“Mannaggia a me e a quando mi viene voglia di vedere una qualsiasi cosa inglese”. Così – più o meno – ho detto in audio a Federica, subito dopo aver concluso la mini serie Netflix “One day” (2024) tratta dall’omonimo romanzo del 2009 di David Nicholls.
Dexter (Leo Woodall) ed Emma (Ambika Mod) si conoscono alle prime ore del 15 luglio 1988, alla festa per la laurea all’Università di Edimburgo.
Lui, affascinante e di buona famiglia, lei di origini più modeste e con una spiccata intelligenza, si piacciono fin da subito e decidono di passare la notte a casa di lei, che condivide assieme alla migliore amica Tilly (Amber Grappy).
Contrariamente a quanto si possa pensare, però, i due non fanno sesso, parlano tutta la notte, fino alle quattro del mattino condividendo sogni e speranze: Dexter vorrebbe diventare ricco e famoso, Emma cambiare il mondo attraverso l’arte.
Passano insieme anche la giornata, andando a scalare l’Arthur’s Seat e da lì capiscono che non possono dividersi, sebbene decidano di rimanere solo amici, anche se segretamente innamorati.
La miniserie, così come il libro, si concentra solo sul 15 luglio dei successivi vent’anni, facendoci vedere l’evolvere delle loro vite, persone e relazione.
Dexter ed Emma muovono i loro primi passi verso i loro obiettivi: lui diventa un presentatore di successo, lei recita e scrive commedie che però non sembrano decollare e per mantenersi lavora come cameriera in un ristorante Tex-Mex. Dexter passa da una relazione all’altra, Emma inizia la sua prima relazione seria con Ian (Johnny Weldon), aspirante comico e suo collega al ristorante.
Non proseguo con la trama perché altrimenti ci sarebbero troppi spoiler da fare.
Avete mai pensato a quanto sarebbe bello, almeno ogni tanto, mettersi comodi sul divano a guardare un film, o qualche puntata della vostra vita? Beh, io sì, lo penso spesso.
Non dico che ho un qualche problema mentale, o forse sì, semplicemente cerco di vivere ogni giorno cercando di renderlo memorabile, con un particolare aneddoto da raccontare. Non importa se io abbia la febbre, stia totalmente giù o passi tutto il tempo sul letto, a giocare a The Sims: a sera ricerco quel dettaglio che mi fa dire: “Sì, è valsa la pena di vivere questo giorno, anche per questa cosa”.
Ecco, storie del genere mi fanno capire che è questa la cosa giusta da fare. Il tempo può essere il nostro più grande amico, o nemico. Possiamo sprecarlo, assaporarlo, vivere di rimpianti, rimorsi o con la tremenda domanda: “Cosa sarebbe successo se…?”
Dexter ed Emma, poi, sono stati due personaggi che, come per magia, hanno confermato l’ultimo mio pensiero di questi giorni: “Se qualcosa mi fa paura, è perché devo farla”. Entrambi hanno passato circa vent’anni senza dirsi “Ti amo”, non dirò se poi è accaduto o no, quello che mi preme dire è: e se lo avessero fatto fin da subito?
Certo, sarebbe stata una mossa da Ted Mosby, ma se avessero ceduto alla passione da subito, se si fossero buttati in una relazione alla leggera, senza dar credito alle paure, all’ansia, cosa sarebbe successo? Avrebbero vissuto felici e contenti per vent’anni e oltre, o sarebbe tutto finito in un mese perché troppo immaturi per una relazione seria? Nessuno può saperlo, probabilmente neanche David Nicholls stesso, ma spero con tutto il cuore che chiunque guardi la miniserie o legga il libro trovi il coraggio esprimere sempre i propri sentimenti.
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