nascita, Zeus viene nascosto dalla madre Rea in una caverna del monte Ida, a Creta, per proteggerlo dall’ira del padre Crono che, timoroso di essere spodestato da uno dei suoi figli, si era avventato su di loro per divorarli.
Così Zeus viene affidato a una ninfa di nome Adrastia che lo nutre con del latte di una capra, Amaltea.
Con il passare del tempo alla capra designata si ruppe il corno, e la ninfa, vedendo Zeus crescere, lo utilizzò come recipiente pieno di frutta, miele e cibo (divenuto poi il simbolo della cornucopia) per continuare a sfamare il bambino.
Con lo sviluppo dei suoi poteri Zeus decide di fare un dono alla capra: le sue corna potranno dare abbandonanza a chiunque lo richieda.
Cresciuto abbastanza da prendere parte alla guerra contro i Titani, Zeus decide di ricavare dalla pelle di quella capra ormai morta l’Aegis: lo scudo che il dio utilizzerà per tutte le sue battaglie, divenendo uno strumento di vera forza.
Qui vediamo molti simbolismi legati alla vita quotidiana: innanzitutto l’importanza del prendersi cura di qualcuno, anche se non è il proprio figlio biologico, ma anzi, una persona che ci viene affidata. Sono tante le sfumature a cui possiamo riferirci: adozioni, rapporto insegnante/alunno, guida; ma anche amicizia o relazioni, insomma l’amore in ogni sua forma. Poi la gratitudine nei confronti di chi ha aiutati a crescere (nel corpo, nello spirito, ma anche in un percorso psicologico o di crescita personale…).
La protezione infantile, l’amore con cui si cresce un bambino sono sicuramente delle solide basi per il successo che questi avranno nella loro vita, e lo rivediamo anche in altri miti, tutti riguardanti i figli di Zeus: Ercole, che viene protetto dalla madre Alcmene per difenderlo dall’ira di Giunone; Perseo, protetto dalla madre Danae e dalla dea Atena; Dionisio, protetto questa volta da Zeus dopo che la mortale Semele muore prima di poter partorire il piccolo. Sarà proprio il padre dio a portarlo dentro il suo grembo fino all’ora della nascita.
E ovviamente non possiamo dimenticare la leggenda nostrana, quella di Romolo e Remo: gemelli figli di Marte e della sacerdotessa Silvia che, abbandonati in riva al Tevere, verranno cresciuti da una lupa. Per loro si apre il destino dei fondatori di Roma.
I nostri antenati lo sapevano bene: non importa di chi porti il DNA, il destino grandioso è alla tua portata se hai avuto chi ha saputo crescerti nei migliori dei modi.
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