“L’ultima ora tra i mondi”, di Melissa Caruso, è un fantasy che attira anche i non amanti del genere. È uscito il 19 novembre 2024 per la Fazi Editore, nella collana Lainya.
Viaggiamo tra diverse realtà nello spazio-tempo per arrivare alla consapevolezza che solo l’amore può tutto.
Io non sono una grandissima appassionata del fantasy, spesso non riesco a digerirlo, ma devo dire che questo libro non mi ha dato del filo da torcere, forse grazie al grande mistero da risolvere, ai protagonisti che vivono il loro riscatto non nascondendo i dubbi che provano, essendo presi dalla lotta contro l’incredibile.
Ci troviamo nella realtà di Alfa, un mondo dispotico dal sapore vittoriano dove tutto sembra solido e dove le persone sono divise tra le varie gilde.
Kembral Thorne appartiene ai Segugi ma è in congedo dal lavoro perché deve prendersi cura della sua bambina, appena nata. Dopo quasi due mesi passati tra pappe e pannolini, decide di prendersi una serata libera e partecipare al ballo più famoso della città di Acantis, tenuto in occasione della vigilia del nuovo anno e con la presenza di tutte le persone che davvero contano.
Alla festa è presente anche Rika, una spia appartenente alla gilda dei Gatti, con un rapporto che si è totalmente incrinato con Kembral. Le due sono passate da amiche e nemiche, senza la volontà di perdonarsi il passato.
Come sempre, però, arriva il ma: improvvisamente gli invitati iniziano a morire e a seguito di queste morti, un antico orologio a pendolo comincia con i suoi rintocchi che faranno sprofondare la realtà Alfa in altre realtà, sempre più sconosciute e pericolose.
Solo Kem sembra ricordarsi di quelle precedenti, così – nonostante un corpo che ancora non si è ripreso del tutto dal parto e una stanchezza cronica dovuta alle poche ore di sonno – decide di indagare da sola sulla questione, finché non sarà costretta a fidarsi nuovamente di Rika.
Leggendo ho spesso pensato a quanto sia stato divertente il lavoro di traduzione effettuato da Veronica La Peccerella, in quanto nomi, luoghi e diverse realtà hanno suscitato in me qualcosa di davvero esilarante.
Lo so, forse non dovrei basarmi su questo stato d’animo, ma devo dire che l’ho vissuto, insieme a un senso di angoscia e inquietudine legati a tutte le altre realtà incontrate.
Mostri che cambiano forma e aspetto, segreti reconditi rivelati nel peggiore dei modi, personaggi combattivi che ben conoscono i propri limiti e lottano contro se stessi per superarli, morale che cambia a seconda di quanto abbiamo davanti… insomma, c’è davvero tutto il necessario per appassionarsi alla storia.
Viaggiamo tra diverse realtà nello spazio-tempo per arrivare alla consapevolezza che solo l’amore può tutto.
Io non sono una grandissima appassionata del fantasy, spesso non riesco a digerirlo, ma devo dire che questo libro non mi ha dato del filo da torcere, forse grazie al grande mistero da risolvere, ai protagonisti che vivono il loro riscatto non nascondendo i dubbi che provano, essendo presi dalla lotta contro l’incredibile.
Ci troviamo nella realtà di Alfa, un mondo dispotico dal sapore vittoriano dove tutto sembra solido e dove le persone sono divise tra le varie gilde.
Kembral Thorne appartiene ai Segugi ma è in congedo dal lavoro perché deve prendersi cura della sua bambina, appena nata. Dopo quasi due mesi passati tra pappe e pannolini, decide di prendersi una serata libera e partecipare al ballo più famoso della città di Acantis, tenuto in occasione della vigilia del nuovo anno e con la presenza di tutte le persone che davvero contano.
Alla festa è presente anche Rika, una spia appartenente alla gilda dei Gatti, con un rapporto che si è totalmente incrinato con Kembral. Le due sono passate da amiche e nemiche, senza la volontà di perdonarsi il passato.
Come sempre, però, arriva il ma: improvvisamente gli invitati iniziano a morire e a seguito di queste morti, un antico orologio a pendolo comincia con i suoi rintocchi che faranno sprofondare la realtà Alfa in altre realtà, sempre più sconosciute e pericolose.
Solo Kem sembra ricordarsi di quelle precedenti, così – nonostante un corpo che ancora non si è ripreso del tutto dal parto e una stanchezza cronica dovuta alle poche ore di sonno – decide di indagare da sola sulla questione, finché non sarà costretta a fidarsi nuovamente di Rika.
«L’orologio riecheggiava ancora nelle mie orecchie, il suo suono metallico che mi rimbombava nelle ossa. Il suo ultimo rintocco mi fece rabbrividire, avvertendomi che il tempo stava passando, che le nostre possibilità diminuivano, e il Vuoto si stava precipitando verso di noi.»
Leggendo ho spesso pensato a quanto sia stato divertente il lavoro di traduzione effettuato da Veronica La Peccerella, in quanto nomi, luoghi e diverse realtà hanno suscitato in me qualcosa di davvero esilarante.
Lo so, forse non dovrei basarmi su questo stato d’animo, ma devo dire che l’ho vissuto, insieme a un senso di angoscia e inquietudine legati a tutte le altre realtà incontrate.
Mostri che cambiano forma e aspetto, segreti reconditi rivelati nel peggiore dei modi, personaggi combattivi che ben conoscono i propri limiti e lottano contro se stessi per superarli, morale che cambia a seconda di quanto abbiamo davanti… insomma, c’è davvero tutto il necessario per appassionarsi alla storia.
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